La pandemia ci sta togliendo tanto, troppo. Ma ci sta restituendo una cosa preziosa che molti di noi avevano perso: il tempo. Il tempo per riflettere su chi siamo oggi e chi siamo stati prima che il Covid-19 ci travolgesse.
Il tempo per ricordare.
Questa storia parla proprio di memoria e di ricordi ed è stata pubblicata sul sito del quotidiano inglese The Guardian in una sezione speciale che si occupa di giornalismo costruttivo e delle soluzioni: The Upside.
E come tutti gli articoli di giornalismo delle soluzioni, anche il pezzo firmato da Amelia Hill parte da un problema. Questo, in particolare, riguarda milioni di famiglie in tutto il mondo alle prese con il distanziamento da Covid-19. Riguarda anche Naomi Gordon.
L’assenza si riempie delle storie di casa
A causa della pandemia Naomi Gordon non può vedere i genitori anziani. I contatti con il padre si limitano a lunghe telefonate, videochiamate, brevi incontri. Così i giorni di isolamento passano lenti, il tempo si dilata e acquista un valore diverso. Naomi trascorre più tempo in casa, riguarda le foto, recupera vecchie lettere e diari. Fa domande nuove e comunica con il padre come non le era mai successo. E mentre la pandemia crea una ferita intergenerazionale e cancella per sempre milioni di anziani in tutto il mondo, la famiglia di Naomi non si arrende davanti a quel dolore e all’isolamento e cerca una soluzione, un collante nuovo per tenere uniti gli affetti: si aggrappa ai ricordi. L’assenza viene riempita dalle storie di casa che non erano mai state raccontate prima. “Ora abbiamo il tempo per farlo” ha spiegato. Il problema si trasforma in opportunità e Naomi decide di commissionare un libro di memorie della sua famiglia a un ghostwriter professionista.
La storia di Naomi non è l’unica. Nel corso del 2020 tante famiglie britanniche costrette a separarsi durante la pandemia hanno ingaggiato scrittori professionisti per tenere traccia e documentare la vita degli anziani di casa. Per non cancellarne la memoria.
La pandemia ci porta nel passato
Secondo questo articolo del Guardian, nell’ultimo anno le agenzie di ghostwriting britanniche hanno registrato un aumento fino al 400% delle richieste di biografie da parte di persone comuni. Il loro desiderio è di far rivivere il passato dei loro genitori e creare un pezzo permanente di storia familiare. Una di queste agenzie, Story Terrace , ha al momento circa 500 progetti in corso, il massimo mai registrato prima. Un boom che ha permesso, oltretutto, di raddoppiare il personale a tempo pieno e di programmare nuove assunzioni nel 2021.
Non solo le agenzie, anche ghostwriters freelance come Teena Lyons e Shannon Kyle hanno visto raddoppiare le richieste. Ora ne ricevono quasi una al giorno e lavorano incessantemente su registrazioni audio, lettere, foto e diari.
“La percentuale di storie di famiglia che ambiscono a una vera e propria pubblicazione editoriale in realtà è molto piccola”, ha raccontato Rutger Bruining, amministratore delegato di StoryTerrace. Per la maggior parte di queste l’importante è ricordare, condividere, raccogliere storie del passato in un libro da tramandare alle future generazioni. Basta questo.
Affidare a uno scrittore professionista le memorie di famiglia è stata la risposta collettiva a un profondo disagio, un modo per colmare un enorme vuoto affettivo. Armadi e cassetti vengono aperti e rovistati con curiosità e determinazione, le chiacchierate acquistano un significato diverso e si caricano di emozioni nuove e i vecchi di casa non si tirano indietro, ora si raccontano a figli e nipoti con più generosità e speranza. È questo il momento giusto per farlo. Ora c’è il tempo.