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Siamo tutti più positivi

Gen 24, 2022
giornalismo

Ad un mese dal “benvenuto” al nuovo anno abbiamo di sicuro una certezza in più rispetto al suo predecessore: siamo tutti più positivi. Una positività che non rimanda, purtroppo, al senso letterale del termine, ma al biennio pandemico che ha letteralmente sconvolto le nostre esistenze.

Una positività fatta di “bollettini”, malati, lascia passare, divisioni; in questi ventiquattro mesi di Covid-19 la polarizzazione ha preso il sopravvento spingendoci con vigore al “tu sì/tu no” e relegando gli organi dell’informazione a mere fazioni del “chi urla più forte le sue convinzioni”. Noi, in quanto giornalisti e comunicatori, abbiamo perso il senso della notizia presi dalla smania dei like e del commento selvaggio alimentato da titoli strappa click e non sempre in linea con il contesto ed il contenuto; noi, in quanto esseri umani, abbiamo smarrito la leggerezza e la capacità di stupirci ancora delle piccole cose vedendo nell’altro un amico e un alleato in quella meravigliosa avventura che si chiama vita.

Siamo, infatti, talmente imbevuti di negatività da non sorriderci più dietro alle mascherine arrivando addirittura al vedere un potenziale “nemico” nello sguardo altrui; il tempo degli arcobaleni e delle canzoni sui balconi è terminato da un pezzo figlio di un’economia tartassata dai rincari e dall’inflazione. Le nuove generazioni si rincorrono nel metaverso tra una Dad e l’altra, mentre i lavoratori si ritrovano ad essere sempre più working e poco smart ma, soprattutto, molto soli alla caccia di un decreto salvavita e un bonus liquidità.

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Ogni mese pubblichiamo un editoriale per riflettere insieme sul giornalismo, la comunicazione e l’attualità. A firmare questi articoli sono i professionisti del team editoriale di News48.

Il giornalismo costruttivo propone una soluzione al clima di incertezza

È proprio in questo clima di incertezza e di fatica che il giornalismo costruttivo gioca un ruolo cruciale; è proprio in questo momento che noi responsabili della comunicazione e dell’informazione dobbiamo tornare ad essere un punto di riferimento per la comunità che rappresentiamo. Perché non solo il nostro settore si trova ad affrontare una crisi senza precedenti (secondo l’indagine Edelman del febbraio 2021 in Italia il 75% degli intervistati ritiene che i media non stiano facendo affatto bene per quanto riguarda obiettività e diffusione di notizie che non siano parziali e di parte e il 71% crede che la maggior parte delle fonti di informazione siano più interessate a supportare un’ideologia, una posizione politica, piuttosto che informare il pubblico, le persone. Tutto questo si traduce in un calo di fiducia nei confronti dei media tradizionali che perdono credibilità passando dal 65% degli italiani che si fidava dei media nel 2020 al 52% nel 2021), ma il sentimento “nero” vissuto e respirato nelle case, nelle città, nei borghi è in parte colpa nostra.

È colpa nostra se anziché contestualizzare e informare diamo voce e spazio alle non notizie pur di ottenere più commenti sotto agli articoli e ai post; è colpa nostra se le fonti perdono di autorevolezza e di credibilità pur di uscire con 12 “notizie” al giorno fomentati dalla quantità anziché dalla qualità del contenuto; è colpa nostra se la gente sceglie di informarsi su Facebook e i social anziché sugli organi ufficiali alimentando così il dilagare di fake news e opinioni. Oggi più che mai abbiamo bisogno di costruire anziché distruggere o meglio, ricostruire: a partire dalla fiducia nell’editoria e nella nostra figura. Questa caccia alle streghe deve terminare perché siamo tutti stanchi, stremati e tristi. C’è voglia e necessità di normalità: la divisione non contribuisce e non contribuirà mai a restituirci la nostra leggerezza.

Un giornalismo diverso non è solo possibile, ma necessario; dobbiamo risorgere dalle nostre ceneri mettendoci dalla parte del lettore perché è lui il nostro primo interlocutore. Dobbiamo chiederci sempre il perché si stia scrivendo un determinato pezzo e con quale scopo: c’è bisogno di positività, ma di positività vera perché non sono i “bollettini” e gli strilli a rendere le persone migliori o più consapevoli.

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Michela Trada
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