Il lato oscuro della tecnologia dell’informazione, in particolare dei social network, è diventata una questione preminente negli ultimi tempi. Gli effetti negativi dell’impiego degli IT sugli individui comportano ansia, depressione, cyberstalking, delinquenza, gelosia, molestie, alle quali si aggiungono sovraccarico di informazioni, mancanza di sicurezza online, fino ad arrivare ad una lista di ben 46 effetti dannosi legati all’uso di applicazioni come Facebook, Twitter e Instagram.
La recente ricerca australiana della University of Technology Sydney, pubblicata sul Journal of Global Information Management, ha evidenziato tale fenomeno attraverso l’analisi di 50 articoli di ricerca risalenti al periodo che va dal 2003 al 2018, secondo cui i disagi relativi all’utilizzo dei social media vanno da problemi di salute fisica e mentale, a contenuti fastidiosi e cyberbullismo, fino a impatti negativi sul lavoro e sul rendimento scolastico, oltre a problemi di sicurezza e privacy.
Digital Bench, la social web tv con il segno+ ideata da Caterina Schiappa, Trainer, Genio Positivo e docente universitaria, opera per una trasformazione digitale della comunicazione di imprenditori e professionisti, che produca un impatto positivo sul web e nel mondo, divulgando unicità e accelerando positività. I suoi contenuti hanno lo scopo di contrastare anche questi fenomeni, in particolare in questo periodo di Avvento stanno scandendo il tempo di attesa verso il Natale, attraverso il valore positivo della Sosta consapevole e attiva.
Che cosa sono i social network
Sono piattaforme di comunicazione in rete in cui gli utenti possono creare profili e contenuti, stabilire connessioni, sviluppare interazioni audio e video con le loro connessioni e scambiare contenuti generati dagli utenti (Berger et al., 2014; Ellison & Boyd, 2013; Erfani et al., 2016).
Alcuni studiosi sostengono che l’uso dei social network possa avere effetti socio-psicologici sia positivi sia negativi e che questi effetti debbano essere ben compresi da studiosi, professionisti e utenti (Mäntymäki & Islam, 2016). Esplorare gli effetti negativi e comprenderne il lato oscuro è importante, perché sono 4,48 miliardi gli utenti delle piattaforme social (We are social, luglio 2021), oltre 3,6 miliardi di persone (Statista, 2019) sono utenti e il loro benessere può essere minacciato dall’uso che si fa delle piattaforme digitali.
I ricercatori, come si legge ancora nella recente ricerca australiana della University of Technology Sydney, stanno attualmente studiando i fattori che influenzano la dipendenza dai social media e le strategie che le persone usano per regolare il proprio comportamento. Il prossimo passo sarà provare a sviluppare e testare applicazioni, funzionalità di progettazione e altre soluzioni in grado di ridurre gli effetti negativi.
Come contrastare il problema del negativity bias?
Gli effetti negativi dei social si innescano sul fenomeno del negativity bias , un bias innato che ha salvato i nostri antenati ma non noi, inteso come la tendenza umana ad essere più attratti dagli stimoli negativi che positivi. Occorre ripensare, in un certo senso, l’approccio basilare all’uso dei social network, facendo perno sulla loro propensione evolutiva, operando una trasformazione digitale con il segno+
La tecnologia non è né buona né cattiva, dipende da come la si usa, questo aspetto porta a riflettere sulle infinite possibilità offerte dalla rete e dalle nuove tecnologie, evitando quegli errori che possono esporre a rischi.
La Digital Bench diffonde contenuti ad impatto positivo, generati dalla sosta consapevole di imprenditori e professionisti creativi sulla panchina digitale, dove finalmente si può esprimere la loro unicità
In questo contesto si inserisce Digital Bench, la “panchina digitale” diffusa in modalità multistreaming, ideata da Caterina Schiappa, il cui proposito evolutivo è sempre più quello di “aiutare persone, professionisti ed aziende ad espandere il proprio valore unico”, quell’X-Factor che contraddistingue ognuno di noi, quel talento che, in azione, permette di fare cose straordinarie. L’obiettivo? Generare appunto un impatto positivo nel mondo, attraverso una community sempre più estesa e appassionata, che trova il suo posto sulla panchina digitale, costruendo così una social web tv con il segno +, contrastando di fatto il negativity bias.
La Digital Bench, che ha infatti lo scopo di elevare le coscienze individuali per trasformare ed evolvere quelle collettive attraverso contenuti unici e positivi, ha proposto sinora 20 canali tematici, dalla Scienza della Felicità, alla Happy Inclusion, allo Sport fino alla Contabilità Umanistica, condotti da professionisti ed imprenditori ad alto potenziale creativo opportunatamente formati, che in questo modo possono esprimere la propria unicità, producendo contenuti con il segno+. Sono 800 le puntate già registrate, rappresentate da live talk creativi e originali.
Dall’ultima domenica di novembre, Digital Bench sta scandendo, per e con la community che lo segue, il tempo di Avvento, un tempo di attesa del Natale, una Sosta preziosissima per tutti. La Sosta, all’interno di qualsiasi cammino, è elemento fondamentale per godere appieno dell’esperienza ed è essa stessa un passo in avanti quando ci serve per rimettere ordine alle idee, riorganizzarci, rifocillarci, in attesa di quella Luce che può trasformare la nostra vita.

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Caterina, il primo pilastro del tuo progetto è infatti “il Passo della Sosta”. Puoi spiegarci meglio di cosa si tratta?
