Influencer, s. m. e f.: “personaggio di successo, popolare nei social network e in generale molto seguìto dai media, che è in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico” . (fonte: Treccani.it)
Quante volte negli ultimi anni ci è capitato di sentire questa parola?
Secondo gli ultimi dati diffusi da Il Sole 24 ore, in Italia nel 2022 sono circa 350mila le persone che possono essere chiamate e considerate influencer, a partire dai nano influencer, gli utenti seguiti sui social da un minimo di 1.000 ad un massimo di 10.000 account, passando per i content creator professionisti, fino ad arrivare alle celebrities. Un numero cospicuo, attorno al quale ruota la cosiddetta “industria degli influencer”, un settore che nel nostro Paese dà attualmente impiego ad altre circa 150mila persone, per un valore pari a 280 milioni di euro nel 2021.
Figure versatili, che hanno la capacità di offrire contenuti innovativi e di stare al passo con i celeri ritmi dell’odierna evoluzione comunicativa e tecnologica, e tuttavia, ancora controverse e associate ad un ambito prettamente inerente all’intrattenimento; in altre parole, quanto di più lontano possa esserci dalle classiche figure che i genitori scelgono come educatori per i propri figli.
Gli Unfluencer, parola nata dalla crasi tra “Unconventional” e “Influencer”, sono un gruppo di sei ragazzi under ’30 seguiti da oltre 255 mila utenti su Instagram e da quasi 850 mila altri utenti su TikTok. Ad aprile 2022, hanno lanciato il progetto “Unidiversità: per un’in-formazione leggera”, un nuovo modello educativo che si avvale delle piattaforme social maggiormente utilizzate dai giovani, come Instagram, Facebook, TikTok e Twitch, per divulgare, con un linguaggio accessibile ai più e una buona dose di leggerezza e di ironia, materie complesse, solitamente relegate all’ambiente scolastico e accademico.
Linguistica, Storia, Filosofia, Arte, Scienze e Nuove tecnologie: ognuno degli Unfluencer è esperto in una di queste discipline, che trovano spazio per essere trattate non solo nei format monotematici all’interno delle piattaforme social, ma anche in un vero e proprio tour live e in streaming nelle scuole e Università a livello nazionale. Un progetto multi e transmediale che mira al coinvolgimento di un pubblico ampio e ad interessare diverse fasce d’età, con uno specifico, più grande obiettivo: travalicare i confini delle singole materie, oggetto di una divulgazione POP, per stimolare il pubblico ad adottare un comportamento etico e socialmente utile.
Social network e in-formazione: i dati in Italia
Stando ai dati del Digital 2022 Global Overview Report, il report realizzato annualmente da Wearesocial.com, su 50,85 milioni di italiani connessi a Internet, gli utenti attivi sui principali social network sono 43,2 milioni (+5,4% rispetto al 2021), dato che corrisponde al 71,6% dell’intera popolazione italiana.
Se, originariamente, le piattaforme social venivano utilizzate primariamente con lo scopo di restare in contatto con familiari e amici vicini o lontani, attualmente tale motivazione ricopre la seconda posizione (46,8%), sorpassata dal forte desiderio degli italiani di utilizzarle per scoprire e leggere storie nuove (48%). Resta sul podio, al terzo posto, l’utilizzo dei social come fonte di intrattenimento per occupare il tempo libero (46,1%).
Uno scenario che lascia intravedere, dunque, un utilizzo dei social network volto alla scoperta, all’informazione e al supporto della propria formazione. A sostegno di ciò, i dati diffusi da AGI a fine 2021, secondo i quali 4 milioni e mezzo di italiani si informano soltanto per mezzo dei social network, tra i quali spicca Facebook, fonte informativa del 30,1% della fascia di popolazione compresa tra i 14 e gli 80 anni.
Nonostante la confortante prospettiva delle nuove possibilità formative di utilizzo dei social, c’è ancora grande diffidenza nei confronti di questi. Il dilagare di disinformazione, notizie inesatte e fake news, unite ai rischi ai quali l’attuale iperconnettività espone, come la dismorfofobia, il cyberbullismo, il fenomeno dell’hating e la delicata questione della delineazione di una propria identità digitale, fanno sì che ci si chieda se e quanto il mondo virtuale delle piattaforme social possa avere un ruolo effettivo nella formazione dei giovani in età scolastica e universitaria.
Rendere il web un “luogo” costruttivo grazie agli Influencer
È in questo scenario ambivalente che da qualche anno si fa spazio la figura dell’influencer. Le domande che mi sono posta attorno ai più seguiti del web sono numerose: qual è la percezione che l’utente social ha di loro? Come si può sfruttare la visibilità per arricchire in formazione e valori il proprio pubblico? E quali accorgimenti si devono applicare per far diventare il web uno spazio costruttivo? A queste domande mi ha risposto Andrea Nuzzo (@nootso_), meglio conosciuto come l’ideatore di Sii come Bill, progetto nato dalle omonime pagine di meme sui social nel 2015 e trasformatosi, dopo aver raggiunto milioni di persone, in un movimento culturale, con il Sii come Bill Magazine e il romanzo Bill esce dal web.
Dal 2020 Andrea ha scelto di utilizzare anche i suoi profili personali, per condividere riflessioni sull’attualità e divulgare, su Instagram e TikTok, curiosità poco conosciute attraverso il format “TG 7 cose”: “Un TG settimanale di 7 curiosità, che imparo realmente e che poi condivido con il mio pubblico, perché la condivisione è quello che rende utile la propria vita. Al di là dell’imparare, non tengo tutti gli insegnamenti per me, ma cerco, quando possibile, di condividerli con chi mi segue”.
