In questi ultimi anni mi sono occupato di due fenomeni che stanno prendendo il sopravvento ossia: il revenge porn e il sexting.
Il sexting rappresenta la tendenza di scambiare messaggi con contenuti altamente erotici da inviare alla persona che si vuole conquistare. Lo scambio di messaggi sessualmente espliciti, magari attraverso la messaggistica istantanea o i social network, può diventare molto insidioso. Tantissimi sono i rischi legati a questa pratica, poiché le immagini e i video possono essere inviati ad estranei, senza che l’interessato ne sia a conoscenza. Molti gli articoli, e le interviste delle vittime, che affrontano uno dei problemi più gravi legati al sexting ovvero la trasmissione delle foto su Telegram e Instagram. I social finiscono, molto spesso, al centro di polemiche e battaglie legali.
Come se non bastasse queste foto possono essere diffuse in rete dal partner, trasformandosi in revenge porn. La coppia decide di girare un video in un momento d’intimità, ma dopo la separazione uno dei due partner decide di pubblicare tutto sul web per vendicarsi. Scoprire la pubblicazione in rete di uno dei propri momenti personali, può generare senso di colpa e vergogna con conseguenze estreme per la vittima.
Questi fenomeni coinvolgono maggiormente le donne e possono sfociare in eventi drammatici. Quasi quotidianamente i media ci riportano casi di donne che prima sono state molestate e poi uccise. Il dato che deve farci riflettere riguarda il carnefice che molto spesso è una persona che appartiene al nucleo famigliare e di cui le vittime si fidano ciecamente.
Femminicidio: il caso Palombelli
Il femminicidio è un argomento di cui ho tanto parlato e che resta, purtroppo, di stringente attualità. Nonostante tutto quello che è stato fatto, in termini legislativi, nonostante le iniziative di prevenzione, non si riesce a fermare questa ondata di omicidi. Si parla quasi di una donna uccisa ogni giorno nel nostro paese. Visto il numero di episodi che si sono susseguiti nelle ultime settimane Massimo Gramellini, giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano, vicedirettore ed editorialista del Corriere della Sera, ha deciso di commentare quanto sta accadendo in Italia. Il giornalista attraverso un articolo pubblicato sul Corriere della Sera è tornato a parlare delle affermazioni della giornalista Barbara Palombelli, conduttrice del format televisivo “Forum”. Le parole di Barbara Palombelli, a proposito dei tanti femminicidi, sono diventate un caso politico e hanno scatenato numerose polemiche: “Questi uomini erano completamente fuori di testa oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo dall’altra parte? La mia è una domanda. Essendo il nostro un tribunale, dobbiamo farcela per forza”.
Gramellini ha risposto alla Palombelli con queste parole: “Non il modo di fare della donna, ma il suo modo di essere, cioè il suo rifiuto di considerarsi una loro proprietà. È la perdita del possesso e del controllo a scatenare la reazione omicida del maschio, non il carattere più o meno “esasperante” della donna. Anzi, di solito i comportamenti aggressivi che precedono il femminicidio appartengono all’assassino. Proprio mentre viene uccisa una donna al giorno, diventa pericoloso adombrare, anche solo per spirito anticonformista, che un femminicida possa essere stato provocato. Pur non volendolo, si finisce per alimentare una letteratura funesta, figlia di pregiudizi arcaici in via di troppo lenta estinzione, che individua la causa della violenza nell’atteggiamento delle vittime anziché in quello dei carnefici”.
Quella di Gramellini è una risposta forte che deve farci meditare sul sentiero che la nostra società sta percorrendo nel Ventunesimo secolo .
Occuparsi delle storie prima che dei numeri
Intanto Barbara Palombelli, dopo la bufera che l’ha travolta, si è scusata con il pubblico e con l’azienda Mediaset, sostenendo che la sua frase è stata interpretata male ed estrapolata da un contesto più ampio.
Questo modo di pensare, secondo Gramellini, è la causa scatenante della violenza e dei soprusi. Siamo abituati a contare le vittime a farle diventare dei numeri e non ci occupiamo di quella che è la loro storia, di quella che è la loro vita, di quello che lasciano, di quello che perdono, di quello che potevano anche soltanto sognare. Cosi ad un uomo violento che decide di interrompere la vita di una donna magari corrispondono tanti altri uomini che non accettano l’idea di perdere la proprietà dell’altra persona. Gramellini ha sottolineato come questo sia assurdo ed inaccettabile nel 2021.
Nella mia rubrica settimanale “PIRaterie”, pubblicata sul Quotidiano La Sicilia, ho raccontato una storia buffa.
Un giovane che è stato accusato di tentato stupro è riuscito ad ottenere dal giudice la libertà provvisoria ad una condizione incredibile. Il violentatore in erba si dovrà esibire tutti i giorni e fare il bucato a tutte le donne del villaggio, dove abita, per 6 mesi. È questa la pena che un giudice del tribunale del distretto di Madhubani, nello stato indiano del Bihar, ha deciso di infliggere ad un ragazzo di 20 anni, Lalan Kumar, detenuto, che era stato tratto in arresto qualche mese fa, in aprile, dopo che una ragazza del suo villaggio l’aveva accusato di molestie sessuali e tentata violenza. Tra l’altro è stato lo stesso Lalan a chiedere di svolgere i servizi sociali per la sua comunità, precisando che il suo lavoro è quello di lavandaio.
Certamente, è un po’ difficile far passare il messaggio di una pena di questo tipo nel nostro paese, ma possiamo tutti i giorni urlare il nostro “no” alla violenza sulle donne e se questo “no” verrà urlato dagli uomini assumerà un valore ancora più importante e denso di significato.
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