Le nuove tecnologie ormai abbracciano le nostre vite, conducendole verso un nuovo processo di costruzione identitaria. Le persone si relazionano, comunicano e utilizzano continuamente gli smartphone. Il tempo di utilizzo delle tecnologie occupa ormai una parte importante del loro quotidiano. Trascorriamo più di cinque ore, guardando il display del cellulare e cliccando le app che amiamo.
Durante la pandemia la connessione ci ha permesso di mantenere il contatto con il mondo. Le scuole e le università hanno attivato la DAD o la DDI e questo ha garantito ai ragazzi la possibilità di continuare a studiare. La vita vissuta nel mondo virtuale ha portato alla crescita di nuove devianze della rete che siamo costretti a fronteggiare.
Adesso, gli studenti sono tornati sui banchi di scuola e non riescono a non utilizzare il cellulare, perché non resistono alla tentazione di rispondere ai messaggi o di navigare sulle piattaforme che adorano di più, ad esempio TikTok o Instagram.
Diversi i presidi che hanno cercato, e cercano ogni giorno, di arginare il problema. Purtroppo, sono anche tanti gli episodi di cronaca. Ricordiamo il caso della scuola superiore di Latina. Il preside ha emesso una circolare per vietare l’uso dei cellulari in classe e una studentessa si è rifiutata di consegnare il suo smartphone. La giovane ha deciso di chiamare il padre e il fratello che giunti a scuola hanno litigato con il preside. Soltanto, l’arrivo della polizia ha placato gli animi.
Quello che si è verificato a Latina, così come le tante storie che ascoltiamo o che leggiamo, ci devono fare capire che bisogna trovare delle soluzioni e che il percorso intrapreso è molto chiaro: non possiamo fare a meno dei telefoni, dei tablet o del PC.
Smartphone in classe: la nota ministeriale
E così è arrivata da pochi giorni una nota ministeriale , n. 107190 del 19/12/2022, da parte del nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito, che ha come oggetto le indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e degli analoghi dispositivi elettronici in classe. La nota recita: “In considerazione della sempre maggiore diffusione dell’utilizzo di telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici nelle classi delle scuole italiane, si rende utile fornire indicazioni volte a contrastarne utilizzi impropri o non consentiti. Al riguardo, già con circolare del 15 marzo 2007, n. 30, sono state emanate da questo Ministero “linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.
Il documento precisava che: “il divieto di utilizzo del cellulare durante le ore di lezione risponda ad una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti, di cui al D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249”;
Inoltre, “l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi”.
La nota stabilisce che vige il divieto di utilizzo in classe dei telefoni cellulari. Proprio su questa nota ministeriale intervistato da LA STAMPA lo psichiatra, sociologo, educatore e saggista, Paolo Crepet ha espresso la sua opinione, molto condivisibile. Le sue dichiarazioni sono state riprese anche da orizzontescuola.it. Crepet ha voluto precisare che: “La circolare sul divieto dei cellulari in classe è ineccepibile. Tutto ovviamente giusto. Ma va fatto un addendum. Lo stesso deve valere anche per gli insegnanti. Perché se mentre i ragazzi fanno il compito di matematica la professoressa sta al telefono per i fatti suoi, allora non funziona”.
E ancora: “Se l’insegnante è bravo, senza cellulari di mezzo conquista più attenzione e allora sarà ancora più bravo. Ma se non lo è, allora precipita. Nella nostra scuola felliniana vengono fuori grandi pregi, ma anche grandi difetti. In Liguria, tanto per fare un esempio, gli insegnanti vengono scelti con un algoritmo. Ecco che per un algoritmo valutare l’autorevolezza è difficile. Il ministro dell’Istruzione è a capo di un molosso burocratico, per andare oltre le dichiarazioni a effetto, bisognerebbe mettere mano al processo di selezione della classe dirigente della scuola italiana. Un insegnante non si può scegliere con un algoritmo, ma va valutato per bravura e passione. Allora si che togliere di mezzo un’arma di distrazione collettiva può funzionare”.
L’importanza di comprendere i contesti
Penso che abbia ragione Paolo Crepet tutti abbiamo bisogno di comprendere i contesti e i momenti per utilizzare il cellulare. Io non ho mai demonizzato le nuove tecnologie, ma è anche vero che non possiamo esserne dipendenti e non possiamo distrarci sul lavoro, perché anche una piccola disattenzione può costare cara agli alunni. La scuola è un luogo in cui si educa alle emozioni, all’ascolto dell’altro e anche ad un uso consapevole delle nuove tecnologie. Sappiamo bene quanti pericoli si nascondono dietro ad alcune piattaforme e quanto siano aumentati i fenomeni del cyberbullismo, del body shaming, sexting e molto altro ancora.
I cellulari, se utilizzati in modo corretto e adeguato, possono diventare strumenti didattici o compensativi. I docenti possono servirsi delle nuove tecnologie per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della c.d. “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5 L. 25 agosto 2019, n. 92.
Allora, la famiglia e gli educatori devono essere una guida per i bambini, i preadolescenti e gli adolescenti per condurli alla scoperta non solo dell’ebook, ma anche del libro cartaceo e delle sue pagine. Il libro, o meglio i libri, non meritano di essere abbandonati e dimenticati.
Gli attori principali della società, in particolare i genitori e i docenti, recuperino l’autorevolezza e la capacità di trasmettere l’importanza dei valori, trasmettendo la forza dell’amore sempre pronto a contrastare ogni forma di odio che si genera nell’universo reale e in quello virtuale.
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