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Allarme fake news: l’impegno contro la disinformazione

Giu 30, 2022
disinformazione

Ormai da anni conduco una battaglia di civiltà contro un nemico che prende il nome di disinformazione. Durante la pandemia, in qualità di Presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle fake news di Confassociazioni e coadiuvato dai componenti dell’Osservatorio, abbiamo varato  diverse iniziative per contrastare il fenomeno delle fake news che è diventato ancora più invasivo.

Le bufale del web sono oggi una grande preoccupazione per i media tradizionali. Assistiamo ad una trasformazione profonda della società, al progressivo indebolimento delle istituzioni, alla perdita di ruolo di rappresentanza come corpi intermedi dei partiti politici, osserviamo come vi sia ormai una completa mediatizzazione dei processi di costruzione dell’opinione pubblica.

Le fake news a volte sembrano credibili perché sono cross mediali e velocissime. Nel volume “Giornalismi”, scritto con il collega Andrea Altinier, al mio fianco anche nell’Osservatorio come Vice Presidente Esecutivo,  abbiamo tracciato un modello, che abbiamo definito “esagono delle fake news”, per identificare quelle caratteristiche che fanno delle fake news un’ “arma di disinformazione di massa”.

Nei primi mesi della pandemia il presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha sottolineato la gravità del fenomeno. Tanto che il presidente dell’organismo ha dichiarato proprio che la pandemia di coronavirus “è stata al centro di una diffusa attività di disinformazione online, nella quale si sono inseriti attori statuali, attori strutturati, che intendono manipolare il dibattito politico interno, influenzare gli equilibri geopolitici internazionali, incitare al sovvertimento dell’ordine sociale e destabilizzare l’opinione pubblica in merito alla diffusione del contagio e alle misure di prevenzione e cura”.

Il Copasir non è l’unico a preoccuparsi, ma anche il Word Economic Forum da tempo ha inserito la diffusione della disinformazione tra i principali rischi globali.

Fake news: un fenomeno serio

Il fenomeno, quindi, è molto serio. Purtroppo, è il frutto di una grave sottovalutazione. Siamo passati dalla stagione in cui molti sostenevano che le fake news fossero niente di più che bufale, scritte da burloni, i quali si divertivano in questo modo a popolare i social. Un periodo in cui ancora, peraltro, la messaggeria veloce non era molto diffusa, non esistevano Telegram, Whatsapp, era molto difficile far girare sia i deepfake, cioè i video falsi, che i messaggi audio falsi. Esisteva anche il problema di non avere ancora cablata una parte del Paese, che non è un limite da poco.

Oggi, i numeri non sono confortanti: a quasi il 60% degli italiani è capitato di considerare vera una notizia letta su Internet che poi si è rivelata falsa, mentre il 23% ha condiviso in rete contenuti per scoprire successivamente che erano infondati. In particolare, le principali vittime delle fake news sono coloro che sulla rete vanno in modo saltuario.

Le fake news, innanzitutto, hanno un notevole appeal, perché sono notizie che incuriosiscono, riuscendo a cavalcare l’onda dei temi di attualità e a penetrare nell’agenda setting. Sono poi virali, cioè riescono a diffondersi con grande efficacia e a raggiungere un grande numero di persone. Sono inoltre veloci e crossmediali, vale a dire in grado di essere trasversali ovvero di passare da un media all’altro. Rappresentano ancora un flusso, vale a dire che sono una informazioni orientate a dimostrare una tesi o a veicolare l’opinione pubblica verso una posizione chiara che non sempre rispecchia la realtà. Infine, hanno una “energia” incredibile, nel senso che, anche quando sono smascherate, riescono a lasciare una traccia profonda nella memoria dei lettori e nell’opinione pubblica.

Numerosi studi e ricerche dimostrano che le fake news effettivamente vengono usate per attaccare tre capisaldi della democrazia: la politica, la scienza e l’economia.

Il problema è che le fake news, immesse nel vortice della nuova comunicazione, hanno un peso, una capacità di produrre danni enormemente più gravi che in qualunque altro momento storico.

Quando riguardano la scienza e, in particolare l’area medico-sanitaria, è difficile stabilire se una notizia è vera o falsa. I cittadini si sono sentiti disorientati in questi ultimi due anni. Non si può negare che la comunicazione scientifica e quella istituzionale non hanno funzionato e i risultati negativi si sono susseguiti mese dopo mese.

