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Il ruolo dei media e la loro credibilità

Mag 19, 2022
Il ruolo dei media

Le immagini si propagano in modo esponenziale. Il fatto non si trasforma in notizia, diventa subito “evento mediatico” una spettacolarizzazione. Infatti, alla narrazione dell’episodio si sostituisce l’opinione su qualcosa che si trasforma in mero spettacolo.

Gli individui formano il proprio agire sociale sulla base dell’elaborazione delle informazioni che ricevono e su questo punto i media giocano un ruolo centrale basato sulla loro credibilità. Oggi, perché il processo si compia è necessario che si concretizzi una relazione che è anche momento di apprendimento.

Il sociologo Elias ha individuato tre diversi percorsi di apprendimento: per esperienza diretta, vivendo direttamente certi eventi e situazioni; osservando il comportamento di altri in ambienti sociali nei quali si è fisicamente e socialmente integrati; attraverso il racconto o la testimonianza di altri soggetti che agiscono da fonti d’informazione.

Cosi come evidenziato dal sociologo Gili (2005) la credibilità informativa si attribuisce al “narratore” o al testimone che si colloca come mediatore tra noi e i fatti, gli eventi che vengono riferiti. E’ tipicamente la credibilità attribuita (e richiesta) ai mezzi d’informazione.

Gli individui prendono le proprie decisioni, costruiscono le proprie opinioni sulla base dell’elaborazione derivante da immagini e informazioni che ricevono attraverso i media.

In una società che domina le attività degli individui, anche di coloro che sono esclusi, esterni alle reti, il rischio manipolazione è molto alto.

Le immagini si propagano in modo esponenziale.

Il fatto non si trasforma in notizia, diventa subito “evento mediatico” una spettacolarizzazione. Infatti, alla narrazione dell’episodio si sostituisce l’opinione su qualcosa che si trasforma in mero spettacolo.

I contorni si sfumano, cresce l’indeterminatezza che genera insicurezza e paura. Proprio per questo il ruolo del giornalismo diventa fondamentale. Il modo di fare giornalismo ha subito molte mutazioni: da una parte sono cambiati gli strumenti attraverso cui si veicola l’informazione; dall’altra ha influito la trasformazione della società e la formazione dell’opinione pubblica.

Uno dei punti focali di questi nuovi modelli di informazione nasce proprio dalla: relazione – interazione che ognuno di noi ha nel momento in cui legge una notizia e ne fa oggetto di discussione e di condivisione con il proprio network, con il quale entra in contatto con una frequenza sempre maggiore.

I trend ci mostrano che il nostro universo relazionale è diventato nel contempo spazio di creazione d’informazione, di fruizione d’informazione e di condivisione. Ma questo ci evidenzia anche come il web stesso sta evolvendo. Ognuno di noi diventa un nodo della rete, creando un profilo o facendo una ricerca, lascia una traccia di sé che fa si che siamo rintracciati da coloro che hanno gusti o tendenze simili e che ci vengano proposti contenuti che le aziende che operano sul web ritengono che possano interessarci.

Le immagini, foto, video, sostituiscono la parola e catturano l’attenzione dell’utente. Condividere, manipolare rieditare l’immagine, aggiungere immagini è il fulcro della nostra vita social. I nostri selfie le nostre testimonianze dei luoghi, dei volti sono il nostro modo di rappresentarci e di rappresentare chi siamo e dove siamo.

In tutto questo giocano un ruolo essenziale le fake news che possono essere rappresentate attraverso un esagono che include 6 elementi chiave: appeal, viralità, velocità, flussi, crossmedialità, forza.

Purtroppo, i fenomeni legati alle fake news sono due: la disinformazione attraverso la creazione e condivisione consapevole di informazioni che si sa essere false; e la misinformazione la condivisione involontaria di informazioni false.

La teoria degli alibi rappresenta la vittoria delle fake news. Si tende a spiegare sempre con motivi che non c’entrano niente perché le cose vanno male e, tra quei motivi o spiegazioni, non includere mai se stessi, i propri limiti, errori e difetti. 

I fenomeni in atto ci mostrano come gli strateghi del marketing abbiano fatto proprio il concetto di crowdsourcing trasformandolo nella strategia dell’influenza, utilizzando le dinamiche dei gruppi e la capacità di influenzare per orientare consumi e opinioni.

Ecco, che si pone il problema di ripartire dai contenuti e persiste la necessità di individuare un metodo per combattere il proliferare delle bufale del web. Deve trovare applicazione il “Fact Checking” ovvero il controllo delle fonti e l’indagine continua da parte del giornalista.

Il debunking

Il debunking, il processo di smentita delle notizie false, viene frenato dalla velocità delle fake e dalla loro efficacia virale. Come se non bastasse il debunking incontra diversi ostacoli. L’assimilazione partigiana che mostra la tendenza ad interpretare e rielaborare le nuove informazioni di modo che coincidano con le nostre opinioni. L’effetto dei media nemici, dove persiste la convinzione che determinati media o testate giornalistiche esprimano costantemente un punto di vista totalmente opposto rispetto alle nostre opinioni, che anzi siano prevenuti contro di esse. La polarizzazione di gruppo ci unisce ad un insieme di persone che hanno la nostra stessa opinione su un determinato argomento e questo rafforza le nostre convinzioni. La continua ripetizione di un rumor ha effetto sulla  credibilità di una notizia e sui social ottiene tantissime visualizzazioni.

Abbiamo vissuto due anni difficilissimi a causa della pandemia e il dramma della guerra tra Russia e Ucraina ci ha ulteriormente sconvolti. Non possiamo non agire e aspettare che cambi qualcosa.

Credo che per raggiungere questo obiettivo sia necessario che le testate giornalistiche costruiscano a poco a poco una propria comunità di lettori individuando, attraverso network di professionisti, temi sensibili per l’opinione pubblica e puntando sulla qualità dei contenuti. Si tratta, ovviamente, di un percorso lungo e complicato, ma soltanto l’autorevolezza così conquistata potrà difenderci dalla falsa propaganda e proteggerci da quelle notizie che alimentano le nostre paure.

Francesco Pira
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