Alla fine di ogni anno, le diverse piattaforme virtuali tracciano il loro bilancio sulle principali tendenze ed evidenziano le diverse attività dei loro utenti. E questo ovviamente è accaduto anche a dicembre 2021
Facebook, Instagram, Twitter e Tik Tok hanno presentato le loro valutazioni e anche Pornhub ha pubblicato le sue percentuali. Su fanpage.it, Lorenzo Longhitano, ha riportato tutti i dati, e devo dire che alcuni non sono molto incoraggianti.
Nella classifica dei termini più popolari c’è “Hentai” che ha guadagnato la prima posizione. Si tratta dell’animazione giapponese a sfondo erotico; il secondo posto è stato occupato dal generico “Japanese”; al terzo posto si conferma “Lesbian”; il termine “Milf” al quarto posto che indica le attrici che recitano il ruolo delle madri; al quinto posto troviamo “pinay” una novità che mostra la passione degli uomini per le donne filippine.
La dottoressa Laurie Betito, psicologa clinica, terapista sessuale e direttrice del Pornhub Sexual Wellness Center, ha commentato il successo del termine “Hentai” con queste paroel: “I cartoni animati sono più fantasiosi del porno normale. Possono offrire più stimoli visivi in termini di movimenti, angolazioni, colori ed espressioni facciali. Poiché non sono reali, può andare oltre, con meno vincoli di quelli che offre la realtà. Il porno hentai tende anche ad avere più di una trama e le persone sembrano essere sempre più attratte dal contesto”.
Le visite degli utenti avvengono principalmente di notte, tra le 23 e la mezzanotte, e poi nel pomeriggio alle ore 16.00. La giornata che registra il maggior numero di visite è quasi sempre la domenica.
Pornografia in rete: la posizione dell’Italia
L’Italia si posiziona al quinto posto nel mondo in termini di traffico, preceduto solo dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dal Giappone e dalla Francia, e la durata media delle visite si aggira sui 9 minuti e 43 secondi. Rispetto allo scorso anno abbiamo guadagnato due posizioni. I dispositivi mobili hanno rappresentato l’86 per cento di tutto il traffico di Pornhub in tutto il mondo.
Le parole più cercate in Italia sono state: “Italiano”, “Dialoghi italiano”, “Milf” e “Amatoriale italiano”. Le star italiane più gettonate sono state Malena la Pugliese, Martina Smeraldi e Valentina Nappi.
I dati sui visitatori confermano diversi report di cui mi sono occupato e che fanno molto riflettere sulla nostra società. I visitatori italiani sono così suddivisi per fasce d’età: 33 per cento tra i 18 e i 24 anni, 25 per cento tra i 25 e i 34, 16 per cento tra i 35 e i 44, 12 per cento tra i 45 e i 54, 9 per cento tra i 55 e i 64, e il restante 5 per cento tra gli over 65.
Il 33% riguarda i giovani e questo vuol dire che la Generazione Z si approccia al sesso attraverso piattaforme di questo tipo. Ovviamente, Pornhub non è l’unica piattaforma dedicata alla pornografia.
Da sociologo della comunicazione mi sono occupato di tante devianze come il cyber bullismo, il sexting, il revenge porn e il bosdy shaming, ma ci sono alcune dipendenze molto gravi legate alla pornografia.
La rete è ricca di contenuti pornografici facilmente accessibili ed esistono diversi modi per aggirare anche le limitazioni. Infatti, il numero di minori che guarda filmati porno è elevato.
I più giovani e l’accesso alla pornografia
Qualche tempo fa il Corriere della Sera ha riportato alcuni dati che sono stati spiegati dalla criminologa e ricercatrice presso la Middlesex University di Londra, Elena Martellozzo, e dalla Polizia Postale. A quanto pare a livello globale il 30 per cento dei bambini fra gli 11 e i 12 anni guarda pornografia online. In Italia il 44 per cento dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni.
Come se non bastasse ci sono i dati dell’indagine “Venduti ai Minori”, realizzata dal MOIGE Movimento Italiano Genitori, in accordo con l’istituto Piepoli, condotta su un campione di oltre 1.000 minori dai 10 ai 17 anni, intervistati in tutta Italia. Elisabetta Scala, Vice Presidente del Moige ha spiegato i risultati durante una diretta streaming, svoltasi il 20 ottobre 2021, presente sul portale Rai Scuola.
Per quanto riguarda l’accesso ai contenuti erotici è emerso quanto segue: “Il 44 per cento dichiara di averla scoperta perché gliene hanno parlato gli amici, il 19 per cento tramite internet, il 9 per cento attraverso pubblicità online che lo/la hanno incuriosito e il 40 per cento in altro modo. L’81 per cento dei siti non verifica l’età dell’utente e, quando questo accade, il 15 per cento mente per poter accedere ugualmente. Da segnalare la difficoltà tecnica dei genitori ad attivare filtri parentali, solo un minore su 4, cioè il 25 per cento dei minori ha attivato il parental control su smartphone, tablet, smart tv per limitare l’accesso ai contenuti pornografici”.
Il ruolo degli adulti
Noi adulti abbiamo il dovere di presidiare e soprattutto di educare i nostri figli ad un uso consapevole del web. Bisogna anche indirizzare i ragazzi sul sesso, perché le piattaforme si stanno sostituendo ai genitori. Questo non è accettabile ed è frutto di retaggi culturali che, nel Ventunesimo secolo, devono essere superati.
Esistono piattaforme che gli adulti non conoscono dove i ragazzi e le ragazze compiono atti poco opportuni. Mi riferisco a Tellonym, molto gettonato, con una crescita incredibile.
Inutile negarlo serve una formazione che coinvolga tutti gli attori della società: la scuola, le associazioni e soprattutto le famiglie. I genitori devono sapere a cosa serve il parental control, utile a verificare a quali siti accedono i loro figli.
Il primo traguardo importante da raggiungere è rendere consapevoli i genitori dei rischi e delle opportunità del web, ma serve un impegno costante per frenare lo squilibrio tra quello che i nostri figli immaginano nel mondo virtuale e quello che invece è il mondo reale. È chiaro che questa tendenza va invertita per proteggere le nuove generazioni.
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