Viaggiare è un’esperienza che ognuno vive un po’ a modo suo. C’è chi ama perdersi nei luoghi per viverli nella loro pienezza. C’è chi non parte se non con un itinerario ben definito che lascia comunque spazio all’esperienza: perché in fondo quello che amiamo è diventare parte dei luoghi stessi. O sono loro che diventano parte di noi? È interessante conversare con i viaggiatori e scoprire le infinite sfumature di un’esperienza che appare semplice ma che porta in sé qualcosa di davvero speciale. Non in modo assoluto. È un’esperienza altamente personalizzata. Abbracciare l’idea di viaggio che hanno altre persone può essere complesso ma potrebbe anche regalare nuovi punti di vista che vanno oltre l’idea del viaggio stesso per attivare riflessioni nuove.
La nostra società sta cambiando e lo fa con una velocità che a volte ci spaventa ma alla quale è bene cominciare ad abituarsi. Se pensiamo al viaggio il cambiamento riguarda le destinazioni ma anche le modalità di scelta. Sono diverse, rispetto a qualche decennio fa, le ragioni per cui si viaggia. L’era dei social network ci ha spinti verso un’idea di vacanza e turismo completamente lontana da quella che era un tempo. Oggi si scelgono le destinazioni anche perché sono instagrammabili, si parte con tutto l’occorrente per fare una fotografia ben precisa, si costruisce un’esperienza di viaggio con dettagli inaspettati. Cose che fanno venire i brividi a chi ha sempre viaggiato basandosi su aspetti culturali, storici, emozionali.

Non si è smesso di viaggiare per queste ragioni. Ma si è cominciato a viaggiare anche per altre motivazioni. Lo racconta molto bene attraverso i suoi scatti Nicola Tanzini, imprenditore e fotografo da oltre trent’anni che ha lanciato il progetto “I wanna be an influencer”. Un volume, una mostra e un percorso che apre le porte a diverse riflessioni sociologiche. Quello di Tanzini è un viaggio fotografico che disegna la nuova geografia dei luoghi attraverso le scelte degli influencer, categoria sociale che nell’ultimo decennio è divenuta anche professione. Tra le più ambite, tra l’altro, nei ragazzi. L’obiettivo è quello di rappresentare con la fotografia, le trasformazioni che influenzano il comportamento dei nuovi turisti: dalla scelta delle mete tradizionali alla creazione di destinazioni inedite. La riflessione dell’autore si concentra su uno degli aspetti caratterizzanti il turismo al tempo di Instagram: destinazioni già rinomate o completamente ignote diventano mete ambite, che inducono una massa di aspiranti influencer ad adottare stessi atteggiamenti e comportamenti che risultino instagrammabili.
Cosa rende i luoghi instagrammabili?
Questi sono posti che offrono scenari fotogenici, colori accattivanti e sfondi unici che catturano l’attenzione dei fotografi in cerca di immagini perfette da condividere. L’ascesa di queste location ha portato a un aumento della loro popolarità e ha spinto le destinazioni a sviluppare strategie per attrarre i turisti social media-oriented.
«Lo smartphone ha democratizzato la fotografia e questo è frutto dell’evoluzione del nostro tempo. Resta però una grande inconsapevolezza rispetto al fatto che la fotografia è espressione di concetti – dichiara Nicola Tanzini – le foto che vediamo sui social network oggi sono egoriferite e nascono dal profondo desiderio di ottenere visibilità conquistando l’approvazione dal proprio pubblico».
Lo studio di Tanzini è iniziato nel 2016 e ha prodotto 1200 scatti di partenza. Da questi ne sono emersi 30 che sono diventati protagonisti della mostra “I wanna be an influencer” curata da Benedetta Donato e visitabile a Milano fino al 16 giugno presso la Galleria STILL. Hong Kong, Shanghai, Roma, Pisa, Laguna di Venezia e Tokyo sono le cornici in cui si inseriscono gli scatti di Tanzini. «L’idea è nata mentre facevo una riflessione su come è cambiata la nostra idea di viaggio. Ho notato come le persone fotografavano e ho deciso di fare una ricerca su Instragram per capire se ci fosse relazione». Si è aperto, forse nemmeno troppo inaspettatamente, un mondo completamente nuovo dove l’esigenza primaria è dimostrare di arrivare dove vuole l’algoritmo.





«Ho voluto indagare come la rappresentazione di sé stessi porta a viaggiare e raccontarsi attraverso un post social e non per l’interesse intrinseco che il luogo ha. Siamo passati dal Grand Tour dove il viaggio rappresentava una modalità di approfondimento culturale e di contemplazione del paesaggio, ad oggi, dove si parte con lo scopo di fotografare la meta del momento solo perché definita e riconosciuta come “instagrammabile”. L’evoluzione dei mezzi di comunicazione e l’avvento di nuove figure come gli influencer, hanno portato a una trasformazione visibile anche sui nostri comportamenti, portandoci ad una perdita di interesse per l’anima dei luoghi, per lasciare spazio ad una mera rappresentazione online di noi stessi».
Davvero è cambiato tutto?
Scatti che raccontano più delle persone protagoniste che dei luoghi che le ospitano. Spazi che vivono il tempo di una fotografia e che sembrano aver acquisito un valore mai pensato prima. Ci sono luoghi simbolo come la Torre di Pisa o il Colosseo ma ci sono anche angoli degradati delle città come i quartieri i docks di Hong Kong. Il luogo e il tempo: nulla è in realtà lasciato al caso. Serve quel luogo in quel preciso momento della stagione o della giornata. Serve impostare lo scatto per ottenere quel preciso effetto. L’obiettivo è conquistare la community e guadagnare un po’ di popolarità in più.
Discutibile per alcuni aspetti, certo. Ma per altri un sentiero per scoprire le dinamiche che ruotano intorno alle nuove scelte e professioni dei social network.
Tutto questo non cambierà l’atteggiamento di chi viaggia per vivere i luoghi: anzi, queste persone potrebbero essere affascinati dalle storie di quegli angoli di mondo che servono da scenario ma che continuano a ospitare storie da ascoltare e da raccontare. Per chi ha voglia di farlo.
È un altro tempo, il nostro. Il tempo della fluidità in ogni ambito. Dell’accettazione e dell’ascolto. Il tempo dell’umiltà che ci invita ad abbattere pregiudizi e a provare a capire.
Del resto, il mondo potrebbe stupirci ancora. E poi ancora.
In home page: © Nicola Tanzini, I Wanna Be An Influencer #3 Hong Kong, 2019
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