“Ricominceremo a viaggiare” è stato l’hashtag più utilizzato sui social in questi ultimi mesi. Complice quel bisogno di uscire dall’isolamento al quale la pandemia di Coronavirus ci ha costretti. E del resto, quello del turismo è stato uno dei settori che ha subito maggiori perdite, a livello globale. In base a stime dell’Organizzazione mondiale del turismo (World Tourism Organization, UNWTO), i flussi turistici internazionali nel 2020 registrerebbero una caduta compresa tra il 58 e il 78 per cento rispetto all’anno precedente, per l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) il calo sarebbe compreso tra il 45 e il 70 per cento. I Paesi più colpiti dalla crisi sono stati Cipro, dove i pernottamenti sono scesi del 77,7%, la Grecia (-72,5%) e Malta (-70,3%). Nei primi 8 mesi del 2020, Eurostat stima che il numero delle notti trascorse nelle strutture ricettive nell’Unione europea (Ue) a 27 sia pari a circa 1,1 miliardi: un calo di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019.
I cali più contenuti sono, invece, stati osservati nei Paesi Bassi (-30,2%) e in Danimarca (-32,1%). Non va meglio nei Paesi asiatici. La Giordania registra – dati riferiti a gennaio 2021 – un meno 87% di arrivi internazionali dal mondo, meno 84% dal Medio Oriente e meno 85% dall’Europa. Numeri che si riflettono in negativo sulle guide turistiche locali che ogni giorno si trovano a fronteggiare numerose difficoltà dopo oltre un anno di inattività, soprattutto in quei Paesi in cui non esistono ammortizzatori sociali.
Nascono i turisti digitali di Safar
Da qui l’idea di Carla Diamanti, Travel Coach®, giornalista e viaggiatrice pluridecennale, che ha ideato il progetto Safar, passeggiate immersive live (Safar in arabo significa viaggio), in collaborazione con Leone Verde Edizioni e in compagnia di una guida “in carne e ossa” di lingua italiana. Un’esperienza virtuale – veri e propri giri turistici con spiegazioni e interazioni in diretta, racconti, curiosità – che supera i limiti spaziali e, soprattutto, rappresenta un grande aiuto e supporto economico per le guide locali.
«Sono partita dai luoghi che conosco bene, perché ci sono stata tante volte e perché ho accompagnato numerosi gruppi. Queste esperienze di viaggio sono un po’ particolari: devi avere dei professionisti che non solo siano delle buone guide, ma che siano capaci di empatizzare con le persone attraverso il video e capaci di gestire la parte tecnologica», ci dice Diamanti. «Inoltre serve una massima disponibilità per tutte le prove di collegamento che vengono fatte nei giorni precedenti e che servono per definire il percorso migliore. Ma noi siamo stati capaci di ricreare lo spirito di lavoro e fare rete come se davvero fossimo fisicamente sul posto».
Al momento sono state coinvolte sette guide (Alessandra, Hurshid, Walid, Kae, Shirin, Khaled, Akef) da Gerusalemme a Samarcanda, dall’Egitto al Giappone, fino al Cairo ma il numero è in crescita e ci sono contatti con Tangeri, Fez ma anche con la Birmania, Istanbul e Lisbona.
Semplicità, esperienza e cultura: tre punti di forza
“Partire” è semplice: nessun biglietto o check-in, basta acquistare il tour online, al costo di 15 euro, per ricevere i “documenti di viaggio”, ovvero il link per accedere alla diretta Zoom e vivere, stando comodamente sul divano di casa, l’emozione di un tour in un luogo del cuore, di un’ora e mezza. Insieme si ha anche una mini-guida, da scaricare in formato pdf dalla propria area riservata, curata da Diamanti, che contiene il ritratto della città, la storia, la geografia, cosa vedere e cosa fare i consigli per vivere al meglio l’esperienza.
«Non potendo proporre l’impossibile, propongo il possibile: viaggiare con me e con altri appassionati attraverso le immagini, non professionali ma assolutamente autentiche, e le parole», aggiunge la Travel Coach®. «Abbiamo una media di cinquanta iscritti alla volta e poi un viaggio non è mai uguale, c’è chi l’ha fatto tre volte per la stessa destinazione, chi ha scelto più mete per sognare ancora più in grande. Ci sono gli iscritti che si riconoscono e si salutano, perché fanno parte della mia comunità “Carlitos” che da sempre mi seguono e c’è la possibilità di conoscere gente nuova, anche se solo attraverso uno schermo».
Il primo passo da fare è creare l’itinerario che è la parte più difficile. «Decidiamo il percorso prima al telefono, ma poi facciamo delle prove per definirlo al meglio perché sia sì geografico ma anche dinamico e facilmente riconoscibile. Ad esempio a Kyoto abbiamo scelto il tempio della Buona Salute, uno dei più visitati, soprattutto quest’anno in tempo di Covid. Al Cairo finiamo in un caffè sulla piazza principale», prosegue Diamanti. «Mi scrivono tutti che l’unica cosa che manca sono i profumi, ma si hanno le voci, i rumori, la gente, i suoni, la vita in diretta. Siamo state anche onorate del Patrocinio dell’Ente del Turismo della Giordania e – per la nostra azione di promozione culturale – siamo riuscite a far aprire i monumenti di Isfahan chiusi al pubblico».
