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Esperimenti sociali: @Lobuonoinside ci mostra le sfumature dell’umanità

Feb 13, 2023
esperimenti sociali

Il giornalista americano Gene Weingarten si è meritato un premio Pulitzer nel 2008 per il suo articolo pubblicato sul Washington Post dal titolo “Pearls Before Breakfast”. Weingarten ha raccontato un esperimento sociale con protagonista il violinista Joshua Bell.

Venerdì 12 Gennaio 2007, ore 7.51 del mattino, fermata della metropolitana Enfant Plaza a Washington. Bell, vestito con una t-shirt, jeans e un cappellino, inizia a suonare e va avanti per 43 minuti durante i quali passano davanti a lui 1.097 persone di corsa. La sua performance è organizzata dal Washington Post come esperimento sociale volto a osservare il contesto, la percezione delle persone e le priorità di ognuno. La domanda chiave dell’esperimento è stata: in un ambiente relativamente scontato della città, in un momento scomodo per tutti, la bellezza riesce ad andare oltre e conquistare?

Di tutti i passanti solo 7 si fermano ad ascoltare pochi attimi, 27 gli danno dei soldi (con fare frettoloso). Il ricavato totale è pari a 32 dollari. Tre giorni prima, Bell aveva suonato alla Symphony Hall di Boston facendo il pieno con posti a sedere al costo di 100 dollari a persona.

Un esperimento sociale in piena regola: persone inconsapevoli vengono coinvolte in una situazione mentre qualcuno registra le reazioni al contesto e alle azioni proposte. Questa la definizione che ne dà la psicologia sociale. L’obiettivo è quello di studiare come interagiscono tra loro le persone e come gli ambienti possono in qualche modo influenzare le nostre scelte. Se probabilmente non vorremmo esserne protagonisti, di certo ci piace esserne spettatori o lettori come nel caso narrato da Weingarten. Questi esperimenti ci piacciono perché si attivano in noi i processi del contagio emotivo. La psicologa e sociologa Elaine Hatfield ha definito per prima il contagio emotivo: come le persone che osservano le emozioni di altri tendono a sentire e copiare quelle stesse emozioni.

I primi esperimenti sociali: le candid camera

Dalla psicologia sociale facciamo un salto veloce all’intrattenimento televisivo e alle candid camera nate nel 1949 su idea di Peter Funt che diede vita al programma televisivo americano omonimo. Utilizzato ampiamente nel cinema underground degli anni Cinquanta, il format aveva l’obiettivo di documentare i comportamenti spontanei delle persone. Cinque sono gli elementi definiti da Funt su cui si basano le candid camera: il sovvertimento delle situazioni note, l’accento posto sulle debolezze dell’essere umano, il soddisfacimento di desideri ricorrenti, la sorpresa e l’inserimento di elementi insoliti in situazioni solite.

Questi stessi elementi li ritroviamo oggi negli esperimenti sociali che rintracciamo sui social network, piattaforme su cui trascorriamo, secondo gli ultimi dati del GlobalWebIndex, in media 1 ora e 46 minuti al giorno (dato italiano). Molti degli esempi di questo format si trovano su Tik Tok dove gli utenti trascorrono il 5% del loro tempo da svegli (dati dal Digital Report 2022 di Hootsuite). Ed è proprio su questa piattaforma che ho scoperto il profilo @Lobuonoinside. Mi sono persa tra i suoi video di esperimenti sociali per un paio di mezz’ore. Rapita proprio da quegli elementi messi in luce da Funt e con emozioni frutto di quel contagio emotivo raccontato da Hatfield.

Ci sono rimasta qualche giorno su quel profilo riflettendo su cosa potesse spingere una persona a scegliere di dedicare del tempo a questo tipo di contenuto. Potere del digitale che riduce le distanze, inizio una conversazione privata con il proprietario dell’account. Luca Lobuono, 31 anni, barese, laurea in filosofia, lavora nell’azienda di distribuzione di prodotti editoriali di famiglia. Qualche messaggio per poi portare la conversazione a una telefonata che potesse darci più respiro e dialogo. Scopro che il progetto è nato poco più di un mese fa – 4 Gennaio 2023 – ed è stato pensato insieme ad Alessia, la sua compagna, 20 anni.


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Assunta è fondatrice del Constructive Network, direttore responsabile di News48 e autrice di Empatia Digitale, saggio sulla comunicazione. Dal 2012 studia e approfondisce il giornalismo costruttivo.

I suoi articoli propongono storie, riflessioni e commenti all’attualità. Sempre con un taglio di soluzione e costruttivo.


