YES PLASTIC. NO PLASTIC. PLASTIC FREE. Ecco i tre passaggi dalla produzione del packaging e di utensili in plastica, usa e getta, nel mondo della globalizzazione spinta dalla presa di coscienza di quanto inquinamento ad alto impatto ambientale si produca sia per coste e terre che per le acque di mari, laghi e fiumi.
Sono oramai già note alle cronache le isole di plastica, le più grandi sono:
GREAT PACIFIC GARBAGE PATCH: “Pacific Trash Vortex,” è il più grande accumulo di spazzatura galleggiante al mondo con dimensioni pari alla Penisola Iberica.
SOUTH PACIFIC GARBAGE PATCH: Grande 8 volte l’Italia e più estesa del Messico, al largo del Cile e il Perù.
NORTH ATLANTIC GARBAGE PATCH: È la seconda più grande per estensione con oltre 200 mila detriti per chilometro quadrato.
SOUTH ATLANTIC GARBAGE PATCH:più “piccola” tra le isole di plastica, tra l’America del Sud e l’Africa meridionale
INDIAN OCEAN GARBAGE PATCH: Scoperta nel 2010, si estende per più di 2KM
ARTIC GARBAGE PATCH:Si trova nel mare di Barents in prossimità del circolo artico
Ma non sono da meno le battaglie che gli ambientalisti portano avanti quando si rendono conto che talune attività possano disturbare e mettere a repentaglio gli equilibri naturali dei territori e dei litorali marini e costieri. Basti pensare, tra i tanti casi, alle recenti polemiche per il JovaBeachParty2.
Nel frattempo, l’Unione Europea, proprio per contrastare il consumo massiccio delle plastiche, ha messo al bando le plastiche monouso che sono responsabili dell’inquinamento per l’85% per mari e litorali come cotton fioc e cannucce per bibite, ma sono messi al bando anche le aste per i palloncini, le stoviglie, gli agitatori di bevanda, i contenitori di bevanda e cibo con coperchi che si distaccano dal corpo centrale, le tazze per bevande in plastica.
L’educazione ambientale approda nella ristorazione
A fronte di un’emergenza #climatechange vi è il diffondersi di una maggiore sensibilità verso i temi dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale da parte degli imprenditori nella ristorazione e un sensibile aumento di locali che abbracciano il #noplastic, o meglio, il #plasticfree.
Nel 2018 i volontari di Greenpeace hanno condotto un’indagine per lo stivale italiano e hanno riscontrato la presenza di realtà plastic-free nelle città di Bari, Bologna, Firenze, Udine, Napoli, Milano, Palermo, Torino, Pisa e Padova e in talune realtà un approccio alla filosofia del #zerorifiuti come ad esempio accade a Napoli all’Ex Asilo Filangieri dove, a fronte di 50 centesimi, come deposito cauzionale che si restituisce dopo l’uso per la bevuta della birra, si utilizzano solo bicchieri in plastica non monouso, lavabili e riutilizzabili.
Ma a Napoli, nel quartiere di Bagnoli e al Vomero, l’altra virtuosa realtà è quella dell’imprenditore Raffaele Simonte e la sua concezione di bar-caffetteria.

Francesca Ferrara è Newsmaker, Mobile Journalist & Communication Consultant. Uno spirito entusiasta che non perde mai il focus sulle persone.
Per News48 scrive storie dall’Italia e dal mondo che raccontano soluzioni, iniziativa a favore della comunità e esperienze costruttive.