Un’opportunità non perfetta: le difficoltà oggettive
Per ogni Safar occorre, tuttavia, tenere conto di alcune difficoltà oggettive. Non si può andare da una parte all’altra della città spostandosi in auto, non si possono prendere autobus e quindi occorre pensare ad un tragitto che sia compreso in un percorso di massimo due o tre chilometri, da fare a piedi e nel tempo di poco più di un’ora. «Quello che si vede attraverso uno schermo di un pc o di un tablet è diverso da quello che si può vedere sul posto. Quando sei in una città, anche se si percorre una strada anonima di raccordo tra due monumenti, in realtà ci si guarda in giro, si vedono le cose, si respira l’atmosfera del luogo. Attraverso il virtuale occorre, invece, dare quante più info visive possibili. A questo si aggiunge che la copertura rete non c’è sempre in tutti i luoghi e spesso bisogna usare i video per coprire alcuni passaggi. Ad esempio a Jerash, la guida Khaled ha in programma uno spostamento dal teatro al tempio ma è un po’ lungo e si sente l’affanno del cammino e allora facciamo vedere qualche minuto di copertura di immagini di un tempio. Ovviamente programmiamo i Safar sempre in orario migliore per chi partecipa, teniamo sempre conto del fuso orario ma anche dell’orario di chiusura dei vari siti culturali e dei momenti migliori per godere di un tramonto. Il suq è in programma sempre di pomeriggio perché la mattina i negozi aprono tardi e si perde la vitalità della gente alle prese con lo shopping».
La voce alle guide: l’entusiasmo di tornare al lavoro
Uno degli itinerari più gettonati è Gerusalemme, nell’universo racchiuso all’interno della storica cinta muraria. Dalla Porta di Giaffa al Santo Sepolcro, dal quartiere ebraico al suq, dalle rovine del Cardo romano al balcone panoramico sulla Cupola della Roccia, passo dopo passo, pietra dopo pietra, si vive in diretta l’emozione della capitale di Israele grazie alla telecamera e ad Alessandra Andreoni Waldman che conduce “i turisti digitali” attraverso le strade e le piazze.
E non mancano le informazioni e le curiosità che sia Alessandra che Carla trasmettono con enfasi. Si impara, così, che la parola Shabbat deriva dal verbo “shabat”, che in lingua ebraica significa smettere. Indica il “tempo del riposo”. La Legge Ebraica identifica l’inizio del giorno con il tramonto, quindi lo Shabbat inizia col tramonto del venerdì e termina con quello del sabato.
La sera del venerdì, prima dell’inizio dello Shabbat, in ogni abitazione vengono accese due candele, che bruceranno fino a che non si spegneranno da sole. I pasti del venerdì a cena e del sabato a pranzo sono abbondanti, e sulla tavola non devono mancare due cose: La Challah, tipo di pane fatto a treccia, ed Il bicchiere per il Kiddush.
«Quando Carla mi ha parlato di questo progetto non c’era nulla, neanche il nome Safar. Io ne sono stata subito entusiasta. Noi guide eravamo ferme da tempo, e anche se già mi ero prestata alle cose on line, su zoom e altre piattaforme, quello che aveva in mente Carla era qualcosa di diverso e mi trasmetteva entusiasmo. Era chiaro che valeva la pena provare e vedere come sarebbe andata», ci racconta Alessandra, non nascondendo il suo entusiasmo.
«Ai live hanno aderito in tanti e questa è stata la più grande sorpresa e tutti ci hanno inviato riscontri positivi. Certo c’è stata qualche difficoltà: poca linea internet in alcuni tratti, una cosa che già sapevo perché la sperimento quotidianamente nella città vecchia: ci sono mura molto massicce sia delle case che della fortificazione. Il nostro impegno è stato quello di studiare un percorso che vada bene con la ricezione dei telefonini di qualsiasi marca e qualsiasi compagnia telefonica. Ma è una difficoltà stimolante perché ti fa cercare delle soluzioni. Così abbiamo ideato dei filmati tagliati in modo tale che non siano recepiti come un ripiego ma come un di più e anche per una questione di rispetto del luogo sacro, perché all’interno del Santo Sepolcro, anche se ci fosse stata una ricezione perfetta, sarebbe stato difficile fare una diretta».
Il futuro? Portare Safar nelle scuole e nelle residenze per anziani
Safar è la dimostrazione che ci sono diversi modi di fare turismo e vedere i luoghi nel mondo, che basta avere un po’ di fantasia. Il progetto continuerà, con l’aggiunta di nuove destinazioni, anche nei prossimi mesi, quando si potrà a tornare a viaggiare ovunque fisicamente, per consentire di visitare luoghi lontani anche a chi non può muoversi per ragioni legate alla famiglia, alla salute o alle condizioni economiche o semplicemente per chi in anteprima vuole farsi un’idea di quello che troverà poi una volta arrivato sul posto. «Lo porteremo nelle scuole, è attivo l’acquisto con Carta Docenti, perché pensiamo che, oltre a poter raggiungere mete lontane, in un’ora e mezza i ragazzi possano avere una lezione dal vivo di storia, geografia, cultura e religione. Collaboriamo con alcuni Tour Operator e stiamo prendendo contatti con le residenze per anziani, perché i nostri nonni, i nostri genitori stando fermi sempre nello stesso posto possano avere la possibilità di evadere e di sognare», conclude l’ideatrice.
Del resto lo diceva lo scrittore statunitense Henry Miller, “La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”. Che è esattamente lo spirito di Safar.

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