L’opinione pubblica è abituata ai simboli iconici di Napoli: pizza, corno scaramantico e mandolino, la maschera di Pulcinella e il Vesuvio, tanto per citarne alcuni e, molto meno, a sentir parlare di buone pratiche dal basso di mutuo soccorso e di valorizzazione del territorio su iniziativa privata dei cittadini: piccole azioni che diventano buon esempio e pratiche adottate che, giorno dopo giorno, portano ad un cambiamento del comportamento sociale con una maggiore coscienza civica collettiva.
Le iniziative dal basso: dal caffè sospeso al panaro solidale
Nel tempo, la filosofia del ‘caffè sospeso’ si è estesa anche ad altri beni e servizi come la pizza, il libro, il giocattolo e, non in ultimo, con la pandemia, la mascherina o la spesa solidale. Ha fatto notizia, in Italia e all’estero, il ‘panaro solidale’, l’iniziativa di Angelo Picone e Pina Andelora ispirata all’opera del Santo Dottore Giuseppe Moscati. Un anno fa, ad inizio pandemia, il 15 Marzo del 2020, per la prima volta, fu abbassato, dal balcone di casa, nel centro storico di Napoli, un panaro con un pasto caldo. Nel giro di poche ore, quel gesto divenne simbolo di speranza e fu subito adottato e ripetuto in tutti gli altri quartieri, anche dai negozianti che all’ìngresso delle botteghe e negozi ponevano delle ceste dove poter donare alimenti, per i più bisognosi e in difficoltà a causa della perdita del posto di lavoro durante il periodo di lockdown.
Al contrario, lo spirito e l’indole del popolo napoletano, maestro nel non perdersi mai d’animo e spesso e volentieri fantasioso, ironico e ingegnoso nel trovare sempre una soluzione alle difficoltà, è più popolare e nota come “l’arte di arrangiarsi” riconosciuta, oltre confine regionale, come abilità di ‘problem solving e crisis management’.
E tra le tante anime intraprendenti del territorio ci sono i ragazzi appassionati di beach volleyball ovvero, pallavolo da spiaggia che non hanno mai trovato, in città, una struttura pronta ad accoglierli durante la bella stagione.
Spiaggia, gioco e sostenibilità ambientale
Tra i lembi di terra da balneazione, la lingua di sabbia di Rotonda Diaz è la più nota per la sua centralità tra Castel dell’Ovo e il porto turistico di Mergellina con visuale sul panorama che abbraccia dal Vesuvio alla collina di Posillipo includendo il belvedere sulla costiera sorrentina e l’isola di Capri.
Lido Mappatella o Mappatella Beach è da sempre frequentata da chi non può permettersi il mare a pagamento, anche in città, nei lidi di Posillipo o di Bagnoli e di chi cerca un mezzo metro quadro per porre il suo telo con gli effetti personali tra vestiti e cibarie. Il telo annodato come se fosse un sacco è detto ‘mappata’ o ‘mappatella’, ovvero, quel tovagliolo o panno per lo più di lino da cui la spiaggetta prende il nome.
Da oltre un mese, ogni mercoledì, i pallavolisti puliscono, spontaneamente, la spiaggia dai rifiuti lasciati dai bagnanti e dagli oggetti contundenti per preparare la superficie all’allestimento del campo da gioco.

Il gioco di squadra e l’arte del sapersi arrangiare per attivare buone pratiche
“Beach Volley Napoli è un’iniziativa nata dai ragazzi della città che avevano voglia di recuperare gli spazi urbani dando la possibilità, a chiunque volesse partecipare, di dare una mano nella pulizia e, al contempo, di recuperare le pratiche dimenticate a causa di questa pandemia. Così, abbiamo pensato di creare un qualcosa che potesse giovare a tutti, proprio per recuperare questa spiaggia e dare valore e far riscoprire uno sport che, per ora, in questa parte della città, non era molto conosciuto o, almeno, era conosciuto ma si era costretti ad andare fuori” spiega Alberto Sicoli, soprannominato l ‘art director’ dell’iniziativa.
Al suo fianco anche Bruno Cresci: “Sono un ingegnere, nella vita e, insieme ai ragazzi, abbiamo avviato questa esperienza del Beach Volley Napoli e per farlo, abbiamo pensato di autocostruirci dei rastrelli in modo da riutilizzare vecchi materiali dismessi come legni e reti e fare una sorta di riciclo per poter pulire la spiaggia sporca e piena di vetri rotti”.

Il passaparola sui social
In pochi giorni, grazie al tam-tam sui social network, molti ragazzi hanno aderito all’iniziativa: “E così abbiamo organizzato un gruppo. Eravamo in pochi all’inizio e da quattro siamo passati ad otto e, attraverso i social, abbiamo cominciato a creare una mailing list a cui iscriversi attraverso il canale Instagram di @beachvolley_napoli – sottolinea Sicoli e aggiunge: “Ogni settimana, viene inviata una mail e su capacità limitata si può partecipare. Quello che facciamo è ripulire la spiaggia e ridare valore al territorio: creare una nuova cartolina della città, anche di bellezza, che non le manca ma, sicuramente, cerchiamo di dare del valore aggiunto e far divertire oltre che di creare un momento di aggregazione sana e sicura e all’aria aperta”.
L’importanza della vivibilità degli spazi la sottolinea Luigi Tarallo: “Abbiamo pensato di creare questo spazio includente, a Mappatella Beach, in modo tale anche da riqualificare il posto e far sì che i napoletani si riapproprino dello spazio”.
“Questo è il sesto evento di Beach Volley Napoli. Puliamo la spiaggia e montiamo le reti da beach volley per giocare tutti quanti insieme. All’inizio, circa un mese fa, eravamo solamente in quattro ed una rete. Adesso, sono in lista più di duecento persone che hanno voglia di giocare con noi e abbiamo quattro campi montati sulla spiaggia del Lido Mappatella, qui a Rotonda Diaz” conclude Sicoli.
Questa è solo una delle tante iniziative messe in campo, negli ultimi anni, spontaneamente dai cittadini e residenti. Iniziative con attività che generano impatto sociale e un cambio di cultura nell’essere attori e agenti di cambiamento proattivi sul territorio partendo dall’approccio mentale e una buona dose di ottimismo e spirito d’iniziativa fino alla messa in atto di azioni sostenibili per la riqualificazione degli spazi urbani. E con la partecipazione attiva alla risoluzione delle problematiche, la creazione di una nuova cornice per una nuova immagine e reputazione cittadina non solo locale.
Un gioco di squadra che ha saputo creare, dove prima regnava l’incuria, un campo per lo sport all’aperto e un’opportunità di aggregazione sociale e di sensibilizzazione per la tutela del bene pubblico e della risorsa naturale in uno dei posti più belli, romantici e panoramici del lungomare di Partenope.
Approfondisci nel servizio di Francesca Ferrara

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