Fake news e guerra

Adesso, durante il conflitto tra Russia e Ucraina stiamo notando le diverse strategie di comunicazione.

La più evidente è quella di Putin che fin dall’inizio ha cercato di dire la sua attraverso forme di censura e ha diffuso nel mercato dell’ informazione mondiale delle fake news, diventate  armi di disinformazione. Ha deciso di sanzionare i giornalisti che non si allineano al regime e non si tratta solo dei giornalisti stranieri, che hanno abbandonato la Russia perché non possono raccontare quello che vogliono, ma anche degli stessi giornalisti russi. Ha fatto arrestare le persone che manifestano e ha chiuso i social network, aspetto importantissimo.

Le fake news che si stanno usando in questa guerra possano riuscire a colpire lo stesso obiettivo che è quello di confondere le persone. Non dimentichiamoci che chi parteggia per un fronte o per l’altro decide di raccontare la propria verità sicuramente alterata da quella che sociologicamente chiamiamo il “pregiudizio di conferma”. Una sorta di miopia dell’informazione: la nostra decisione è praticamente già presa in partenza perciò, cercando informazioni su un determinato argomento, tenderemo a privilegiare i dati e le informazioni a sostegno di ciò in cui crediamo, finendo per renderci ciechi di fronte a quelle.

Interviene anche il cosiddetto “ragionamento regolato”. La nostra mente e capacità di ragionare sono influenzate da quelle che sono le nostre conoscenze e convinzioni preesistenti.

Tutti sappiamo perfettamente quanto le fake news possano realmente fare vincere un certo tipo di propaganda e sappiamo quanto le fake news internamente possono essere gestite.

Quindi fake news da una parte e mis-information dall’altra,  intesa quest’ultima come l’uso strumentale e manipolatorio delle informazioni per definire una specifica narrazione e visione del mondo. Persone che condividono notizie che possono essere false consapevolmente o inconsapevolmente e questa è stata la comunicazione della Russia.

Recentemente un articolo de La Voce di New York ha riportato la notizia che il Copasir a Washington continua la sua battaglia contro le fake news dei regimi autocratici.

Il presidente del Copasir Adolfo Urso, in conferenza stampa all’Ambasciata d’Italia a Washington al termine della visita negli Stati Uniti, ha sottolineato che:

Esiste invece una macchina della disinformazione – ha continuato  Urso – che agisce in Italia come negli Stati Uniti. Già la presidenza Obama aveva creato nel 2016 una task force per fronteggiarla e altrettanto ha fatto la commissione europea dal 2015 dopo l’invasione della Crimea”. E ha aggiunto: “In questo viaggio del Copasir in Usa è emersa la consapevolezza del significato del ruolo dell’Italia in Europa, della sua capacità di tenerla insieme che è ben percepita nell’amministrazione Biden. Abbiamo percepito nei nostri interlocutori la loro piacevole sorpresa di fronte alla sostanziale unità della commissione nell’esprimere le posizioni del parlamento italiano in modo coeso, unitario, bipartisan”, ha detto Urso sottolineando i  pericoli che le democrazie occidentali stanno correndo con le minacce delle autocrazie.

Il Copasir continua a vigilare e cerca di arginare le continue fake news, constatando come alcuni media russi come Sputnick e  Russia Tv  sono stati scoperti come creatori di bufale e lo stesso vale per tanti comunicatori cinesi che hanno permesso la circolazione di false notizie sul Covid 19.

E sulle fake news è intervenuto anche Papa Francesco che durante l’incontro con i Paolini, religiosi che hanno come carisma proprio la comunicazione, ha evidenziato come la disinformazione sia “all’ordine del giorno”. Infatti “Si dice una cosa ma se ne nascondono altre“. Ecco perché è necessaria una divulgazione “nitida e chiara” delle notizie, che nel caso dei periodici religiosi deve anche essere “testimoniata con la propria vita”.

Io credo che si possa fare ancora molto per combattere la disinformazione. Va spesa ogni energia. Possiamo farcela se facciamo vincere il buon senso, la solidarietà e la responsabilità, cercando di puntare al giornalismo costruttivo.

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Francesco Pira
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