Curiosità, condivisione e coerenza, sono questi i valori presenti in tutte le rubriche di divulgazione ideate e proposte da Andrea, “unite dal fil rouge di un uso consapevole dei social” e che delineano la sua missione sul web: “Che siano curiosità o aneddoti o condivisioni di pareri sull’attualità, secondo me è importante utilizzare i social in modo costruttivo e consapevole“.
Un utilizzo serio e attento della propria vetrina social, che ribalta la diffusa percezione dell’Influencer come personaggio che guadagna senza impegnarsi sul fronte sociale: Ci sono degli influencer che a tutti gli effetti possono essere definiti tali, che hanno una certa credibilità perché si impegnano da un punto di vista sociale. Quello che distingue l’influencer credibile da quello non credibile non è tanto la divulgazione, ma il fatto di esporsi, di dire la propria, esporre la propria idea, appunto, e soprattutto di condividere con il proprio pubblico dei contenuti socialmente utili, di essere un attivista, quindi, non in ambito politico, ma nel senso di far sentire la propria presenza.
Non solo serietà, ma anche ironia, leggerezza e velocità. Come spiega Andrea, per avvicinare un ampio pubblico a contenuti di stampo formativo, non basta il contenuto fine a sé stesso, ma è necessario renderlo interessante. Mentre gli utenti in età adolescenziale sono più attratti da aneddoti e messaggi istantanei e simpatici, ma non per questo meno significativi, gli utenti più vicini all’età adulta ricercano anche la riflessione più lenta, senza però rinunciare alla nota di intrattenimento che da sempre caratterizza i social network.
Come in tutte le cose il giusto sta nel mezzo. Bisogna saper intrattenere, ma anche portare delle riflessioni, senza esagerare né da un lato né dall’altro, sostiene Andrea.
Unidiversità: il modello di divulgazione POP degli Unfluencer
In una società in rapida evoluzione, definita da Zygmunt Bauman liquida, nella quale a ritmo serrato mutano le competenze richieste, i lavori, i nuclei familiari e le forme di partecipazione sociale di chi la vive, i giovani sono la categoria che risente maggiormente delle lacune dovute alla mancanza di interesse da parte delle istituzioni nei confronti delle loro esigenze di formazione.
In questo scenario si colloca il movimento degli Unfluencer, nato dall’intuizione di Andrea e del suo socio Michele Casula e poi ampliato con il coinvolgimento di altri cinque Influencer: Marco Andrea Teti, Valentina Pano, Giacomo Panozzo, Veronica Repetti e, ultima arrivata, Giusy Vena. Caratteristica in comune dei sei giovani under 30 è un utilizzo consapevole dei social, utilizzati come mezzo di divulgazione culturale e veicolo di riflessioni.
Unidiversità è il progetto che li unisce e che si pone come ponte tra due generazioni, quella degli adolescenti e quella dei genitori, sempre più presenti sui maggiori social e interessati a scoprire profili di creators che potrebbero rivelarsi utili nell’arricchimento della formazione dei propri figli.
È necessario fornire sempre dei dati affidabili, tratti da fonti verificabili, e riuscire a trasmettere informazioni che possano essere fruibili da tutti ma comunque veritiere. L’etica degli Unfluencer è sicuramente quella di promuovere degli stili di vita sostenibili, da un punto di vista sia sociale che ambientale, e di trattare per lo più problematiche che siano inclusive, che si interessino all’ambiente e che non si nascondano dietro un dito rispetto ai problemi che realmente emergono nella socialità e nella vita di tutti i giorni.
Con queste parole Veronica Repetti, conosciuta sui social come @linguisticattiva, Unfluncer esperta di Linguistica, enuncia le basi su cui poggia la missione dei sei divulgatori, aggiungendo: Essere “Unfluencer” si differenzia dall’essere “Influencer” in quanto veicoliamo un messaggio sociale importante. Cerchiamo sempre di riuscire a fare una comunicazione che valga davvero qualcosa. Ci interessiamo di tutto quello che può concernere l’individuo e che può essere stimolante e utile per i giovani. Lo facciamo per rendere la società migliore.
Nonostante nel progetto, ancora in fase di sperimentazione, non manchino alcuni limiti, riscontrati principalmente nella distanza geografica che intercorre tra i sei Influencer e nel dover conciliare i loro interessi individuali con gli interessi collettivi della causa, il format, nelle modalità del tour live e in streaming su Twitch, ha già suscitato l’interesse di numerose e importanti realtà italiane, comprese alcune editoriali, che stanno avanzando le prime proposte di collaborazione.
Quanto alle potenzialità del progetto nell’imminente futuro, gli Unfluencer puntano al raggiungimento di un ulteriore, ambizioso obiettivo: Ci piacerebbe collaborare con realtà nell’ambito accademico, incontrare i giovani nelle scuole e far capire che Internet, se utilizzato nel modo corretto, può essere veramente un’opportunità non indifferente, anche in ambiti apparentemente distanti tra loro, come la linguistica o la storia dell’arte, perché ti dà la possibilità di inventarti un lavoro e di crearti la tua community>>, spiega Andrea, <<vorremmo, dunque, essere considerati degli esempi e dei casi studio di un utilizzo consapevole di Internet, così da stimolare anche altre persone a fare lo stesso.
Nel frattempo, l’attenzione del gruppo è rivolta verso la costruzione di uno scenario in cui i social network e gli Influencer possano attivamente contribuire alla formazione delle nuove generazioni, tramite la diffusione di princìpi morali, quali il valore dell’unicità e della diversità della singola persona e l’importanza della curiosità e del porsi domande:
Anche i social hanno valore per cambiare quello che possiamo essere come persone, sostengono gli Influencer 2.0.

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