CAFFETTIAMO: Il bar che fa cultura plastic free
L’amore e l’affetto per il caffè e non solo: la voglia di fare qualcosa per la propria città
«Caffettiamo nasce 5 anni fa da un’idea di voler riportare le proprie esperienze fatte in giro per l’Italia ma soprattutto per l’Inghilterra e l’Europa dove notavo che c’era una particolare sensibilizzazione al discorso della plastica ma anche proprio della produzione dei rifiuti quindi perché non poterlo fare nella mia città?» racconta Simonte e continua: «Caffettiamo è nato a Bagnoli, nel mio quartiere, ci tenevo perché è il posto dove sono nato e ne sono innamorato. Mi dava anche quasi fastidio l’idea di dover andare a vivere fuori, allora sono tornato con l’idea e la voglia di poter migliorare non solo la mia di vita ma anche quella dei miei eventuali collaboratori e del mio quartiere. Dopo 4 anni di Bagnoli, il pallino del Vomero l’ho sempre avuto. Ho lavorato al Vomero in diverse attività ed era per me è un punto di conquista mentre Bagnoli era di partenza: Bagnoli a differenza del Vomero è un quartiere abbastanza chiuso ma non lo è mentalmente. È chiuso proprio geograficamente: la linea della metro da via della Cumana taglia il cuore di Bagnoli, viale Campi Flegrei dove nasce Caffettiamo. Invece, il Vomero è una grande piazza di passaggio quindi diciamo Bagnoli il punto di partenza ma il Vomero non è un arrivo ma è un trampolino dal quale io mi voglio lanciare».
Fare cultura ecosostenibile
«Uno dei complimenti più belli che io ho ricevuto, nel corso degli anni, è quello di una signora anziana che mi disse: “Questo bar fa cultura” perché noi non è che diciamo “siamo plastic-free”, siamo fighi punto e basta”: noi cerchiamo di spiegare alle persone che c’è un’alternativa è che il nostro problema non è poi solo e soprattutto la plastica è proprio la produzione di rifiuti inutili, allora, abbiamo iniziato il discorso sulla plastica ma soprattutto noi diciamo alle persone: ”puoi tranquillamente portarti la borraccia nel nostro locale noi te la riempiamo”. Il problema della plastica è proprio la produzione di rifiuto» afferma il founder di Caffettiamo: «Non c’è un posto in Europa e in Inghilterra nel mondo dove vicino al caffè ti servono l’acqua è una bellissima tradizione e noi la dobbiamo portare avanti. Sogno un Caffettiamo europeo, un Caffettiamo inglese e americano dove servirò dei caffè al banco e offrirò un bicchiere d’acqua ma rigorosamente nel bicchiere di vetro. Sogno di portare il nostro progetto fuori dai confini italiani».
La scelta delle parole per raccontare il prodotto
In una città dove la cultura del bar e della caffetteria-pasticceria è ben radicata è importante fare una scelta di distinzione per posizionarsi sul mercato. «L’idea era offrire un prodotto diverso: fare il bar come lo fanno tutti quanti era sciocco, volevo offrire un qualcosa che mi differenziava dagli altri: la differenza la facciamo sulla qualità e soprattutto nel modo di vendere il prodotto soprattutto all’inizio, ad esempio diciamo: ”non dico vegani” perché se no andrei a etichettare un prodotto e in un’epoca in cui si va di fretta spiegare alle persone significa fare cultura e allargare il proprio punto di vista e quindi raccontiamo direttamente gli ingredienti: cioè non vuol dire che se vegano non è buono ma è semplicemente un prodotto diverso per qualità e per gusto».
Cultura ‘antispreco’ e ‘rifiuti zero’ e l’appello per la resa del vetro
Curare la clientela con attenzione e gadget che sono veicolo di educazione ambientale contro lo spreco e l’inquinamento da produzione di rifiuti con la cultura del fare: «Regaleremo una borraccia per sensibilizzare ancora di più le persone, al Vomero si fa più difficoltà a trasferire questa pratica rispetto a Bagnoli che ha ottenuto grandi risultati. Noi siamo riferimento anche per quanto riguarda l’aperitivo e abbiamo educato in clienti a bere lo spritz senza cannuccia. È anche un rapporto di fiducia con il bar che offre bicchieri e stoviglie igienizzate secondo le norme vigenti, perché sicuramente ci costa molto di più il biodegradabile, ci costa molto di più la carta, ci costa molto di più il vetro e perché è ancora un concetto nuovo e poco diffuso, finché non iniziamo tutti quanti costerà sempre di più. Quando saremo tutti plastic-free ci sarà un adeguamento e noi speriamo in quello. Ne approfitto per fare un appello ai grandi centri distribuzione sia di bibite ma anche agli altri produttori: rendeteci la vita facile anche nel reso del vetro perché molte volte significa avere centinaia di bottiglie a terra per cinque-sei settimane prima che venga ritirato».
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