Si sa, gli italiani danno molta importanza al cibo, tanto che anche in tempi di crisi i consumi alimentari non calano. Eppure, il primo rapporto globale firmato da Waste Watcher e dall’International Observatory on Food and Sustainability e datato 28 settembre 2021 dimostra che in Italia ogni settimana buttiamo 529 grammi di cibo a testa, che diventano 28 chili all’anno pro capite e 84 in media a famiglia ogni anno. E, così facendo, insieme al cibo finisce nel bidone della spazzatura anche la somma equivalente in denaro che abbiamo speso per comprarlo. Una cifra a cui vanno aggiunti tutti i costi di produzione, distribuzione e smaltimento di un alimento che non è nemmeno stato consumato, come per esempio: il costo del lavoro dell’agricoltore; l’uso di suolo, acqua, semi e concimi; le spese per raccolta, lavaggio, confezionamento, trasporto e così via. Il tema dello spreco alimentare non è quindi soltanto un problema etico, ma anche economico e ambientale. Ma è possibile evitare questo inutile sperpero?
Una impresa sociale che fa capo all’Università di Bologna mette a punto la campagna di sensibilizzazione permanente “Spreco Zero”
Per Andrea Segrè, professore di Politica agraria dell’Università di Bologna e uno dei massimi esperti in fatto di spreco alimentare, limitare lo spreco non solo è possibile, ma gli accorgimenti per farlo sarebbero alla portata di tutti. Il professore bolognese combatte gli sprechi alimentari da oltre vent’anni, da quando alla fine degli anni Novanta lanciò Last Minute Market. Si tratta di uno spin off (oggi impresa sociale) a cui ha dato vita insieme a un gruppo di studenti della Facoltà di Agraria con l’obiettivo di studiare il fenomeno dello spreco alimentare per poi trovare delle soluzioni pratiche per ridurlo o, se possibile, eliminarlo. Confrontando diverse filiere (agricoltura, ristorazione, consumo domestico, …) il gruppo si è accorto che i veri spreconi siamo noi: il 70% del cibo viene buttato via a casa nostra, quindi ha capito che era di fondamentale importanza intervenire sul comportamento e sull’educazione direttamente dei cittadini, ma come fare?
Per rispondere a questa domanda è nata nel 2010 la campagna di sensibilizzazione permanente denominata “Spreco Zero”, in cui vengono messe in campo diverse azioni per limitare lo spreco alimentare e che sono alla portata di tutti: si va da consigli per i singoli ad attività rivolte agli enti fino a proposte per le istituzioni scolastiche, dove nelle mense si spreca moltissimo. Le azioni concrete che si possono attuare sono davvero tante, come spiega il professore Andrea Segrè nel suo volume “Il Metodo Spreco Zero” (edito da Rizzoli), un vero e proprio manuale pratico pieno di informazioni e consigli che chiunque può applicare. Uno dei primi gesti da compiere è la compilazione di un “diario dello spreco”, in cui registrare gli alimenti buttati ogni giorno per ogni pasto, per capire i propri errori, liberarsi dalle cattive abitudini e iniziare una rivoluzione alimentare. Altri comportamenti fattibili sono quello di fare la spesa in modo intelligente e mirato, senza rincorrere facili e ingannevoli promesse del marketing; di conoscere a fondo il frigorifero, organizzandolo al meglio per la conservazione dei cibi; di leggere le scadenze riportate sulle confezioni e di riutilizzare gli imballaggi; di fare un orto in casa; di evitare del tutto gli avanzi, dando agli ingredienti considerati scarti una nuova vita attraverso ricette che nel libro vengono definite magiche.
Sei italiani su dieci non hanno ancora modificato i loro comportamenti: per questo Last Minute Market ha integrato la campagna con nuovi progett
A fronte di quattro italiani su dieci che si dimostrano consapevoli dell’impatto dello spreco alimentare e hanno modificato il loro comportamento, ce ne sono sei che non hanno apportato differenze rilevanti nel loro stile di vita. Per questo, alla campagna di sensibilizzazione sono stati via via affiancati altri progetti. Uno di questi è la costituzione nel 2013 di Waste Watcher International, il primo osservatorio sullo spreco alimentare domestico, un osservatorio attivato con la collaborazione dell’istituto di statistica SWG. La raccolta annuale dei dati ha permesso di andare oltre la percezione e di capire effettivamente l’evoluzione dei comportamenti per poi agire di conseguenza: dai dati raccolti nel tempo si è visto che, per esempio, nel 2014 il 55% degli italiani buttava via cibo ogni giorno; il 30% tre volte a settimana, mentre soltanto un 10% una volta a settimana. Dal 2015 invece, sull’onda dell’Expo di quell’anno che diede grande risonanza al tema del cibo e dello spreco alimentare, c’è stato un trend di miglioramento continuo; infatti nell’ultimo report firmato dall’osservatorio, fra gli otto paesi presi in esame, l’Italia si posiziona al primo posto con l’indice più basso di spreco alimentare relativo a vari prodotti (frutta, verdura, pane, latte, …).
