Secondo i dati l’Istat del 2008-2009, in Italia nel corso della vita le forme di violenza verbale erano le più diffuse: le subiva il 26,6 % delle donne tra i 14 e i 65 anni. Seguivano pedinamenti [21,6 %], atti di esibizionismo [20,4 %], molestie fisiche [19 %], telefonate oscene [18,2 %]. Ancora, le molestie fisiche si verificavano più di frequente sui mezzi di trasporto pubblici [28,8 %] e in strada [18,8 %]. Negli ultimi anni la situazione non è andata migliorando: sempre secondo l’Istat, questa volta stando ai dati del 2018, in Italia il 15,9% delle donne è stato vittima di molestie con contatto fisico indesiderato. Non stupisce affatto che il 35,3% delle donne non si senta tutelato quando cammina per strada, in particolare di sera, e il 36,6% addirittura per questo rinunci spesso a uscire.
Spostandoci fuori dall’Italia, in particolare a Londra, c’è un caso che ha fatto discutere: il femminicidio di Sarah Everard, rapita e uccisa a Londra il 3 marzo 2021. Mentre tornava a casa a piedi, lungo il percorso più illuminato, meno isolato e anche più lungo, aveva parlato al telefono con il compagno per circa 15 minuti, poi più nulla. A rapirla, stuprarla e poi ucciderla era stato il poliziotto Wayne Couzens, condannato all’ergastolo.
Da un caso di attualità a un’iniziativa concreta
Perché ricordare questo episodio? Proprio da quel fatto è nato il progetto Donnexstrada, avviato online da un gruppo di giovani donne per arginare il fenomeno delle molestie di strada, che talvolta si verifica non solo di notte, ma anche in pieno giorno, non solo in zone poco frequentate, ma anche nel centro delle grandi città.
Il progetto è nato con modalità partecipativa, ovvero da una call to action di Laura De Dilectis, psicologa, che ha chiamato a raccolta un team di donne con la stessa voglia di contrastare attivamente questa forma di violenza. Come? Offrendo la presenza di cui spesso si sente la mancanza, che sia lungo una via buia in piena notte o su un grande corso attraversato da macchine che si accostano a te, donna sola, che cammini a passo veloce verso casa. Così, a marzo 2021 prende il via la pagina Instagram di Donnexstrada, chein meno di un mese raccoglie 70mila follower, fa luce sul problema e con una semplice chiacchierata in diretta accompagna tante persone al portone di casa. Nei casi più gravi, se la persona coinvolta non può agire in autonomia, interviene chiamando le forze dell’ordine.

La Vicepresidente del progetto, Ilaria Saliva. Ci ha spiegato come si muovono operativamente. Sulla pagina Instagram viene proposto a inizio giornata un box domande, in cui è possibile scrivere l’orario in cui si pensa di aver bisogno della diretta; mentre, per quelle più improvvisate è possibile contattare la pagina in DM, scrivendo “SOS diretta”. È caldamente consigliato segnalare anche la via e la città da cui si chiama, in modo tale che, se dovesse succedere qualsiasi cosa, si possa contattare il 112 sapendo da dove arriva la richiesta d’aiuto. Si può richiedere una diretta in forma privata o in modalità pubblica, la presenza di volontarie e volontari è scandita in turni, ma la ricerca di persone disponibili a collaborare non si ferma, perché è importante coprire il canale social 24 ore su 24, con più persone, per avere sempre, nella stessa fascia oraria, più persone pronte ad intervenire. Ecco come il team di Donnexstrada può agire concretamente in caso di necessità: «la nostra possibilità d’intervento dipende molto dal tipo di difficoltà. Nel caso in cui la persona dovesse essere bloccata e subire qualsiasi tipo di violenza, se la diretta fosse pubblica la lasceremmo proseguire, perché tutto ciò che viene ripreso dal cellulare può diventare una testimonianza. Se, invece, fosse privata attiveremmo noi la registrazione schermo qualora dovesse succedere qualcosa nel corso della videochiamata. Il video, che sia una diretta pubblica che una registrazione di una videochiamata, non sarà reso pubblico e disponibile a tutt* ma solamente consegnato alla persona interessata come prova, spronandola, pur sempre rispettando i suoi tempi, a procedere con una denuncia. Chi fa la diretta cerca di registrare tutte le informazioni possibili che possano tornare utili come prova, mentre l’altra persona disponibile chiama il 112, dando indicazione sul luogo in cui c’è bisogno di intervenire. Se ci fossero situazioni di emergenza reale e possibilità molto vicine di pericolo consigliamo di chiamare il 112».