CS –La Digital Bench fa perno sulla ricerca della propria unicità e sulla comunicazione ad alto impatto sul web, attraverso 3 pilastri+1, il primo dei quali è appunto il metodo del “Passo della Sosta”. Si tratta di un metodo di meditazione creativa multidimensionale per entrare nel cosiddetto stato di flow, teorizzato dallo psicologo di origine ungherese Mihály Csíkszentmihályi , liberando la propria creatività ed esprimendo così il proprio massimo potenziale. Spesso abbiamo paura di esprimere il nostro talento, perché temiamo di essere giudicati e di mostrare i nostri prodotti o servizi perché aspettiamo il momento giusto, ovvero quello in cui crediamo che siano praticamente perfetti, sottovalutando la fase iniziale, regno della nostra imperfezione, nella quale liberiamo in modo potente il nostro valore unico, attirando persone, risorse e opportunità favorevoli che ci mostrano come modificare e ottimizzare ciò che noi offriamo, in modo da soddisfare i desideri più profondi di chi ci segue e accendendo così un faro sulla “meraviglia dell’essere imperfetti”.
Questa ricerca della propria unicità si fonda sull’attivazione dei nuovi paradigmi della Scienza della Felicità, che non considera la Felicità come un’emozione passeggera, ma come uno stato dell’essere e quindi competenza e muscolo che si possono allenare. Ciò avviene in base a quanto teorizzato da Sonia Ljubomirsky, professoressa statunitense di psicologia positiva, secondo cui la Felicità è per il 50% questione di genetica, per il 10% dipende dalle circostanze, per il restante 40% è relativa alla nostra reazione agli eventi, che è la parte che può essere allenata.
Da dove nascono la tua storia personale che ti ha portato ad essere “la Ragazza della Panchina”, e quella della Digital Bench?
La mia personale evoluzione parte da una panchina intorno al lago di Scanno (AQ), dove sono nata, che per me è luogo di riflessione e creazione. Nel febbraio 2019, nei giorni bui a cavallo della scomparsa di mio padre, diventa il luogo di illuminazione in cui attraversare il dolore, trasformarlo per poi donarlo al mondo, in un dialogo profondo con la mia anima. È lì che, immaginando di visualizzare il progetto che avevo in mente da un po’, scattando metaforicamente una foto con il telefonino, mi è arrivata come un lampo Digital Bench, la panchina digitale che divulga unicità e accelera positività.
Su quella panchina metaforica, durante il lockdown dello scorso anno, dalla mia domanda su come poter essere utile all’umanità, ha preso infine forma “Il Passo della Sosta”. È nato così un appuntamento quotidiano mattutino, per rendere vivo e interiormente produttivo quel tempo di sosta forzata e pesante, perché in senso metaforico si può camminare pur restando fermi, riflettendo ogni giorno attraverso un passo, tratto da uno dei libri della mia vasta libreria, su temi quali crescita personale, neuroscienze, creatività, fisica quantistica. Dopo un anno, questa iniziativa si è trasformata in un progetto editoriale, che ha visto la luce ad agosto, per una lettura intesa non come acquisizione di concetti, piuttosto come uno sguardo profondo che parte da sé stessi, quando si è connessi al momento presente, e che è particolarmente indicata in questo tempo di Avvento e di Natale, per dare nuovo valore al concetto della Sosta, come stiamo facendo sulla Digital Bench.
“Il Passo della Sosta” è infine divenuto una nuova tecnica di meditazione creativa multidimensionale, così da me definita perché richiede e facilita l’attivazione di tutti i sensi, compresi quelli meno considerati dalla tradizionale visione scientifica, come l’intuito, attraverso sette passaggi chiave. È una routine potenziante, che se ripetuta per almeno 21 giorni diventa automatismo, secondo quanto riconosciuto dalla scienza sulla creazione di un’abitudine che va a scolpire la nostra rete neurale.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il mio obiettivo è quello di rendere la Digital Bench sempre più “la tua social web tv”, un baluardo di contenuti con il segno+. Per la stagione 2022 sono previste dunque delle importanti novità, con un nuovo format più teso all’intrattenimento e alla chiacchierata intima, che ha preso avvio con l’esplorazione della Sosta in questo tempo di Avvento, attraverso una serie di interviste live oppure registrate, da me condotte.
Durante la prima settimana abbiamo approfondito il concetto della Dis-Abilità, secondo il tema “dall’inclusione all’appartenenza”, lanciato dalla CEI in occasione della Giornata internazionale della Disabilità del 3 dicembre. È stato il nostro modo per ribadire come l’inclusione sia da sempre uno dei valori più importanti per la Digital Bench, tanto da aver coniato lo slogan “Happy Inclusion”, che celebra il senso di appartenenza alla nostra panchina, intesa come accoglienza della persona in quanto tale, non per le sue abilità, anzi valorizzando la difficoltà e i limiti come unicità.
Siamo quindi passati ad esplorare il tema della Respons-Abilità, dal latino re-spondere, che significa promettere, impegnare la propria fede, quindi è un tema con cui abbiamo voluto intendere l’abilità e l’attitudine a rispondere. Non tanto con la battuta pronta, ma con la volontà di esserci, di fare la propria parte anche quando non ci si sente pronti per rispondere.
Abbiamo anche approfonidito il concetto di Voc-Azione, la nostra chiamata (da Voc-Voce) all’azione, provando a capire quanto siamo abili a riconoscerla, quanto siamo consapevoli della nostra missione in questo mondo. Non in senso strettamente spirituale ma sicuramente rispetto ai doni e alle risorse che abbiamo ricevuto e che abbiamo l’opportunità di offrire al mondo, quell’unicità a cui siamo chiamati, il disegno unico e originale.
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