L’articolo su Il Sole 24 ore di Barbara Gobbi, che riporta i dati di un’importante ricerca della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf), riunita in congresso in questi giorni, desta qualche preoccupazione. Leggerli e interpretare questi dati ci aiuta a costruire un percorso dove può e deve vincere l’impegno. Emerge un aumento del 26% della depressione e del +28% dei disturbi d’ansia tra gli adolescenti. Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) ha dichiarato che: “Con un aumento del 26% della depressione e con un +28% dei disturbi d’ansia, la quinta ondata della pandemia in Italia è già in atto: è quella che affligge la mente. Non dei pazienti Covid, ma della popolazione generale, a partire dalle categorie più fragili, come le donne, gli anziani e i giovani, colpite dai principali fattori di rischio che sono l’impoverimento, la disoccupazione e l’isolamento”.
Una situazione di disagio che colpisce milioni di persone e il rischio è quello di finire nel vortice dell’ipocondria e della depressione.
“Per noi psichiatri – ha detto Mencacci che è direttore emerito di neuroscienze e salute mentale all’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano – il lavoro è letteralmente esploso: un flusso continuo di persone in stato di iperallerta, ipocondria, depressione, perdita del desiderio di contatto con il mondo esterno, individui che si sono isolati e che magari hanno perso capacità cognitive perché lo stimolo del ‘cervello sociale’ non si è più attivato. Paradossalmente chi già era sofferente è più “addestrato” alle anomalie dell’isolamento: soffre maggiormente la popolazione generale. Ma è un fiume carsico di cui vediamo oggi solo gli effetti più eclatanti e ci interroghiamo, ad esempio, su quali saranno gli esiti a lungo termine per i giovani, drammaticamente intaccati da questa situazione”.
I disturbi degli adolescenti legati al Covid-19
Un’analisi su 29 studi che hanno riguardato oltre 80mila ragazzi, pubblicata sul prestigioso Jama Pediatrics è stata discussa tra gli psichiatri Sinpf.
I numeri dimostrano che un adolescente su quattro presenta i sintomi clinici della depressione e uno su cinque dà segni di un disturbo d’ansia.
Già dalla mia ricerca dell’anno scorso, pubblicata sul mio libro “Figli delle App“, veniva fuori una fragilità fortissima dei ragazzi. I dati che ho raccolto, durante il primo lockdown dimostrano come il 49 per cento degli intervistati abbia trascorso oltre cinque ore online, a discapito di altre attività come l’attività fisica e lo sport. Questo dato è stato recentemente confermato, come riporta l’ANSA, da un nuovo report che vede un nuovo record delle app nel mondo. A quanto pare le app vengono utilizzate nel mondo per 4 ore e 48 minuti al giorno.
La mia analisi sull’isolamento sociale è stata poi confermata dal Bambin Gesù. I dati condivisi da Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Vicari ha dichiarato la presenza di due fenomeni: adolescenti che per autoaffermarsi diventano aggressivi e i giovani che rifugiano nel loro mondo e nella loro cameretta e non sappiamo se avranno voglia di uscire per avere contatti con gli altri.
Infatti, si è tanto parlato del fenomeno del Vamping. Il vamping viene ricollegato al comportamento degli adolescenti che come vampiri rimangono svegli durante la notte, guardando il cellulare e navigando in rete.
Covid-19
Le storie di soluzione nate con la pandemia, le riflessioni di questo periodo storico e le proposte per fare meglio.
Il vamping non è il solo a destare preoccupazione perché anche il “Hikikomori“, probabilmente favorito dalla pandemia, presenta percentuali molto alte.
Il termine hikikomori arriva direttamente dal Giappone e vuol dire letteralmente “stare in disparte” e serve ad indicare quanti desiderano allontanarsi dalla vita sociale per molto tempo (da alcuni mesi fino ad arrivare a diversi anni), rinchiusi a casa, senza alcun rapporto con il mondo reale, in certe circostanze nemmeno con la propria famiglia.
È un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani dai 14 ai 30 anni, principalmente maschi (tra il 70 per cento e il 90 per cento), ma il numero delle ragazze che scelgono di vivere in questa condizione potrebbe essere sottostimato dai report eseguiti fino ad oggi.
La pandemia ha favorito la comparsa di una serie di problematiche legate all’ansia, ai disturbi del sonno, nuove paure e depressione. I bambini e i ragazzi tendono a confrontarsi con gli altri navigando in rete e non vivono una normale esistenza quotidiana.
La paura del contagio non favorisce i contatti tra le persone e questa nuova dimensione può portare conseguenze fisiche.
Covid-19 e adolescenti: il ruolo dello stress
Non manca lo stress riconducibile al vaccino con grandi dibattiti in famiglia. Non manca l’impatto con la didattica a distanza. La Rete “comunità recintata”: se volgiamo lo sguardo indietro, al marzo 2020, la tecnologia è apparsa come salvifica, quei muri ci hanno difeso dal mondo esterno dove imperversava un nemico invisibile. Così i volti nei monitor, i video, le performance, il travolgente avvio del telelavoro e della DAD, quel recinto ci ha salvato da quel senso di profondo smarrimento che l’improvvisa perdita della libertà di muoversi e uscire ci ha fatto sentire.
Certamente, questo tipo di didattica non è paragonabile alla didattica in presenza. Oggi, si vive in un continuo passaggio dalla DAD alla didattica in presenza.
I ragazzi ritrovano i compagni e poi li perdono di nuovo non appena la classe viene allontanata per la presenza di casi Covid. Insomma, tutto questo ha creato tantissimo stress ai bambini e agli adolescenti. Non possiamo permetterci di affrontare il futuro senza la consapevolezza di quello che sta accadendo ai nostri figli. Dobbiamo educarli ad un uso consapevole della rete, supportarli e renderli più forti. Una fragilità che va sostenuta dagli adulti attraverso “iniezioni di fiducia e di speranza”.
Le nuove tecnologie sono un mezzo straordinario per comunicare possono far vivere loro una realtà interessantissima, ma non è la vita reale.
Non possiamo accettare che ci sia un aumento vorticoso di casi di depressione, ma tutti gli attori della società si devono unire per aiutare le generazioni future.
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