Ecco anche qualche consiglio pratico per chipercepisse di essere in pericolo durante una diretta: «il primo passo sarebbe togliersi le cuffiette, per avere sotto controllo il mondo esterno. Poi far vedere che si è all’interno di una videochiamata con una persona che è al corrente della situazione e, nel contempo, tenere d’occhio il potenziale aggressore. Questi sono consigli, da declinare in base alla situazione».
Fortunatamente, in questi mesi non si è mai presentata la necessità di chiamare il 112, non c’è mai stato nessun tipo di aggressione durante più di 500 dirette fatte, ha spiegato Saliva, e questo potrebbe essere un segnale positivo dell’efficacia del progetto. Donnexstrada ha dimostrato di poter essere uno strumento di aiuto per chi ha bisogno, ma anche un mezzo per provare a mettere in difficoltà e scoraggiare chi cerca di compiere la violenza. Le richieste d’aiuto che arrivano alla pagina Instagram sono tante, più del previsto, ma sono molti anche i messaggi di chi vuole dare aiuto: «siamo partiti con un gruppo di 10-12 persone, attualmente siamo circa 50 tra donne e uomini, che in forma volontaria aiutano a gestire la comunicazione e le dirette in sé e per sé. Abbiamo anche una pagina che si chiama “Dirette per strada” che ci aiuta a raccogliere le richieste che arrivano», ha spiegato la Vicepresidente.

Quando esserci vince
Mostrare presenza e vicinanza ha fatto sì che Donnexstrada diventasse un reale punto di riferimento per tante persone, in qualsiasi punto del paese si trovino, senza distinzioni di alcun tipo: il solo fatto di sapere che esiste questo supporto fa stare meglio. «Attraverso i messaggi, è arrivata tanta gratitudine anche da parte di chi non ha utilizzato il servizio in prima persona», ha riconosciuto Ilaria Saliva.
La forza di un progetto come questo, che “popola” i canali online, è la possibilità di raggiungere una grande quantità di persone e far sapere che la solidarietà può e deve ancora esistere. Solidarietà prima di tutto verso chi si trova in difficoltà, per agire concretamente e attivamente, ma anche nei confronti di una causa e di un gruppo di persone che si impegna volontariamente per essere presente nella vita degli altri.
C’è un altro dato importante che ha sottolineato Saliva: il progetto non coinvolge solo donne, ma anche uomini, che contribuiscono al progetto e ne riconoscono l’efficacia. Ha spiegato che: «il nome “donne x strada” è identificativo di chi ci lavora e di chi è più nel mirino, ovvero le donne, ma è aperto e rivolto a tutte quelle persone che non si sentono sicure per strada a causa di chi sono; per genere, origine o orientamento sessuale o altro». Per esempio, in questi mesi ha raggiunto anche persone della Comunità Lgbtq+ e questo permette di sensibilizzare sulla forte necessità di inclusione, mostra che le forme di discriminazione sono tante, ma anche che esistono le possibilità di soccorso e di azione concreta per limitarle.
«Aver raggiunto centomila follower in poco meno di sei mesi ci dà la possibilità di raggiungere molte persone e far sapere che c’è questo servizio», dice la Vicepresidente Saliva, «ma questo ha anche un risvolto negativo, indirettamente, perché significa che c’è sempre tanto bisogno di qualcuno che porti aiuto e che quindi il lavoro da fare è ancora tanto e l’allerta deve restare alta».
