Antonio De Benedetto è uno chef italiano con un’ambiziosa missione: cambiare il mondo attraverso il cibo. Per farlo, ha dato vita a un ristorante e un hotel nei quali lo staff è composto in larga parte da giovani uomini e donne con disabilità che arrivano da tutta Italia per formarsi e lavorare.
Questi ragazzi e ragazze, ognuno con i propri sogni e progetti per il futuro, vengono formati da Antonio per affrontare un percorso verso la libertà e l’indipendenza.

Fare innovazione nel settore alberghiero e dell’hospitality
L’innovazione ha tanti aspetti e può essere di prodotto o di processo. Nel settore alberghiero l’innovazione di prodotto e di processo riguardano a parte l’area hospitality, in particolar modo, l’ambiente della cucina dove la brigata impara a maneggiare gli ingredienti a mescolarli, cucinarli, impiattarli e servirli.
Ma se l’innovazione riguardasse un punto di vista diverso? Il pensiero laterale: rendere autonomi chi è destinato a non esserlo e per autonomia s’intende esattamente anche essere contribuenti attivi dello stato.
Nasce così l’idea dello chef De Benedetto, da un punto di osservazione diverso e, al contempo, illuminante. Non solo disabilità da sindrome di down ma anche da altre tipologie di patologie di ritardo nell’apprendimento, una lentezza che tra fornelli e la sala e reception viene recupperata nella relazione con i clienti e con gli ospiti dell’hotel-ristorante. Un nuovo modo di somministrare autonomia a chi è destinato a non averla e, attraverso la formazione, il fare impresa non solo sul territorio locale, Asti, ma anche su quello nazionale, Roma e internazionale con Gerusalemme e la Florida.

scena tratta dal film:“Le Ricette dello Chef Antonio per la Rivoluzione”
Dalla formazione al mondo del lavoro
Lo scopo e la missione della struttura e della metodologia creata da Antonio De Benedetto sono quelli di di «disabilitare la disabilità» e «favorire le relazioni» così come spiega ai microfoni di news48.it e continua: «si tratta di disabilitare il contorno della disabilità delle persone offrendo loro ciò di cui necessitano per sopravvire nella società civile e diventare autonomi contribuenti dello stato e dimostrando di essere usciti dalla disabilità»
Un punto nodale non da poco quello offerto con dati alla mano dallo chef e dal suo team. Dopo gli anni di formazione i ragazzi sono pronti a lavorare, in autonomia, in altre strutture producendo reddito al pari di altri cittadini.

