Ma cosa c’entrano i tramonti e la Florida con la comunicazione costruttiva? C’entrano, c’entrano. L’ho scoperto il giorno dopo aver guardato il sole tuffarsi nel mar Tirreno dalla terrazza di un bellissimo hotel di Maratea. Colori fantastici al termine di una giornata di mare strappata all’autunno, durante una chiacchierata con amici vecchi e nuovi.
Ho scoperto che il giorno del tramonto ammirato era in effetti il World Dream Day, la giornata mondiale dei sogni, ideata qualche anno fa dalla coach esperta di strategie motivazionali, Ozioma Egwuonwualla, della Columbia University. E che l’Università della Florida ha recentemente condotto un esperimento, partendo dalla constatazione che sognare ad occhi aperti è rimasta una prerogativa solo dei bambini, che riescono con naturalezza a proiettarsi nei sogni che vorranno vivere da adulti.
Mentre noi spesso finiamo per perdere questa facoltà sotto l’incombere dei pensieri, delle preoccupazioni, delle responsabilità. Non ci riusciamo più, o facciamo molta fatica a proiettarci in dimensioni di benessere e di felicità. Il Daydream, il sognare ad occhi aperti, purtroppo, per una serie di concause, sta sparendo dalla nostra mappa e questo aspetto impoverisce e inaridisce la nostra cassetta degli attrezzi cognitiva ed emozionale.
Allenarsi al sogno
Mi sono chiesto allora se ci si possa allenare per rovesciare “costruttivamente” questa tendenza e come fare per vincere una sfida che sembra davvero estremamente difficile, con conseguenze devastanti. Il team del professor Westgate afferma infatti che la mancanza di sogni ad occhi aperti può portare alla noia, che può far diventare le persone prepotenti e persino prendere parte a comportamenti violenti. In uno studio di qualche anno fa, i partecipanti hanno scelto di alleviare la noia usando un macinacaffè per uccidere gli insetti. Un altro studio ha rivelato che un quarto delle partecipanti di sesso femminile e oltre la metà dei partecipanti di sesso maschile (67%) preferirebbero shockarsi con una scossa elettrica piuttosto che riflettere da soli sui propri pensieri…(!) E anche questo nuovo studio rivela che quando viene data la libertà di pensare, le persone non scelgono spontaneamente di “pensare per piacere”. Il professor Westgate: “Le persone non sembrano pensare che possano usare il tempo per godersi i propri pensieri…”. Avevano bisogno di una guida, di un training, di un metodo per farlo.

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Vito è co-fondatore del Constructive Network e di Lavoradio. Giornalista e comunicatore, si occupa di osservare e raccontare il mondo del lavoro con un occhio sempre puntato sulla comunicazione e l’informazione.
E se l’informazione avesse un ruolo nella mancanza dei sogni?
Mi sono chiesto allora se tra le concause di questa perdita di facoltà non ci sia anche la comunicazione mainstream, che con il suo effetto distorsivo rappresenta sempre di più il mondo con tinte che virano dal grigio scuro al nero. Non saprei rispondere con dati ed evidenze scientifiche, ma posso immaginare che il giornalismo costruttivo e la comunicazione costruttiva possano rappresentare certamente un fronte in grado di invertire questa tendenza.
Rappresentando i problemi come elementi di partenza per scovare, individuare, sperimentare e suggerire delle soluzioni, si può mettere in moto esattamente quel processo di generazione creativa dei flussi di pensiero, proiettando nello spazio del futuro (e nella mappa mentale di ognuno di noi) una facoltà che oggi non c’è, fatica ad emergere e rischiamo di perdere inesorabilmente.
Del resto, i partecipanti all’esperimento del team del professor Westgate, quando sono stati sollecitati con argomenti piacevoli e significativi, si sono divertiti a pensare più di quando potevano pensare a ciò che volevano, a dimostrazione che le strutture cognitive ed emozionali – se adeguatamente sollecitate – rispondono e producono effetti concreti: il pensiero creativo aumenta del 50%, si tollera meglio il dolore e aumenta il benessere generale.
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