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Neuroblastoma: il valore della ricerca scientifica

Apr 11, 2022

SARA COSTA, presidente dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma

L’impegno della medicina e dei famigliari alla ricerca delle soluzioni per curare la patologia

Fare informazione per la ricerca scientifica e poter raggiungere il più ampio numero possibile di persone, con un linguaggio comprensibile anche per coloro che non sono addetti ai lavori, è importante perché la salute e la qualità della vita per malati e famigliari è interesse di tutti: è interesse sociale. Un interesse collettivo che ruota sempre più spesso attorno ad organizzazioni come fondazioni ed associazioni che si spendono per una causa in particolare. Sono ancora molte le malattie rare che necessitano ulteriore indagine da parte degli scienziati e della medicina. Tra questi vi è il Neuroblastoma, tumore che colpisce generalmente in età prescolare, prima causa di morte entro il primo anno di vita e terzo tumore per frequenza dopo le leucemie e i tumori cerebrali pediatrici.

L’associazionismo al servizio della ricerca scientifica

Dal 1993 l’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma, con origini e sede legale all’Istituto “Giannina Gaslini” di Genova, si occupa con le sue iniziative di rendere curabile la malattia. L’organizzazione è nata da genitori di bambini con neuroblastoma e da medici del Gaslini per sostenere progetti di ricerca per la cura sia del neuroblastoma che di altri di altri tumori solidi pediatrici. Attraverso una logica di rete, di cooperazione, sull’impegno di genitori attivi, in diverse parti d’Italia e di tutti gli interlocutori interessati alla ricerca della cura della patologia, in età pediatrica, si aiutano progetti ricerca “innovativi”

La comunicazione e le iniziative on line e in piazza

“Cerco un uovo amico” è l’iniziativa pasquale per sostenere il finanziamento e supporto alla ricerca per il neuroblastoma. La campagna ha come simbolo Il “bambino con l’imbuto” che contraddistingue il logo dell’associazione con una scelta d’immagine di gioia nonostante il dolore, ovvero, la gioia dell’infanzia da sostenere ed incoraggiare anche attraverso la ricerca.

L’iniziativa è incoraggiata dal patrocinio morale di Assoarma, Associazione Nazionale Alpini, Associazione Nazionale Carabinieri, Associazione Polizia Locale, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Stato Maggiore della Difesa, Vigili del Fuoco. L’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma gode inoltre del marchio “Donare con fiducia” conferito dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) secondo percorsi di verifica attestanti trasparenza, efficienza e correttezza delle attività.

L’innovazione nella ricerca scientifica

Per il triennio 2022-2024 è previsto un investimento in percorsi innovativi e studi che consentano di consolidare i risultati ottenuti grazie alla precedente ricerca scientifica.  “Queste le linee di ricerca ritenute prioritarie: conoscenza biologica e genomica della malattia, mappatura del DNA e del genoma, individuazione di farmaci innovativi e inibitori di geni ‘cattivi’ come per esempio il gene ALK, protocolli innovativi e medicina di precisione, studi di immunoterapia”, dichiara la presidente dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma, Sara Costa, madre di Luca, bambino con neuroblastoma che non ce l’ha fatta a superare la malattia.

“Grazie agli studi di sequenziamento genico della cellula tumorale oggi sappiamo che la presenza o meno di determinate alterazioni può essere associata a prognosi diverse”, dichiara Massimo Conte, vicepresidente dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma e coordinatore del Gruppo Italiano Neuroblastoma per AIEOP, Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica. “Tutte queste nuove conoscenze hanno anche permesso negli ultimi anni di mettere a punto una serie di farmaci ‘intelligenti’ in grado di silenziare queste mutazioni. In sintesi – conclude Conte – questa è la base della medicina di precisione che è e sarà sempre di più in futuro la nuova sfida per la cura dei tumori” e sui limiti della diagnosi aggiunge: “Ancora oggi non conosciamo perfettamente quali siano i meccanismi che sottendono ad un così diverso comportamento del Neuroblastoma e il perché nei bambini di età superiore ai 18 mesi la malattia sia spesso metastatica e poco curabile. La ricerca diventa quindi indispensabile”.

MASSIMO CONTE, vicepresidente dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma e coordinatore del Gruppo Italiano Neuroblastoma per AIEOP, Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica

Il Neuroblastoma, precisa Conte “ha un esordio metastatico in oltre il 50% dei casi. In questo caso – prosegue – il fattore tempo ha un fondo il corredo genetico della cellula tumorale, capire quali interruttori biologici vengono attivati, quali soppressi, quali siano gli oncogeni o le molecole responsabili dell’aggressività della malattia o della sua scarsa risposta alla terapia anti-tumorale”.

