In questa calda estate, sono stato relatore a Gela in Sicilia di un importante convegno, dal titolo “We Have a Dream” – accessibilità del territorio problematiche e proposte, organizzato dall’Associazione Progetto H, Rotary, Ordine Architetti con la collaborazione di tante associazioni, presso il Club Nautico.
Ho cercato di argomentare quali sono le nuove sfide per costruire un turismo accessibile e sostenibile nella società globalizzata. Penso sia fondamentale rimettere al centro dei processi, in una nuova visione, l’individuo e il territorio.
Deve prevalere il principio della responsabilità dell’individuo nei confronti della comunità cui appartiene e il principio della solidarietà nei confronti degli altri che deve essere superiore all’interesse privato.
Il ruolo del territorio
Il territorio riveste un ruolo predominante nella comunicazione pubblica. Rappresenta uno dei settori in cui le nuove modalità di comunicazione relazionale hanno trovato ampia applicazione. In quest’ottica non si tratta più semplicemente di attuare il concetto di accessibilità ai luoghi, di eliminare le barriere fisiche. Anche se in molte, forse troppe città della Sicilia le barriere fisiche si sommano alle barriere culturali. Quello che deve cambiare è il comportamento individuale che spesso ostacola la libertà degli altri di muoversi e vivere gli spazi pubblici in armonia, serenità e sicurezza.
Molto spesso si parla di accessibilità, ma non sempre guardiamo ai diversamente abili. Eppure anche le Paralimpiadi dovrebbero averci insegnato che la distinzione non ha più senso. Persone che sfruttano e imparano di nuovo ad utilizzare il proprio corpo ma soprattutto ci insegnano il valore di avere rispetto per la vita e per possibilità che ci offre, sempre. Abbracciare il concetto di accessibilità servirebbe a comprendere un altro concetto quello della relazionalità che purtroppo ha perso la sua importanza. Ecco, la grande sfida per coniugare rilancio economico dei territori, la valorizzazione dei luoghi e delle persone.
Una nuova dimensione di cittadinanza che trasforma la “fluidità” in una risorsa positiva dove al centro c’è il vissuto, l’esperienza nel senso più ampio del termine.
Molte città europee come Atene, Helsinki, Zurigo hanno compreso che la condivisione delle esperienze sia fondamentale e sui loro siti viene spiegato cosa ‘fare’ e non più cosa ‘vedere’ o agli ‘itinerari’.
Reinterpretare la comunicazione territoriale
Bisogna reinterpretare la comunicazione territoriale nella prospettiva di un turismo lento. Costruire l’immagine del territorio, lo spirito del luogo, fare promozione del territorio attraverso strumenti che consentano di dare vita ad una narrazione e che crei emozione, il racconto dei luoghi, delle persone per creare coinvolgimento non solo emotivo, ma soprattutto spirituale, fondato su forte sentimento di rispetto che può divenire la chiave per rendere davvero unica l’esperienza del luogo. Un’esperienza che diverrà parte a propria volta di una narrazione che il turista costruirà attraverso la propria rete social. Insomma, puntare alla qualità dell’esperienza e soprattutto alle emozioni. Le dimensioni della comunicazione territoriale possono essere: conoscitiva, affettiva, comportamentale.
- La dimensione conoscitiva aiuta a raggiungere quel pubblico d’interesse che potenzialmente condivide una visione comune, religiosa e spirituale, che viene stimolato da quell’idea di luogo dove vivere una diversa esperienza del viaggio interiore e esteriore al contempo.
- La dimensione affettiva è capace di dare vita ad esperienze che devono essere percepite come memorabili in grado di creare un’emozione forte che si fissa nella mente e che viene rivissuta creando quel legame affettivo nei confronti del luogo che l’ha ispirata. L’ambiente social favorisce questo tipo di esperienza perché si basa su un’economia del simbolico o dell’immaginario.
- La dimensione comportamentale serve a immergere il pubblico in un universo narrativo, coinvolgerlo. Il web è ormai il luogo per eccellenza per l’acquisto di viaggi e vacanze. Il potenziale turista è ora come non mai un consumatore critico, che pubblica il proprio pensiero, gradimento, che condivide e ricerca le opinioni degli altri prima di scegliere. Per riuscire a spingere all’azione bisogna essere capaci di creare una narrazione credibile e verificabile.
Le tre dimensioni della comunicazione territoriale si adattano in modo perfetto all’universo Social, perché si muove sulle corde dell’emozione, sull’impatto visivo, sulla capacità di creare un forte effetto con le parole.
Il ruolo della rete
La rete è diventata il luogo delle voci, delle conversazioni e dei racconti. Così il brand territorio si trasforma in storytelling, un racconto perfetto. In tutto questo assume un ruolo importante la video narrazione è uno strumento imprescindibile ed il più social che si possa immaginare.
Ricordiamoci quello che il professor Mario Morcellini ha detto in diverse occasioni: “si attiva la comunicazione solo se sei in grado di metterti in gioco” e non deve mancare quel valore aggiunto che consiste nel dare importanza alle categorie più fragili perché, come ha scritto Marcel Proust, “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi“, soprattutto per guardare le persone con amore.
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