La voglia di mostrare le sfumature dell’umanità

«Sono sempre stato una persona molto sensibile e attenta agli altri. Forse arriva tutto da questa mia attitudine. Dal desiderio di osservare l’umanità e capire le reazioni delle persone. Non dobbiamo perdere la speranza, io non voglio perderla. Ci sono persone straordinarie intorno a noi». Esordisce così Luca alla mia prima domanda. E mi racconta come è nata l’idea «qualche mese fa seguivo su Tik Tok un ragazzo straniero che faceva contenuti di questo tipo. Passavo ore a guardarli e a piangere. Si attivavano emozioni incredibili dentro di me. Da lì ho pensato di provare a farlo anche io in Italia. E devo dirti che da subito si è dimostrata una vera esperienza di vita». Il progetto di Luca e Alessia, però, sta già guardando oltre.

Se il volano è stata la sensibilità e il desiderio di mostrare le fragilità dell’essere umano, siano esse positive o negative, l’obiettivo è ancora più ambizioso. «Siamo cresciuti con l’idea che la scuola e la famiglia siano i riferimenti educativi. E ovviamente lo sono ancora. Dobbiamo però aggiungere anche i social media e il mondo digitale dove tutti passiamo molto tempo. Il nostro obiettivo è di creare ora una community solida con questi esperimenti sociali e poi di ampliare la tipologia di contenuti cercando di passare concetti profondi in modo semplice. Vogliamo arrivare ai ragazzi più giovani. Una sorta di educazione alla vita che possa diffondere sentimenti come vulnerabilità, altruismo, amore, gioia, condivisione». I video postati su Tik Tok, Instagram e YouTube fino al momento della nostra chiacchierata sono tutti girati a Bari ma presto Luca e Alessia produrranno nuovi contenuti da altre città.

Un successo inaspettato

«Non ci aspettavamo assolutamente che i video andassero così virali. Almeno non così presto. Ci condividono da tutto il mondo e ci scrivono davvero in tanti. Stiamo già programmando esperimenti sociali a Napoli e Roma da dove riceviamo al momento il maggior numero di messaggi» spiega Luca mentre io osservo i dati delle visualizzazioni sul suo profilo. 43,7 milioni il video che mostra Luca su un tappeto mobile di un supermercato. È bloccato, ha paura. Al suo fianco passano delle persone e non si fermano. Poi arriva una famiglia: mamma, papà, bambino e un neonato. Il papà si accorge della difficoltà di Luca, lascia la carrozzina alla mamma e si ferma ad aiutarlo. Il bambino, seguendo l’esempio del papà, si presenta come Batman e collabora. «Per girare quel video ci abbiamo messo 5 ore. Sono passate decine di persone e nessuno si è fermato. Fino a questo papà. Mi sono rimaste impresse due cose di quel momento. Il papà che mi fa intendere di capire la mia paura dimostra che quando riconosciamo le emozioni siamo più disposti a comprenderle e ad aiutare. Il bambino che una volta colto il segnale del papà ha scelto di collaborare ci dà la più grande dimostrazione di come l’esempio degli adulti sia fondamentale».

Ci sono anche le emozioni come la paura che genera indifferenza

Non potevo non chiedere a Luca come potesse gestire la sua emotività in queste situazioni. «In realtà pensavo di fare più fatica. Probabilmente quando ci sei dentro cambia tutto. E di fatto mi ha sorpreso la mia capacità di gestire le emozioni che provo ogni volta». Il video che lo ha turbato di più vede Luca posizionato lungo il marciapiede della città con in mano un cartellone. C’è scritto “Soffro di ansia e depressione. Ho bisogno di parlare con qualcuno”. Decine di persone sono passate davanti a lui con indifferenza o con uno sguardo sfuggente. Fino a che Luca ha girato il cartellone mostrando un’altra scritta: “soldi free” incorniciata in biglietti da 5 euro. È allora che la folla si è accalcata su di lui e incredula ha preso i soldi fino al loro esaurimento. «Quell’esperimento mi ha scosso. Ho fatto fatica a togliermi di dosso l’amarezza. Poi però ho pensato che esistono ancora troppi pregiudizi sull’ansia e la depressione. Servirebbe fare più informazione. Le persone sono convinte che chi ne soffre sia pericoloso per gli altri. In realtà il pericolo maggiore lo corrono coloro che vivono queste patologie. Ed è per questo che parlare, condividere e sapere di essere ascoltati può essere un aiuto».

Eccoli lì, gli esperimenti sociali che ci mettono di fronte allo specchio. Che ci mostrano chi siamo come umanità e come individui. Un viaggio che può lasciare amarezza o gioia, ma di certo consegna lezioni di vita. Come il clochard a cui Luca si avvicina chiedendo cibo perché non mangia da giorni. L’uomo condivide quello che ha. Non ci pensa nemmeno un attimo. Comprende ed è disposto ad aiutare. «Tutto ciò che ruota intorno a questo progetto è meraviglia».

Mi lascia così Luca, con queste parole che mi fanno pensare alle straordinarie sfumature di cui siamo fatti. Tutti noi. A volte buoni e generosi, altre volte cinici e distratti. Di sicuro umani.


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