La ricerca scientifica intanto ha già dato risultati da potenziare: “Grazie agli studi di sequenziamento genico della cellula tumorale oggi sappiamo che la presenza o meno di determinate alterazioni può essere associata a prognosi diverse”, spiega Massimo Conte, e continua: “Tutte queste nuove conoscenze hanno anche permesso negli ultimi anni di mettere a punto una serie di farmaci ‘intelligenti’ in grado di silenziare queste mutazioni. In sintesi – conclude Conte – questa è la base della medicina di precisione che è e sarà sempre di più in futuro la nuova sfida per la cura dei tumori”.

Tra i progetti in corso vi è GENEDREN che punta all’innovazione dell’approccio e studia le alterazioni genetiche alla base dello sviluppo del neuroblastoma per individuare farmaci “bersaglio” che possano essere capaci di “spegnerle” agendo in modo mirato (medicina di precisione). GENEDREN coinvolge più centri:  il CEINGE di Napoli, l’Istituto “Gaslini” di Genova, il Dipartimento di medicina sperimentale (DIMES) di Genova con il laboratorio del prof. Aldo Pagano, il CIBIO (dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata) dell’Università di Trento guidato dal prof. Alessandro Quattrone, la Biobanca Integrata Tessuto-genomica – BIT sotto la responsabilità della dott.ssa Alessandra Eva, nonché la dottoressa Sanja Aveic, in forza presso l’Istituto di Ricerca Pediatrica di Padova, che contribuisce per la parte preclinica.

GENEDREN è uno dei progetti finanziati dalla Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma impegnata da anni sulla ricerca scientifica sui tumori pediatrici.

La genesi e missione del progetto GENEDREN

Il progetto GENEDREN è uno studio nato con l’obiettivo di identificare le alterazioni genetiche che predispongono allo sviluppo del Neuroblastoma. “I geni mutati diventano oggetto di studio come potenziale bersaglio di farmaci molecolari” spiega il coordinatore del progetto, Mario Capasso, professore associato di Genetica medica all’Università “Federico II” di Napoli, responsabile del servizio di bioinformatica per NGS del CEINGE, uno dei centri coinvolti nella ricerca. Insomma: si punta alla medicina di precisione e personalizzata pensando a farmaci che vadano a colpire lì dove serve. Inoltre – sottolinea ancora Capasso – la finalità è quella di migliorare le capacità di previsione, prevenzione e sorveglianza della malattia.

Il lavoro di questa ricerca si basa sul sequenziamento del DNA che riguarda circa 30mila geni, quelli finora conosciuti. A oggi è stato analizzato il DNA di circa cento bambini con l’idea di andare avanti oltre questa fase iniziale del progetto, chiamato a trarre le sue conclusioni scientifiche nell’arco dei prossimi tre anni. Le prospettive di questo studio potrebbero essere rilevanti non soltanto per il Neuroblastoma: “Alla luce di precedenti studi pensiamo che GENEDREN possa dare contributi importanti per la comprensione di altri tumori pediatrici e dell’adulto”, prosegue infatti Capasso.

“Il Neuroblastoma – spiega il ricercatore – è un tumore pediatrico che origina da un difetto dello sviluppo embrionale”. In pratica, le cellule embrionali dette ‘cellule della cresta neurale’, che “normalmente generano tessuti come quelli del cuore e delle ghiandole del surrene”, a un certo punto “possono interrompere la loro fase di crescita e generare un tumore”; dinamiche per cui “i meccanismi molecolari e genetici responsabili dello sviluppo del Neuroblastoma sono comuni a quelli legati all’insorgenza non solo di altri tumori, ma anche di altre patologie tumorali”.

Più in dettaglio, il gruppo di bioinformatici e biologi del CEINGE, avvalendosi di “un enorme numero di dati genetici, ha dimostrato che le varianti genetiche che predispongono al Neuroblastoma sono le stesse che predispongono al melanoma e alle malattie congenite del cuore”. Un motivo in più per pensare che lo studio del Neuroblastoma può favorire la comprensione (e la cura) di altre patologie.


Francesca Ferrara

Francesca Ferrara è Newsmaker, Mobile Journalist & Communication Consultant. Uno spirito entusiasta che non perde mai il focus sulle persone.

Per News48 scrive storie dall’Italia e dal mondo che raccontano soluzioni, iniziativa a favore della comunità e esperienze costruttive.


La scoperta del CEINGE di Napoli

Un passo in avanti nell’indagine scientifica arriva dal CEINGE di Biotecnologie avanzate di Napoli graziea tecniche avanzatissime di ingegneria genetica, di sequenziamento e di bioinformatica, sono state individuate le regioni regolatrici che indirizzano i geni la cui funzionalità alterata è responsabile della maggiore aggressività di uno dei tumori del sistema nervoso dei bambini.

Dalla news sul sito si legge che I ricercatori, sotto la guida Mario Capasso e Achille Iolascon (professori di Genetica Medica del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche – Università degli Studi di Napoli Federico II e Principal Investigator del CEINGE), si sono soffermati questa volta sul cosiddetto DNA “non codificante”, in passato indicato erroneamente con lo sprezzante soprannome di “DNA spazzatura”: è una porzione enorme del genoma (circa il 99% del totale) contenente particolari sequenze il cui ruolo nel determinare le malattie rimane da ancora scoprire.

