Prima di raccontare di CiBus, vorrei iniziare questo articolo con un numero: 1.200.
Non è un numero qualsiasi ma sono i quintali di cibo raccolti in quasi sei anni nella città di Matera grazie ad un progetto di volontariato nato per il recupero delle eccedenze alimentari.
Cibo che sarebbe stato buttato nei rifiuti e invece grazie a questo “salvataggio” viene utilizzato per cucinare quotidianamente deliziose pietanze alle mense caritatevoli e alle parrocchie.
Come è nato il progetto CiBus ce lo racconta la sua referente storica, Pina Giordano.
Nel 2015 con un gruppo di associazioni, con cui ci ritrovavamo una volta all’anno nei supermercati per la giornata della colletta alimentare, ci siamo resi conto che la richiesta di cibo da parte delle parrocchie e delle mense era un vero e proprio grido di dolore. Dopo una breve analisi dei bisogni abbiamo pensato che il nostro contributo non poteva essere sporadico, bensì un’azione costante.
Sin da subito abbiamo avuto, però, la consapevolezza che non avevamo la forza necessaria, intesa come risorse umane ed economiche, per pensare a qualcosa di strutturato e soprattutto duraturo. Non da soli, perlomeno.
E così abbiamo unito le forze – e le casse – di diverse associazioni (Cittadini Solidali (Capofila) la Caritas, l’Associazione don Giovanni Mele Onlus, Volontariato Materano, Joven, Gruppi di Volontariato Vincenziano coordinati dal Centro Servizio Volontariato di Basilicata e dopo aver aderito ad un progetto del Ministero per le Politiche Sociali e ad un altro della Fondazione con il Sud abbiamo acquistato un pulmino che ci sarebbe servito per raccogliere il cibo da donare poi alle mense.
Nasce così la Rete CiBus: nome che racchiude le due principali mission, cioè quella della raccolta del cibo e quella del mezzo utilizzato per farlo, un pulmino furgonato e allestito igienicamente per la raccolta sicura.
Quali sono state le difficoltà che avete incontrato e come le avete superate?
Nel frattempo che il pulmino fosse pronto , con le dovute modifiche previste per il trasporto alimentare, un gruppo di volontari si occupava di spiegare alle attività commerciali della città (bar, panifici, negozi di frutta e verdura) l’intento del progetto. Inizialmente hanno aderito una decina di esercizi commerciali ma, man mano che gli esercenti riconoscevano la validità e serietà del progetto sono arrivate tante chiamate spontanee con cui ci chiedevano di ritirare la loro merce. Con quantitativi certi abbiamo potuto fare un calendario per le consegne e anche le mense hanno organizzato le loro cucine e i pasti giornalieri in base alle consegne.
Ma le risorse del fondo cassa erano poche e mensilmente facevamo i conti per le spese del carburante, l’assicurazione, la manutenzione del pulmino, l’acquisto di nuovi contenitori igienicamente idonei per il ritiro della merce. Ci sono stati momenti in cui abbiamo pensato che se non fosse arrivata una mano dal cielo dovevamo rassegnarci a interrompere il progetto che nel frattempo continuava ad avere nuove adesioni di commercianti.
Poi ci siamo resi conto che l’aiuto che cercavamo ce l’avevamo sotto i nostri occhi ed era appunto la Rete di associazioni coinvolte nel progetto e ancora una volta è stata salvifica. Il primo anno abbiamo utilizzato le risorse del 5×1000 dell’associazione Cittadini Solidali, successivamente l’8×1000 della Caritas diocesana di Matera-Irsina e così via dicendo. Fondi che hanno ridato ossigeno al progetto e permesso il suo prosieguo.
E oggi cos’è la Rete di CiBus?
E’ una rete che, dopo i primi mesi di sensibilizzazione e promozione, è diventata operativa nel tessuto commerciale e sociale della città aumentando di anno in anno il quantitativo di cibo raccolto. Oggi i pasti distribuiti sono ben 200 ogni giorno e tra i prossimi step, che il Covid-19 ha bloccato, c’è l’apertura di una Dispensa Alimentare (di cui vi è stata già l’inaugurazione) un punto fisso di raccolta delle eccedenze alimentari ma anche di formazione e sensibilizzazione e l’attivazione di una convenzione con le mense scolastiche del Comune.
Modalità operative che si sono trasformate nel corso degli anni in best practices e in un modello virtuoso esportato anche in altre realtà fuori regione, tanto che per il 2021 il progetto ha ottenuto il prezioso riconoscimento sia della Regione Basilicata e sia del Ministero dell’Agricoltura.
Al suo attivo ha circa 14 volontari che in 6 anni non solo hanno “salvato” circa 1.200 quintali di cibo dalla spazzatura ma hanno rimesso in circolo quasi 360.000 Euro cioè il valore di quel cibo diventato risorsa preziosa.
Un esempio di economia circolare, lotta allo spreco e risposta concreta a chi non ha un pranzo ed una tavola a cui sedersi. Non solo persone senza tetto, immigrati o socialmente fragili ma “nuovi poveri” cioè quelli che con la pandemia hanno perso il lavoro, quelli dai lavori saltuari e senza tutele contrattuali, quelli in cassa integrazione che non arriva con regolarità.
CiBus è la speranza e la consapevolezza di non essere soli. È la risposta concreta che insieme la forza viene sommata e la sua energia può cambiare il corso delle cose.
È una realtà solida fatta di persone semplici ma con la convinzione che un paradigma può essere rovesciato.
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