Il podcast, nell’arco di due decenni, si è rivelato tra tutti i mezzi di comunicazione, tra tecnologie, piattaforme e processo di creazione, il media più indipendente e di facile fruizione sia ai fini dell’informazione, e narrazione costruttiva, dando voce a contenuti, luoghi e protagonisti non considerati dal mainstream e sia in ottica di comunicazione aziendale oltre che produzione indipendente.
Un festival, di una solo giornata, che si è tenuto presso La Casa del Podcast, nella struttura di TechnoTown, hub della Scienza Creativa di Roma Capitale, sita in Villa Torlonia, per prendere consapevolezza del valore e supporto delle tecnologie nella propria vita e routine quotidiana ma, al contempo, una coscienza critica dei limiti, e del non-valore, dopo averle studiate con attenzione.
Ne parliamo con Giulio Gaudiano, Presidente dell’Assipod e fondatore de La Settimana del Podcast, Digital Ergo Sum e il Festival del Podcasting che si terrà a Milano dal 25 al 30 Settembre 2023.

Giulio Gaudiano intervista Lazzaro Pappagallo e Alessandro Guarasci (Associazione Stampa Romana)
Digital Ergo Sum – Festival della Cultura e della Società Digitale. Quanto è digitale la nostra società?
«La nostra società è molto digitale ma la vera domanda è: ‘quanto è consapevole la nostra società di come utilizzare il digitale in modo che la vita quotidiana funzioni meglio, in modo da poter avere un valore nella propria vita professionale, in modo da poter ottenere un impatto positivo sulla cultura e sulla società stessa dall’utilizzo delle nuove tecnologie?’
Questo è il cuore dell’evento Digital Ergo Sum, proprio perché il digitale è entrato in maniera massiva nella nostra vita, di tutti i giorni, e la prima cosa che usiamo la mattina appena ci svegliamo già abbiamo davanti lo smartphone e l’ultima cosa che vediamo la sera ha modificato le nostre abitudini, il modo in cui prenotiamo le nostre vacanze, il modo addirittura in cui conosciamo il partner della vita. Bene, tutti questi utilizzi del digitale sono fatti in maniera consapevole o non consapevole? Davanti alla stessa tecnologia come posso approcciarmi io come essere umano in modo che al centro non ci sia la tecnologia stessa ma i miei bisogni le mie esigenze del mio benessere? Questo è il cuore dell’evento che abbiamo organizzato».
«È importante non comunicare mai in base alle possibilità offerte dagli strumenti: non sono gli strumenti che devono settare l’asticella della nostra comunicazione questo credo che sia il punto di partenza. La nostra comunicazione deve essere finalizzata a un obiettivo indipendente dalle possibilità offerte dagli strumenti”.
Giulio Gaudiano, Presidente Assipod.org
Quanto è digitalmente costruttivo utilizzare gli strumenti che ci propongono di le tecnologie odierne
«Le tecnologie non sono delle idee nell’iperuranio ma sono delle invenzioni di società che hanno uno scopo fondamentalmente commerciale. Sono delle Corporation basate negli Stati Uniti, la maggior parte di queste tra forze e servizi che utilizziamo più frequentemente solo con l’eccezione di Spotify che Europea ma, la maggior parte delle tecnologie delle piattaforme dei software che utilizziamo proviene dagli Stati Uniti. Questa cosa dobbiamo tenerla sempre ben presente: cioè, il fatto che quelle che chiamiamo tecnologie, e che sono per noi la manifestazione più concreta è l’innovazione, sono, in realtà, prodotti e servizi di società che hanno uno scopo commerciale. La dobbiamo tenere presente perché non sempre il bene nostro, come individuo e come società, è legato all’obiettivo specifico delle tecnologie che utilizziamo. Esempio, terra terra: le applicazioni e un’applicazione come Tik Tok per esempio é disegnata per offrirmi contenuti selezionati per essere più interessanti possibili più coinvolgenti possibili, per tenermi lì incollato allo schermo il più lungo tempo possibile ma, per me, è meglio stare incollato allo schermo il più lungo possibile o è meglio utilizzare un’applicazione, un social media per informarvi, intrattenermi ma poi andare a fare una passeggiata, avere delle relazioni con le persone che contano per me, leggere un libro, avere tempo per pensare? Ecco questo è un classico caso di conflitto tra quello che potrebbe far bene a me come essere umano e quello che invece vuole essere l’obiettivo di una specifica tecnologia. E come se siamo pronti contro le tecnologie, come vivere questo ingresso delle tecnologie ormai è avvenuto nella nostra vita quotidiana? Semplicemente con consapevolezza, quindi sapendo esattamente quali sono le tecnologie che usiamo, come funzionano: chi c’è dietro, chi ci guadagna, chi ci perde e quali sono stati gli effetti su chi ha utilizzato tecnologie simili analoghe in precedenza, a quel punto possiamo scegliere quali di queste tecnologie usare e quali invece di lasciare da parte».

