“Il mondo del digitale mi incuriosisce da sempre e penso che oggi non ne possiamo fare più a meno”, racconta Dorica, 73 anni, archeologa in pensione di Perugia. “Ho un computer e da tempo cercavo un corso per imparare di più ma non ho mai trovato niente di valido e di adatto a me. Inoltre, non avendo l’auto non riesco a spostarmi con facilità. Per fortuna durante la pandemia sono riuscita a seguire almeno 20 webinar del progetto #Gemma. Il primo? Utilissimo! Ho imparato a collegarmi da sola al sito dell’Inps per pagare i contributi della persona che mi aiuta in casa”.
Divario digitale, la situazione in Italia
La storia di Dorica è comune a molte donne e uomini in Italia. Nel nostro paese secondo i dati Istat del 2019, la maggioranza degli over 64 e di coloro che hanno al massimo la licenza elementare non ha mai utilizzato internet. Tra le categorie più minacciate dall’esclusione digitale ci sono gli anziani, le donne non occupate, gli immigrati, le persone con disabilità. Le donne più agées con bassi livelli di istruzione rappresentano la categoria sociale meno digitalizzata: sono il gruppo che ha usato meno un computer nel 2019, il 94 per cento non ne ha mai utilizzato uno e solo l’1,7 lo ha usato ogni giorno.
Smartphone e pc, soprattutto nel corso del 2020, sono diventati strumenti indispensabili di cittadinanza e di identità digitale. Grazie alle applicazioni è possibile accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione, collegarsi al proprio fascicolo sanitario, gestire scadenze e pagamenti. Sapere come usarli apre la strada a tante nuove opportunità. Ma quanti in Italia sono davvero pronti per questo salto digitale?
Il rapporto Ocse 2019 vede l’Italia al terzultimo posto su 29 Stati europei ed extraeuropei rispetto alle competenze digitali dei cittadini. Il deficit tecnologico e l’arretratezza del paese è emersa soprattutto durante l’emergenza Covid-19. Durante la pandemia, infatti, la rete è diventata luogo privilegiato di lavoro e di studio, oltre che di relazione, informazione e svago. Mai come in questo momento, avere uno smartphone, un tablet o un computer ha assunto tanta importanza per poter continuare a comunicare, imparare, comprare, seguire una seduta di psicoterapia online.
La digitalizzazione dovrà essere il motore della ripartenza perché permette di superare il divario tecnologico che crea nuove forme di disuguaglianze sociali e aumenta il rischio di una ripresa non inclusiva.
Gemma, il progetto che combatte il divario digitale in Umbria
“Quando un’istituzione decide di digitalizzare i servizi si deve porre anche il problema di formare i cittadini, giovani, adulti e anziani. Al crescere dei servizi del digitale deve crescere anche la possibilità per tutti di avere gli stessi diritti di accesso”, dice Anna Schippa, responsabile di #Gemma il progetto di inclusione digitale e di sviluppo della cittadinanza attiva finanziato dalla Regione Umbria con il Fondo Sociale Europeo.
I corsi e le attività di #Gemma sono distribuite in 9 aree del territorio umbro, coinvolgono persone di tutte le età e livelli socio-culturali diversi ed è attivo da ottobre 2019. “Prima di partire abbiamo realizzato uno studio che ha individuato l’utenza più a rischio di analfabetizzazione nella fascia di età 50-70 anni, in particolare donne, con un basso livello di scolarizzazione e fuori dal mondo del lavoro. Ci rivolgiamo in particolare a loro, ma abbiamo introdotto anche corsi per disoccupati, bambini, adolescenti e NEET”, continua Anna Schippa.
“Abbiamo scelto il nome di un germoglio pronto a generare nuovi rami, foglie e fiori, ci piaceva associare questa immagine al nostro progetto. Siamo presenti con sportelli di assistenza digitale in piccoli comuni come Montone, Spello, Città di Castello, Giano dell’Umbria, Bastia Umbra e piccoli paesi anche di 2.000 abitanti. Sono luoghi di ascolto e di accoglienza in cui i cittadini possono ricevere assistenza gratuita per scaricare referti sanitari, effettuare prenotazioni e pagamenti online. Per l’animazione sociale e territoriale e il coinvolgimento dei cittadini ci affiancano e ci sostengono i Comuni, le scuole e le pro Loco. Fondamentale, poi, è anche la presenza di local coach, persone popolari di riferimento nei territori coinvolti che promuovono le attività e gestiscono gli aspetti logistici”, dice la responsabile.
Da #Gemma a #Emergemma
“Con la pandemia gli incontri in presenza si sono trasformati in eventi a distanza tramite piattaforma Zoom o live su Facebook e Youtube e il numero Whatsapp è sempre aperto. Così, siamo diventati #Emergemma, uno strumento sociale che aiuta a combattere il distanziamento, mettendo a disposizione degli anziani l’ABC digitale affinché non rimangano soli, almeno virtualmente”, continua Anna Schippa.