Francesca Ferrara è Newsmaker, Mobile Journalist & Communication Consultant. Uno spirito entusiasta che non perde mai il focus sulle persone.
Per News48 scrive storie dall’Italia e dal mondo che raccontano soluzioni, iniziativa a favore della comunità e esperienze costruttive.
La soluzione per famiglie e figli disabili
Il sistema educativo di albergo etico è la soluzione per le famiglie che si relazionano alla Sindrome di Down e ad altre disabilità intellettive. La più grande preoccupazione di un genitore è quella di non sapere cosa verrà e chi si occuperà del proprio figlio quando loro non potranno più occuparsene. La metodologia dello chef permette di rendere non solo autonomi e impiegabili i ragazzi nel mondo del lavoro ma anche renderli dei caregiver verso se stessi e i loro genitori e parenti. Si tratta di un processo di crescita che ogni allievo dell’albergo scuola affronta nell’arco degli anni della sua permanenza all’interno della struttura. S’inizia così acreare uno specchio di inclusione già all’interno della struttura e della scuola alberghiera. Alla fine dle percorso, i ragazzi hanno imparato ad organizzare eventi e a saperli gestire.
Il dato storico della struttura si configura in oltre un centinaio di persone sostenute, formate ed aiutate nell’arco dei primi dieci anni di attività.
«Attualmente seguiamo quasi 200 persone con disabilità cognitive e/o fisiche, con un risultato del nostro progetto di stabilizzazione, nel mondo del lavoro, di circa il 62% dei beneficiari» sottolinea il presidente di Albergo Etico, Alex Toselli.
La diversity come valore per l’inclusione
«Albergo Etico è un grosso contributo a rendere fluida l’attività d’inclusione e di cambiamento di un modo di pensare della comunità dove è presente sul territorio la struttura» spiega De Benedetto che sottolinea come l’operazione consista nella «modifica del territorio con un approccio omeopatico, di lungo periodo, somministrando alla popolazione la disabilità con danni collaterali positivi per la conquista territoriale e capacitativa. Il sistema alberghiero è attorno a noi dalla casa fino alla residenza per anziani» .
«L’Albergo etico è la ricetta per la rivoluzione»
chef Antonio De Benedetto
La certificazione della metodologia
«Albergo Etico si è trasformato in un centro di ricerche di raccolta di dati di impatto sociale ed economico ma anche di impatto sociale nella vita di queste persone e si è cominciato a lavorare ad una ricetta metodologica per fare una ricerca e mettere a sistema il metodo» specifica lo chef De Benedetto e prosegue: «L’Univeristà di Miami, in Florida, si è interessata alla ricerca con il suo dipartimento di integrazione Embrace che si occupa di integrazione delle persone disabili e si è resa disposnibile per certificare la metodologia applicandola nell’Accademia dell’Indipendenza presente nella struttura universitaria e nel loro albergo con ben 250 camere. L’università della Florida ha compreso che quello che gli abbiamo preparato in questi anni è una soluzione anche per loro. Noi pensiamo l’Università di Miami sia il miglioramento della nostra soluzione. Il passo successivo potrebbe essere un albergo etico per un sito UNESCO e/o dell’ONU».
Il documentario come strumento di storytelling
Nel 2021, dopo dieci anni di attività sul territorio, nelle sale che riaprono dopo la pandemia, un docufilm per raccontare l’innovazione nell’approccio alla disabilità. Per la regia di Trevor Graham “Le Ricette dello Chef Antonio per la Rivoluzione” inizia il suo tour in Italia e all’estero. «Il film raccontala genesi del progetto rieducativo: l’incontro-scontro tra Niccolò, un ragazzo con la Sindrome di Down e lo chef Antonio De Benedetto. È amore a prima vista: la prima esperienza di lavoro per Niccolò e il primo approccio dello chef con questo genere di disabilità» spiega il founder Alex Toselli e sottolinea: «Albergo Etico nasce per dare un’opportunità di lavoro vero e dignitoso e per offrire un processo di indipendenza e autonomia fortissimo per le persone con disabilità intellettiva che sono portate ad essere considerate dalla collettività come risorse preziose e di talento per la nostra società».
«Albergo Etico Italia è un film in cui vediamo come l persone affette dalla sindrome di Down possono essere inserite nel mondo del lavoro in maniera autonoma e possano essere indipendenti perché sono delle persone che hanno una grande potenzialità e il problema è la società che non riesce a capire queste potenzialità e ad attuarle» racconta l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli Luca Trapanesee sottolinea: «Una realtà innovativa che vede i ragazzi con la sindrome di down impegnati e partecipi in una realtà operativa con mansioni di accoglienza e ricezione, dell’organizzazione delle camere e della cucina. In questo documentario si mostra come i ragazzi imparano a stare in cucina senza nessun limite e nessuna differenza con la capacità dello chef Antonio di istruirli alla vita oltre che al lavoro. Mi auguro di riuscire a portare Albergo Etico anche a Napoli, sarebbe davvero la differenza per tanti ragazzi del territorio».
Il change making per il mindeset sociale
La storia e l’esperienza di Albergo Etico come change maker, è una prova di una visione laterale di una realtà socialmente scomoda quale quella della disabilità intellettiva. In un decennio, Albergo Etico e le persone che ci lavoravo e gli allievi speciali, assieme alle loro famiglie, hanno creato valore aggiunto per il territorio e un cambio di mindset della comunità locale dei territori dove l’Albergo Etico è presente. Inizia ad esserci un cambio di paradigma, in chiave costruttiva, che parte dal centro storico di Asti, arriva a Roma e rimbalza all’estero tra Miami e Gerusalemme e si spera che veda Napoli come prossima terra di approdo per aprire una nuova finestra cognitivo-relazionale di cura, istruzione e nutrimento per un’esperienza positiva per tutta la collettività che trasformi il deficit nel surplus inestimabile di una società inclusiva che riconosce alla diversità il suo ruolo e il suo prezioso contributo.
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