«Abbiamo studiato in particolare le regioni del DNA che regolano la trascrizione dei geni, in gergo detti “intensificatori” o “enhancer” – spiega Mario Capasso – che possono essere immaginati come la manopola del volume di una radio con la quale possiamo aumentare o diminuire l’intensità di produzione di specifici geni. Abbiamo analizzato 25 linee cellulari di neuroblastoma mediante la tecnica di sequenziamento ChiP-seq e abbiamo scovato le regioni regolatrici del genoma di questo tumore pediatrico che per molti bambini rimane incurabile. Una volta individuate e localizzate, siamo andati a vedere se in esse erano presenti mutazioni, stavolta analizzando oltre 200 campioni, un numero importante trattandosi di una malattia rara. Ed effettivamente ne abbiamo trovate, in quantità superiore rispetto al restante parte del DNA». I ricercatori hanno anche dimostrato che l’insieme di questi intensificatori del genoma del neuroblastoma, quando mutati, sono tra le cause di una prognosi sfavorevole per i piccoli pazienti.

MARIO CAPASSO, professore di Genetica Medica del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche – Università degli Studi di Napoli Federico II e Principal Investigator del CEINGE

Il viaggio attraverso il DNA non codificante non è terminato qui. Utilizzando un’ulteriore tecnica di sequenziamento integrata con analisi bioinformatiche avanzate (HiC data analysis), eseguite dal dott. Alessandro Vito Lasorsa (esperto bioinformatico del CEINGE), i ricercatori hanno valutato tutte le possibili interazioni delle regioni regolatrici individuate con tutti i geni fin ad oggi conosciuti e hanno scoperto che esse interagiscono proprio con tre geni noti avere un ruolo chiave nello sviluppo dei tumori. E lo hanno dimostrato con studi in-vitro, creando in laboratorio una linea cellulare ingegnerizzata: «Grazie a una tecnica di genome editing di ultima generazione detta CRISPR-Cas9 –, chiarisce Achille Iolascon – abbiamo confermato che le mutazioni che colpiscono le regioni intensificatrici individuate regolano proprio i tre geni che insieme ad altri sono coinvolti nello sviluppo embrionale e nella risposta del sistema immunitario. Molti di questi geni inoltre sono classificati o come bersagli terapeutici del cancro o come marcatori di una prognosi nefasta della malattia».

La ricerca è stata finanziata dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, OPEN Onlus, Fondazione Italiana pe la Lotta al Neuroblastoma ed è stata pubblicata sulla rivista internazionale di alto impatto Cancer Research (Somatic mutations enriched in cis-regulatory elements affect genes involved in embryonic development and immune system response in neuroblastoma – Vito Alessandro Lasorsa, Annalaura Montella, Sueva Cantalupo, Matilde Tirelli, Carmen de Torres, Sanja Aveic, Gian Paolo Tonini, Achille Iolascon and Mario Capasso).

Napoli e Procida per il Neuroblastoma

Voci e testimonianze per il contrasto della patologia e della sofferenza dei bambini e dei loro famigliari non mancano. Ed è anche da queste storie di vita che nascono ulteriori iniziative e partnership a supporto della causa. Una di queste è il Mimas Festival che fa parte della ricca offerta di eventi di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022, con il suo ideatore e direttore artistico Luciano Ruotolo, che sostiene le iniziative dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma.

LUCIANO RUOTOLO – Direttore Artistico MIMAS FESTIVAL

Altra voce, raccolta in una testimonianza da leggere è quella di Pasquale Nani/Mele, papà napoletano che ha scritto un libro, per aiutare la ricerca, dal titolo “La mia vita a 300 all’ora” essendo un preparatore da corsa e padre di Antonio, ragazzo che nell’infanzia ha vissuto il dramma del neuroblastoma e che ora sta bene.

PASQUALE NANI MELE – Autore de “La mia vita a 300 all’ora”

Patologie e attività di divulgazione

L’attività di comunicazione e quindi di divulgazione scientifica in merito al campo sanitario è tra le più delicate che ci possano essere e necessitano di un ulteriore sguardo di attenzione, in particolar modo, quando la ricerca è ancora work in progress per trovare la cura, il vaccino, la medicina che sani e riporti allo stato di equilibrio il quadro clinico del paziente. In quest’ottica la ricerca scientifica necessita di racconti con toni propositivi e costruttivi e di narrazioni precise e contestuali al raggio d’azione degli scienziati chiamati ad apportare il loro studio e lavoro alla causa: di attività di informazione e comunicazione costruttiva affinchè il lavoro svolto e i risultati conseguiti riescano a raggiungere la più ampia platea possibile di lettori e cittadini.


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Francesca Ferrara
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