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Il sistema della fabbricazione delle notizie in rete è diventato sempre più tossico

Nov 15, 2021
fabbricazione notizie

La rete è diventata compulsiva: più notizie consumiamo, però, più siamo disinformati. Se vi sembra un paradosso, dovreste leggere questo resoconto molto dettagliato sul sistema dei nuovi “fabbricanti di news” , per capire come alla crescente velocità di notizie in Rete sia corrisposta una diminuzione del costo della loro produzione e, di conseguenza, uno scadimento della qualità delle stesse. Ok, questo si era intuito, ma il meccanismo va compreso in profondità.

Il gioco di chi produce informazione non è informarci ma far sì che noi consumiamo quante più news possibili, spingendoci ad una vera e propria dipendenza per accaparrarsi la nostra attenzione: merce, questa, sempre più rara. E se le news sono gratuite, chi paga? Noi che leggiamo no di certo, chi mette in piedi questo circo neanche, lo sponsor sicuramente sì.

Le visualizzazioni di pagina diventano il centro di questo nuovo gioco, allora: più visualizzazioni di pagina significano più entrate. E per fare visualizzazioni, bisogna spingere sul tasto delle emozioni. Ecco allora la nuova polemica, magari campata in aria, ma tant’è: più ci arrabbiamo, meglio è per chi tira i fili.

E se “campata in aria” significa spesso fake, pazienza. Come attesta il Mit già dal 2016, le fake news raggiungono molte più persone, viaggiano più in fretta e arrivano più in profondità perché urlano, sorprendono, scandalizzano, impauriscono o fanno arrabbiare di più. In sostanza, coinvolgono di più. Quindi, procurano anche più pubblico agli inserzionisti pubblicitari. Oltre ad avere un ridottissimo costo di produzione – visto che non c’è davvero bisogno di preparazione e competenza, di indagini sul campo, di verifiche – in rete le notizie false offrono dunque una redditività molto più alta di quella delle notizie vere.



Ogni dollaro speso in pubblicità che va a siti di disinformazione contribuisce molto più alla produzione di notizie false di quanto un dollaro speso in pubblicità che va a media legittimi contribuisca alla produzione di giornalismo credibile, scrive Annamaria Testa, e questo intossica l’intero sistema dell’informazione.

Ma non basta. Perché il bello deve ancora venire.

In futuro, le notizie saranno probabilmente su misura per ognuno di noi, e questo dovrebbe iniziare a spaventarci per davvero. Proprio come i vostri risultati di ricerca sono diversi dai miei, il vostro titolo per lo stesso articolo e il mio saranno diversi. L’autore potrebbe aver scritto diverse versioni del pezzo: una su misura per i vostri gusti, l’altra per i miei. Anche l’URL sarà diverso, in modo che l’editore possa tenere traccia del tempo sulla pagina, dei titoli che generano clic e della capacità di condivisione. Invece di ottenere feedback dalla realtà, ognuno rafforzerà le proprie convinzioni leggendo la versione scritta ad arte per ottenere tutto ciò.

Consumiamo rumore, dunque: rumore tossico. La nostra attenzione è diventata merce, preziosa, in mano ai fabbricanti di news…

Cosa possiamo fare, allora? Il Constructive Network, con News48.it, ha sposato il procedimento contrario a quello fin qui descritto: notizie lente, ragionate, che partono dai problemi, analizzano dati e processi, indicano possibili soluzioni sulla base di esempi virtuosi. E ci aiutano ad elaborare e riflettere. Pensare è faticoso, è vero, ma non possiamo permetterci di delegare ad altri questa funzione, soprattutto a chi ci spinge a consumare tossicità. Dobbiamo piuttosto avere il tempo di restare in connessione profonda con noi stessi e porci domande significative, perché quel tempo è sacro ed utile, e ci sottrae alla ragnatela delle news consumate in fretta e furia.

Possiamo anche scegliere di cambiare le fonti di informazione, rifuggendo dalle breaking news e cercando contenuti senza tempo, che non si brucino nel giro di qualche ora. Dove trovarli? In newsletter verticali, per esempio – ce ne sono ormai di meravigliose, su tantissimi argomenti -. Oppure tra le pagine dei libri, che generalmente non si consumano in modo compulsivo e possono raccontarci tanto. Ne va della nostra salute mentale, ma significa anche contribuire a disinquinare un sistema sempre più (volutamente) tossico, sottraendoci a quella opinione polarizzante e invadente. Se ci chiedevamo il perché, adesso abbiamo qualche elemento in più per capire il grande gioco che si sta consumando a nostre spese.


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Vito Verrastro
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