Il corso più seguito? Si chiama Laboratori per cittadini, è utile per imparare ad attivare lo SPID, la sanità digitale e i servizi online della pubblica amministrazione. Questo webinar ha registrato il maggior numero di visualizzazione sui canali social: al momento, circa 11 mila con oltre 1700 partecipanti. Un altro ottimo risultato arriva dal Laboratorio per Over 65, per imparare l’ABC del digitale, i social network, come difendersi dal phishing e dalle truffe online: hanno partecipato oltre 800 cittadini.
La difficoltà di avvicinare e raggiungere più persone
Le attività di #Gemma si rivolgono in modo particolare ai gruppi sociali più fragili che da soli non hanno la possibilità di accedere alla società digitale e si avviano verso l’emarginazione. “Sappiamo di poter avvicinare ancora più persone, ma alcuni piccoli borghi umbri sono difficili da coinvolgere, c’è una reale difficoltà a intercettarli. Prima della pandemia, nei piccoli paesi di 1500-2000 abitanti si lavorava con volantini, manifesti, ma ora è tutto chiuso. Le fasce di popolazione più anziana e lontane territorialmente si fidelizzano in presenza creando un legame individuale e lavorando nei luoghi dove le persone si sentono a casa come le pro-loco, i luoghi di aggregazione dove si gioca a carte e si socializza da sempre. È in questi territori che abbiamo più difficoltà, ma ci stiamo attivando con “animatori” e figure locali di riferimento per incuriosirli, dargli il tempo di fidarsi e spiegare loro questa grande opportunità”, continua Anna Schippa.
Dal promemoria per le medicine al pranzo in videochiamata
Il tono di voce e il linguaggio scelto dal progetto #Gemma è semplice e immediato. Il corso organizzato nel 2020 “Pranzare insieme ai tempi del COVID 19” spiega come fare una videochiamata di gruppo e condividere il pranzo di Pasqua con amici e parenti lontani. “Non ti scordar di me… app e promemoria per medicine, farmaci, scadenze” mostra, invece, come impostare lo smartphone per ricordare di prendere i farmaci.
“Volevamo consentire a tutti di usufruire del digitale, anche a chi non ne sapeva niente, ed evitare che in questo momento di isolamento si creassero cittadini di serie A e di serie B. All’inizio della pandemia tutti facevano aperitivi su Zoom, incontravano le famiglie virtualmente. Noi attraverso un linguaggio spontaneo e immediato abbiamo voluto dare anche ai settantenni del paese di pochi abitanti questa possibilità. Sembrano cose scontate, ma per molti cittadini non lo sono affatto”, sottolinea la responsabile di #Gemma.
Chi sono i volontari del digitale
Gemma è stato selezionato da Repubblica Digitale tra i progetti virtuosi e strategici nazionali che puntano a colmare il divario digitale della popolazione italiana. È cresciuto e piace talmente tanto, anche nelle regioni limitrofe, che ha deciso di avviare nuovi corsi di formazione per Digital Volunteers, volontari digitali, una rete di facilitatori da inserire come ambasciatori del digitale nelle piccole comunità e aiutare i propri concittadini ad utilizzare le nuove tecnologie. Risultato? Boom di iscrizioni.
“Sono una volontaria della Protezione Civile di Corciano e per loro curo anche le pagine social”, racconta Francesca, 53 anni. “Mi è stato detto che c’era la possibilità di diventare Digital Volunteers per #Gemma e ho accettato subito. Ho scoperto un modo nuovo di fare volontariato. Poter dare una mano alle persone poco o per niente esperte di tecnologia, insegnare a usare lo Spid, usare i social, l’accesso ai servizi della pubblica amministrazione è molto gratificante. Non sono un’esperta, ma mi metto volentieri a disposizione delle persone più fragili del mio territorio”.
Emanciparsi a 60 anni, la storia di Gabriella
“Ho scoperto #Gemma dal giornale locale”, racconta Gabriella, 60 anni, di Bastia Umbra. “Ho iniziato a frequentare i corsi anche in presenza nel mio paese. Ormai queste cose bisogna impararle, servono per essere più indipendenti, prenotare gli aerei, gli esami in ospedale, per tutto… Ho provato da sola ma non capivo, avevo bisogno di qualcuno che con calma mi spiegasse bene. I corsi online sono comodi perché posso seguirli da casa. L’unica cosa che cambierei è la durata: 4 ore di corso sono tante, faccio fatica a rimanere fino alla fine. Secondo me bisogna spezzarlo perché molti di noi lavorano, hanno impegni famigliari oppure sono nonni e devono seguire i bambini. Ma i vantaggi sono tanti. Ho sempre passato molte ore nella sala d’attesa del medico per una semplice ricetta, invece adesso ho imparato e faccio da sola. Con la ricetta dematerializzata mi arriva tutto sul telefono. Che bella la tecnologia!”.