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Cartucce rigenerate per generare salute

Nov 18, 2022
cartucce rigenerate

Esiste un’azienda in Emilia-Romagna che raccoglie cartucce vuote e altri rifiuti prodotti dagli uffici, come le stampanti, li rigenera e ne permette il riuso. Il suo nome è Eco­ Recuperi e si trova a Solarolo, in provincia di Ravenna.

Nata nel 1997, è la più veterana tra le reti nazionali di raccolta differenziata di rifiuti speciali per l’ufficio.

Il servizio “ECO-BOX” è diventato un servizio leader nel settore della raccolta di cartucce toner e getto d’inchiostro in tutto il territorio nazionale, una rete capillare di collaboratori per la raccolta e il trattamento delle cartucce destinate alla rigenerazione. Svariati i servizi erogati dall’azienda romagnola, diffusi capillarmente in uffici e scuole di tutta Italia. Vediamoli nel dettaglio.

“Ecoway” è un pacchetto completo di raccolta e recupero dei rifiuti prodotti in ufficio dalle aziende (cartucce toner e inkjet, carta, plastica, filtri aria, neon, etc.). Poi c’è il “Progetto Leonardo” che dedica gli stessi servizi agli Istituti scolastici di ogni ordine e grado.

La gamma dei servizi “Industriali”, invece, si occupa dello smaltimento di rifiuti industriali prodotti da manutentori e cantieri: bombole gas refrigeranti, estintori e pannelli fotovoltaici e gruppi frigo.

E in tempi di pandemia lo smaltimento riguarda anche i dispositivi medici, come mascherine usate e guanti. Disponibile per le aziende anche una consulenza in ambito ambientale a 360 gradi, per una corretta gestione dei rifiuti.

Eco-Recuperi svolge anche un “Servizio RAEE”: raccolta di Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche come: tastiere, monitor, stampanti, pc, etc.

In tutti questi casi l’azienda di Solarolo mette in pratica la regola fondamentale delle tre R: Ridurre, Riciclare e Riusare. In particolare, del riuso fa la sua colonna portante.

La vera innovazione di Eco-recuperi è il sistema di tracciabilità delle cartucce che, grazie al sistema notarizzato su Blockchain, permette di tracciare il viaggio della cartuccia dalla raccolta alla rigenerazione, assicurando così che tutto sia avvenuto in Italia e che siano state realmente rigenerate, evitando così l’acquisto di cartucce contraffatte.

La rigenerazione delle cartucce permette la salvaguarda dell’ambiente, ma contestualmente aiuta le aziende a risparmiare. Il toner rigenerato ha, infatti, un costo più basso rispetto al prodotto originale. Con un risparmio che oscilla tra il 30 e il 50 per cento, è possibile acquistare cartucce che hanno la stessa resa di quelle nuove.

“La qualità di stampa – spiega l’amministratore Unico e fondatore dell’azienda Giovanni Costa – è garantita da aziende specializzate. Tornando alle tre R, con questo processo si risparmia anche in termini di CO₂ emessa. In altre parole, si attua un percorso di “Economia Circolare”, che coinvolge il comparto eco-manifatturiero e gli utilizzatori finali. Lo scopo è quello di mantenere il prodotto all’interno del suo ciclo di vita, il più a lungo possibile, in modo da evitarne lo smaltimento precoce”.

Quale impatto ambientale hanno le cartucce rigenerate?

Con le cartucce rigenerate l’impronta di carbonio si riduce del 53%, e quella energetica del 59%. L’impatto sulle risorse naturali invece si riduce del 52%.

Questa valutazione, fatta da Clover lmaging Group a giugno del 2022, si è concentrata sulla comparazione dell’impronta di carbonio, o carbon footprint. Si tratta di un indicatore che rappresenta la superficie (di terre produttive e acqua) necessaria a rigenerare le risorse consumate.

Il guadagno è per l’ambiente ma anche per la nostra salute: infatti i toner delle cartucce rigenerate sono privi di sostanze pericolose e l’impatto è del 66% in meno. Va inoltre fatto notare che il Ministero della Transizione Ecologica ha imposto dei “Criteri Ambientali Minimi” agli uffici pubblici. La Pubblica Amministrazione è quindi tenuta ad acquistare per il 30% cartucce rigenerate.

Anche nel mondo dell’elettronica i prodotti ricondizionati stanno spopolando. Dagli smartphone alle stampanti: quelle rigenerate costano fino al 50% in meno rispetto a quelle nuove. Ma come vengono prodotte? La rigenerazione inizia dalla raccolta, vengono sostituite le parti usurate e l’intera apparecchiatura viene pulita e sbiancata per essere resa anche visivamente “come nuova”. Seguono vari test di funzionalità per assicurare la stessa resa di un prodotto originale. Le stampanti rigenerate possono garantire eccellenti qualità di stampa, e la stessa quantità di fogli di una stampante nuova. Ancora una volta, preferendo l’economia circolare allo smaltimento prematuro si fa un favore al pianeta oltre che al portafoglio. Un dato su tutti: l’impatto ambientale è dell’80% in meno.

Materie prime reimmesse sul mercato

In altre parole, l’impatto di una stampante nuova è pari a quello di 4 stampanti rigenerate. In primo luogo, grazie al recupero vengono reimmesse sul mercato materie prime – plastica, metalli, silicio – che altrimenti andrebbero disperse nell’ambiente. In secondo luogo, così come per le cartucce toner, il risparmio è in termini di emissioni. Viene prodotto il 71,4% di CO₂ in meno e il consumo di energia diminuisce del 69,5%.

Inoltre, è bene ricordare – ora più che mai – l’ingente uso di acqua sfruttata dalla filiera produttiva. La produzione di una stampante rigenerata impiega il 70,3% in meno delle risorse idriche e 1’86,2% in meno delle risorse minerarie. Questi i dati del confronto comparativo sullo studio del ciclo di vita di Life Cycle Assessment. Oltre a ciò, va ricordato che una rigenerazione di qualità la si ottiene solo grazie ad un’attenta manodopera e alla costante ricerca di nuove tecnologie. Per questa ragione, esistono certificazioni che attestano la qualità del prodotto, come la UNI EN ISO 14001:2015.

La strada della rigenerazione in Italia è ancora lunga e in salita. A differenza della Francia o della Germania l’attenzione e la tendenza all’acquisto di prodotti rigenerati sono ai minimi livelli. Per concludere l’imprenditore romagnolo Giovanni Costa aggiunge:

“Nel ’98 quando ho iniziato a fare questo lavoro, in Italia erano circa 300 le aziende che praticavano la “rigenerazione”. Poi con l’avvento dei prodotti provenienti dal mercato cinese, è cambiato tutto e ad oggi ne sono rimaste attive circa una ventina. Questo calo drastico l’abbiamo sentito anche noi, tant’ è che il 50 per cento del nostro fatturato deriva da altre attività e servizi che si caratterizzano per un impatto ambientale minimo e una filosofia ecologica. Spero che l’attenzione verso la rigenerazione dei prodotti, in tutti i settori, torni ad essere alta tra le aziende e tra i privati ma per fare ciò è necessario un profondo cambiamento culturale a cui tutti siamo chiamati” conclude il fondatore di Eco-recuperi.

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Deborah Annolino
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