Giulio Gaudiano – Digital Ergo Sum e La Settimana del Podcast
Come si fa una comunicazione costruttiva con il digitale
«È importante non comunicare mai in base alle possibilità offerte dagli strumenti: non sono gli strumenti che devono settare l’asticella della nostra comunicazione questo credo che sia il punto di partenza. La nostra comunicazione deve essere finalizzata a un obiettivo indipendente dalle possibilità offerte dagli strumenti. Gli strumenti, se vogliamo, ci offrono dei limiti o possono offrirci degli aiuti, delle facilitazioni ma l’obiettivo, quando faccio comunicazione, deve essere sempre un obiettivo esterno alla tecnologia che utilizzo per fare comunicazione senza posizionare all’esterno delle possibilità che mi già mi vengono offerte, il mio obiettivo, senza deciderlo in maniera consapevole, non c’è neanche innovazione perché se ci facciamo bastare i limiti offerti dalle tecnologie e non abbiamo bisogno di inventare nuove tecnologie o di forzare hackerare le tecnologie che abbiamo, a nostra disposizione, per creare qualcosa di nuovo, e quindi le possibilità finora offerte dalle tecnologie digitali sono apparentemente senza limiti immense proprio perché vediamo una corsa all’innovazione, però questa cosa l’innovazione può portarci a toccare il limite contrario, cioè al fine di arrivare a far comandare alle tecnologie. Quello che noi vogliamo dire a far decidere al loro in qualche modo il messaggio, questo è il caso è l’intelligenza artificiale: una tecnologia così avanzata e così indipendente dal nostro apporto da poi spaventarci perché ci dà l’impressione di essere in qualche modo sfuggita di mano».

Francesca Ferrara è Newsmaker, Mobile Journalist & Communication Consultant. Uno spirito entusiasta che non perde mai il focus sulle persone.
Per News48 scrive storie dall’Italia e dal mondo che raccontano soluzioni, iniziativa a favore della comunità e esperienze costruttive.
Tra gli strumenti del comunicatore digitale c’è anche esiste anche il podcast. A Villa Torlonia tecnotown hai creato anche una settimana dedicata al tema del podcaststig
«Il tema dei podcasting che è rilevante perchè si occupa di comunicazione e di comunicazione digitale, perché il podcast è l’unico, tra tutti i media, a poter essere totalmente indipendente dalle piattaforme; questa cosa sembrerebbe così, una curiosità, in realtà, non lo è tanto perché più utilizziamo le piattaforme digitali per comunicare le tecnologie legate a queste piattafome, di che cosa stiamo parland: più facciamo video su YouTube e su YouTube pubblichiamo i nostri documentari, i nostri telegiornali, i nostri contenuti di approfondimento ai nostri contenuti educativi informativi, più usiamo le tecnologie e quelle tecnologie sono basate su piattaforme di proprietà di società che hanno come obiettivo il profitto, più, in qualche modo, ci leghiamo e in qualche modo possiamo essere poi soggetti al controllo all’ascensore, se vogliamo esagerare ma anche senza arrivare a questo, alle regole imposte da quelle piattaforme. Queste regole sono regole arbitrate che vanno anche al di là della legislazione. Per esempio, molti non sanno che su YouTube non vuole che vengono mostrati gli indirizzi mail personali, quindi io quando faccio un video potrei riprendere nel mio video il mio indirizzo email e pubblicarlo, in quel caso YouTube spegnerà Il video lo toglierà dalla pubblicazione, non lo renderà visibile all’esterno. E perché se io che sono proprietario del mio indirizzo email voglio dare il mio contatto, voglio farlo vedere pubblicamente perché deve essere la piattaforma a decidere che quel contenuto non sarà visto da nessuno. Ora da una parte, la piattaforma lo può fare: è giusto che lo faccia perché la piattaforma deve perseguire i propri obiettivi, dall’altra parte, se io voglio essere indipendente libero di poter comunicare quello che voglio devo trovare una tecnologia, un canale di distribuzione, che mi permetta di essere responsabile di ciò che vado a comunicare. Per questo il podcast è importante perché non ci sono video sui social media, non ci sono le piattaforme, che possano garantire la totale Indipendenza e quindi anche creatività e libertà legata al mondo del podcast».

Un momento del panel del Festival Digital Ergo Sum
Ma al tema del proprio casting esiste un altro evento che hai creato però da Roma passa a Milano a settembre che sarebbe un festival
«Gli eventi di riferimento del mondo del podcastcasting sono due: uno a Roma e uno a Milano e quello a Roma che è La Settimana del Podcast è incentrato sull’impatto culturale e sociale del podcastcasting, quindi, sulla vocazione del Podcasting per far crescere le persone come individui e come società; quello di Milano, invece, Il Festival del Podcasting è incentrato sul mercato del podcastcasting, quindi sulle nuove tecnologie che sono a disposizione di chi fa produzione, sulle opportunità di monetizzazione, sull’utilizzo commerciale da parte di agenzie, editori, piattaforme di comunicazione di questo media ed è il punto di riferimento per tutti coloro che vogliono fare il podcaster di lavoro che sono editore o che hanno costruito piattaforme o strumenti dedicati al mondo del podcastcasting».
Che consiglio ti senti di dare a chi si vuole approcciare oggi agli strumenti della cultura digitale e della comunicazione e anche del podcastcasting?
«ll mio consiglio è non giudicare, non parlare per sentito dire. Io sento genitori che si lamentano di Tik Tok ma poi dice “Ma tu hai provato come funziona Tik Tok? No, non l’ho mai usato”. Allora io non sono né a favore né contro le tecnologie, sono per provare e testare tutto, vedere che effetto fa su di noi, vedere come può portare o non portare valore alla nostra vita quotidiana e poi decidere se usarlo non usarle. Quindi, da una parte approcciare alle tecnologie con un approccio da ricercatore, da esploratore provando tutto, senza affidarsi della narrazione che di queste tecnologie fanno i media, senza affidarsi a quello che viene detto in giro, dall’altra parte, dopo aver esplorato, in maniera autonoma e indipendente e consapevole, queste tecnologie saper scegliere, non lasciarci influenzare da quello che fa la massa del gruppo. Un giovane proprio ieri sera mi diceva: “Io sono due mesi che ho smesso di utilizzare Tik Tok” e diceva ai suoi amici:”Ho molto più tempo per se stesso. E sono molto contento”. Ecco siamo liberi di esplorare tutto e poi vedendo che tutto è lecito ma non tutto giova, siamo liberi anche di scegliere quello che fa veramente al caso nostro».
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