Da sette mesi Donnexstrada sostiene le persone attraverso le dirette e continuerà a farlo, ma sono previsti anche seminari e incontri online per sensibilizzare sul problema della violenza nelle sue diverse forme, perché la violenza non è mai una sola. A questo proposito, Ilaria Saliva ha spiegato: «stiamo cercando di organizzare dei seminari formativi che mirano a formare professionisti sulla violenza di genere. Sono suddivisi in 3 cicli e saranno in 3 sabati di novembre: nel primo si parlerà di ciò che succede dal punto di vista clinico quando si subisce violenza, poi si tratterà della situazione legislativa attuale in Italia e di ciò che succede all’interno delle aule di tribunale. Il terzo ciclo riguarderà i media, il linguaggio e la comunicazione e come questo possa incentivare determinati comportamenti. Sono aperti a tutti, non solo a professionisti e professioniste, ma anche a chi voglia approfondire alcuni aspetti in particolare e saranno condotti da esperti».
Un progetto no-profit nato sul web: quali possibilità di crescita?
L’iniziativa è nata online e questo, potenzialmente, permette di arrivare ovunque, ma ha anche dei limiti. Quelli più ricorrenti e comuni sono legati alla rete internet, perché in alcune zone d’Italia è più difficile mantenere una connessione stabile e il servizio è meno efficiente. L’altra difficoltà che spesso si incontra è dovuta alla comunicazione: infatti, non è sempre facile capire da quale città chiamino le persone e se vogliano una diretta in modalità pubblica o privata. Tutto ciò può ritardare un po’ l’avvio della diretta. «Stiamo lavorando per risolvere questi problemi: ad oggi cerchiamo di avere un numero adeguato di volontari e volontarie per cercare di coprire una fascia oraria in più persone e chiediamo a chi ha bisogno un piccolo preavviso prima della diretta, ovviamente se possibile, per avere il tempo di chiedere la via o la zona che per correranno; non possiamo farlo durante una diretta pubblica, per evitare di invogliare potenziali molestatori», ha spiegato Saliva.
Essere presenti e attivi online è fondamentale per il progetto, perché i social sono il mezzo di comunicazione più usato durante il giorno, attraverso cui si può raggiungere un gran numero di persone, ma Instagram non è sufficiente, soprattutto per un fattore di target. Infatti, le ideatrici del progetto si sono subito mosse di conseguenza: «non siamo solo su Instagram, ma per raggiungere la fascia adolescenziale il progetto è arrivato anche su Tik Tok, che è oggi è utilizzato dai giovanissimi con più costanza», ha detto la Vicepresidente.
C’è un altro aspetto del progetto che ha margini di miglioramento ancora ampi: quello della presenza offline. «Nonostante online raggiungiamo persone di tutta Italia, siamo ancora poco presenti sul territorio. Uno dei nostri obiettivi è proprio essere sempre più presenti nelle città, con iniziative concrete, per capire di che cosa ha bisogno il territorio e per attivare più persone possibili contro la violenza di genere, ma per farlo è fondamentale parlare con i cittadini e le cittadine e diffondere tra loro la consapevolezza di poter fare la differenza, insieme ma anche individualmente. Ci siamo sorprese della quantità di messaggi e di persone che vogliono aiutare l’organizzazione e supportare le donne; questo ci fa ben sperare anche sulla possibilità di sensibilizzare sul problema più persone possibili anche sul territorio».
Donnexstrada deve fronteggiare anche il problema che solitamente si presenta nell’ambito del no profit: sostenersi grazie alle donazioni. Le possibilità di sviluppo e miglioramento del progetto sono tante, ma per concretizzarle servono fondi: «speriamo di poter dare sempre di più anche grazie ad aiuti economici», ha detto Ilaria Saliva. Il progetto ha attivato da poco la possibilità di donare attraverso il sito internet e conta molto sul passaparola, per avere sempre più persone che credano nella sua efficacia e nelle sue iniziative. Lavora anche per creare e rafforzare una rete associativa, per crescere insieme, dare un aiuto concreto e apportare un cambiamento. «A breve ci saranno tantissime novità in merito ai nostri social e alla nostra associazione», ha preannunciato Ilaria Saliva, «speriamo di raggiungere più persone che possano aver bisogno del nostro servizio e che possano essere interessate alle nostre iniziative e, perché no, a collaborare con noi».

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