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Il web è il luogo dove potremmo condividere buoni sentimenti e invece troviamo odio

Dic 22, 2022
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Una delle citazioni più belle di Martin Luther King è dedicata al binomio odio/amore: “L’odio paralizza la vita; l’amore la libera. L’odio confonde la vita; l’amore la armonizza. L’odio oscura la vita; l’amore la illumina”. A venir meno è l’amore, la dolcezza, la tenerezza e soprattutto l’attenzione. Valori importanti che vengono schiacciati dall’ostilità e dal disprezzo e nel 2022 è inammissibile, poiché il nostro passato sembra non averci insegnato nulla.

È accaduto un episodio davvero spiacevole che ancora una volta mi conferma che è necessario parlare di odio sul web.

La senatrice a vita, Liliana Segre, ha dovuto presentare 24 denunce contro 24 persone che, in maniera anonima e non, l’hanno minacciata e offesa attraverso la rete e in particolare attraverso i social network. Come scrive il portale Milanotoday, la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta sugli odiatori seriali che hanno insultato la senatrice. L’indagine è stata avviata per minacce e diffamazione aggravata dall’istigazione all’odio razziale, ancora oggi a carico di ignoti. Il pm Nicola Rossato e il procuratore Marcello Viola hanno affidato ai carabinieri della sezione indagine telematiche del nucleo investigativo il compito di verificare chi siano i responsabili di questi messaggi. Tra i leoni da tastiera anche Chef Rubio, Gabriele Rubini, che si è difeso sostenendo di aver invitato la senatrice a “condannare i crimini di Israele” e di non averla minacciata.

In diverse occasioni ho analizzato il fenomeno dello hate speech, termine inglese che indica il discorso d’odio o di incitamento all’odio, che dà vita alla denigrazione più  intensa. Hate speech era una realtà presente già prima dell’avvento di internet, ma adesso è un fenomeno che è cresciuto enormemente. Nascondersi dietro ad un display o ad uno schermo rende tutto più semplice e permette all’individuo di offendere la propria vittima senza freni inibitori. L’odiatore seriale perde il contatto con la realtà e dà libero sfogo alla sua cattiveria. 

La nascita della Commissione Segre

Nel 2019, per fermare l’hate speech, è stata istituita la Commissione Segre, voluta fortemente dalla senatrice a vita Liliana Segre, con lo scopo di trovare nuove soluzioni e analizzare in anticipo le proposte di legge, per ostacolare fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza nelle loro più diverse espressioni che siano di tipo razziale, etnico, religioso o sessuale.

In Italia ci sono alcune leggi che condannano questi atteggiamenti e questo tipo di condotta in rete. Il fenomeno dello hate speech è qualcosa di molto profondo che va oltre il “mood virtuale”. L’atteggiamento aggressivo permane anche al di fuori dello schermo. Persiste continuamente lo status di leoni anche nella quotidianità.

Tutti possiamo avere punti di vista diversi o possiamo non essere d’accordo su alcuni temi, ma nel nostro paese c’è la libertà di parola, di stampa, di espressione e vivere in una Repubblica democratica ci permette di avere quelle libertà che fino a qualche tempo fa erano negate.

Nonostante questo noi interpretiamo la nostra liberta come libertinaggio e viviamo con l’idea che possiamo offendere chi vogliamo, quando e come vogliamo. Non ci sono limiti, non ci sono eccezioni e non ci rendiamo conto che alcune persone, certamente più di altre, rappresentano un pezzo del nostro passato e della nostra Repubblica.

Una donna come Liliana Segre delinea una parte importantissima del nostro paese e se ha ottenuto la possibilità di essere stata nominata, dal Presidente della Repubblica, senatrice a vita significa che questa persona ha avuto dei meriti rispetto a chi si pone in maniera critica e scortese nei suoi confronti.

Liliana Segre: “Per tanto tempo sono stata in silenzio su queste persone che mi insultano, ma adesso denuncio

Mi è piaciuto quello che Liliana Segre ha detto partecipando al Forum Nazionale delle Donne Ebree d’Italia tenutosi a Milano:

La vita mi ha insegnato a essere libera e senza paura nonostante io sia la più vecchia d’Europa obbligata alla scorta per tutti gli insulti e gli improperi e le minacce di morte che mi vengono fatte anche perché sono vaccinata, e non sono una no vax. Non più tardi di ieri mi è arrivata una maledizione così forte firmata, per cui una volta tanto farò causa a questa persona. Per tanto tempo sono stata in silenzio su queste persone che mi insultano, ma adesso denuncio. Poi è anche cattivo augurarmi la morte a 92 anni”.

Nel 2016, in un’intervista a La Stampa, il grande sociologo Zygmunt Bauman rispose alla giornalista, Francesca Paci, che gli chiedeva se stava avvenendo il passaggio dall’età della paura a quella dell’odio: “Paura e odio hanno le stesse origini e si nutrono dello stesso cibo. In molti casi non solo sono nati insieme ma possono solo morire insieme. La paura deve per forza cercare, inventare e costruire gli obiettivi su cui scaricare l’odio mentre l’odio ha bisogno della spaventosità dei suoi obiettivi come ragion d’essere: si rimpallano a vicenda, possono sopravvivere solo così”. Infatti, per Bauman la coincidenza dell’hate speech e le nuove tensioni etniche e razziali non è casuale, ma neppure predeterminata e deriva dalla continua disinformazione su temi come la migrazione.

Insomma, a 92 anni questa donna, superstite dell’Olocausto e testimone attiva della Shoah, deve andare in giro con la scorta  e subire ogni giorno offese e atti di razzismo sui suoi profili social.

Mi chiedo e vi chiedo: perché accade tutto questo? Questa donna non rappresenta un esempio per tutti noi? Non rappresenta una parte della storia dell’umanità? Si lo è, senza dubbio, ma c’è chi continua a offenderla come se nulla fosse mai accaduto nella sua e nella nostra vita. Tutto questo è inaccettabile. Allora, voglio lanciare un messaggio di speranza, attraverso le meravigliose parole di Martin Luther King: “Mi rifiuto di accettare il punto di vista secondo cui l’umanità è così tragicamente legata alla mezzanotte senza stelle del razzismo e della guerra e che la luminosa alba della pace e della fratellanza non potrà mai diventare una realtà… Credo che la verità disarmata e l’amore incondizionato avranno l’ultima parola”.

Francesco Pira
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