Inoltre, dal 2014 è stata istituita anche una Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare, in cui poter focalizzare l’attenzione pubblica su questo importante tema. La giornata si tiene il 5 febbraio di ogni anno e ha ottenuto il patrocinio di tutti i Ministeri, così come dell’ANCI; inoltre, vanta l’adesione da parte di ambasciatori famosi come gli attori Veronica Pivetti, Neri Marcorè e Giobbe Covatta o il cuoco Moreno Cedroni o ancora il meteorologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli. Infine, un ulteriore progetto promosso da Last Minute Market è il Premio Vivere a Spreco Zero, un riconoscimento che viene assegnato ogni anno a enti pubblici, imprese, scuole, associazioni, ma anche a cittadini che hanno ideato smart practices o azioni nella direzione dello sviluppo sostenibile. Si tratta di un contest dedicato alle azioni positive (suddivise in dodici categorie strategiche che vanno dalla biodiversità al focus sulla dieta mediterranea, dalla mobilità sostenibile all’economia circolare) e che ha le finalità di riconoscere, incoraggiare e promuovere le buone pratiche, ma soprattutto quella di condividerle in modo che possano essere replicate da altri.
Bisogna insistere su educazione e prevenzione, vere chiavi di volta della rivoluzione alimentare
Da quando alla fine degli anni Novanta è iniziato il lavoro di Last Minute Market la sensibilità riguardo al tema dello spreco alimentare è molto aumentata. Lo dimostrano il fatto che sia la Giornata Nazionale che il Premio Vivere a Spreco Zero riscuotono a ogni edizione più risposta e interesse: sono sempre più numerosi gli enti che partecipano. Anche se non è facile. «Per portare avanti tutto, ci vuole una grande volontà – afferma Segrè – e anche un pool di enti e di aziende che sostengano gli eventi. Negli anni abbiamo ottenuto riscontro in particolare dal mondo privato. Per le istituzioni pubbliche, invece, dobbiamo riconoscere che ci danno volentieri il patrocinio e partecipano tramite i loro rappresentati a tutti i nostri eventi, però finanziano poco e raramente promuovono azioni concrete. Non saprei dire perché le istituzioni facciano ancora così poco».
«Un altro aspetto molto importante su cui c’è ancora tanto da fare – aggiunge – è costituito da tutti quei fronti (e sono tanti) che non vengono considerati, come per esempio lo spreco calorico: mangiare più del necessario ha un impatto sulla salute umana e sull’ambiente. Bisogna insistere tanto su educazione e prevenzione».
E dire che gli esempi ci sono e sono incoraggianti. «Le famiglie che hanno preso parte alla survey Diari dello spreco (promossa nell’ambito del progetto 60 Sei ZERO con l’Osservatorio Waste Watcher e la campagna Spreco Zero) possono testimoniare quanti soldi si possano risparmiare all’anno e quanti rifiuti in meno si possano accumulare – racconta Andrea Segrè – . Il risparmio stimato si aggira intorno ai 450 euro pro capite all’anno che potrebbero essere impiegati in qualsiasi altro modo, per spese utili come pagarsi l’assicurazione della macchina o persino per farsi una vacanza».
Limitare lo spreco è un obiettivo alla portata di tutti
Per compiere questa rivoluzione alimentare basta davvero poco. Seguire una dieta sana, sostenibile e basata su un’economia circolare non solo non richiede sforzi sovrumani, ma ha l’effetto immediato di migliorare la nostra salute e persino il nostro bilancio familiare, senza contare l’impatto che a cascata va a riverberarsi su una scala più grande. E poi, perché no, non sprecare può essere molto figo, come assicurano dal gruppo bolognese.

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