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Airbnb: l’accoglienza anche in stato di crisi

Mag 23, 2022
airbnb accoglienza

Negli ultimi anni sempre più spesso le aziende stanno cambiando approccio relazionale dinanzi alle questioni sociali. Non sono incentrate più solo sulla vendita dei loro prodotti e servizi ma cercano di comprendere sempre di più come possono sostenere una causa, che tipo di impatto il loro approccio può generare sugli equilibri sociali-economici e politici, e in che modo possono esprimere al meglio il ventaglio dei valori che sono alla base della loro responsabilità sociale d’impresa.

Grandi esempi, da qualche anno a questa parte, sono noti alle cronache da parte delle multinazionali con un raggio d’azione intercontinentale ma il sostegno a cause sociali oppure l’adozione di comportamenti che permettano al processo produttivo di beni e servizi di non essere inquinante per l’ambiente circostante e la sua comunità sono sempre più approcci nativi specialmente per le nuove attività d’impresa native digitali, come lo possono essere le piattaforme di servizi per il settore viaggi oppure per il settore terziario. La corporate social responsability, non si ferma solo ed esclusivamente ad un’attenzione sull’inquinamento ambientale ma si manifesta sempre più spesso come presa di posizione dinanzi alle grandi tematiche geopolitiche, in particolar modo, in area di crisi.

Soluzioni d’affitto con offerta di alloggio temporaneo, gratuito o scontato, oppure con una donazione

Airbnb, nato nel 2007, oggi consta di 4 milioni di host nel mondo che hanno ospitato 900 milioni di ospiti di nazionalità diverse, provenienti da quasi tutti i paesi. Nell’estate del 2021 aveva annunciato che in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, aveva creato un fondo per i rifugiati da 25 milioni di dollari, un’iniziativa di raccolta fondi per espandere il sostegno di Airbnb.org ai rifugiati e ai richiedenti asilo in tutto il mondo, a partire da programmi gestiti da organizzazioni partner senza scopo di lucro negli Stati Uniti e nel centro e Sud America.

A supporto di questo genere di iniziative: Airbnb.org organizzazione senza scopo di lucro dedicata a facilitare soggiorni temporanei per le persone in tempi di crisi in tutto il mondo, che opera in modo indipendente e sfrutta la tecnologia, i servizi e altre risorse di Airbnb, Inc. gratuitamente per realizzare lo scopo di beneficenza che nasce nel 2012 quando un host di nome Shell aprì la sua casa alle persone colpite dall’uragano Sandy. Da allora il programma si è sviluppato su larga scala e si concentra nel fornire supporto con l’ospitalità e soggiorni a sfollati, operatori umanitari, rifugiati, richiedenti asilo. Airbnb.org è un’entità separata e indipendente da Airbnb, Inc. Airbnb, Inc. non addebita commissioni di servizio per i soggiorni supportati da Airbnb.org sulla sua piattaforma.

Airbnb e la crisi umanitaria in Afghanistan

Per la crisi umanitaria dell’Afghanistan sono stati offerti 20.000 alloggi, in tutto il mondo, ai rifugiati afgani ( airbnb.org/refugees – news.airbnb. com/20000afghan-newcomers-housed)

 “Dato che decine di migliaia di rifugiati afgani si reinsediano in tutto il mondo, il luogo in cui rimarranno sarà il primo capitolo della loro nuova vita. Per questi 20.000 rifugiati, la mia speranza è che la community di Airbnb fornisca loro non solo un posto sicuro dove riposare e ricominciare, ma anche un caloroso benvenuto a casa”.

Brian Chesky, CEO e co-fondatore di Airbnb

Fondi di emergenza e sostegno sono stati destinati anche all’International Rescue Committee (IRC), HIAS e Church World Service per fornire soggiorni temporanei immediati tramite la piattaforma Airbnb a un massimo di 1.000 rifugiati afgani in arrivo.

“Poiché l’IRC aiuta ad accogliere e reinsediare gli afgani negli Stati Uniti, un alloggio accessibile è urgente ed essenziale. Siamo grati ai nostri partner di Airbnb.org e Airbnb per aver offerto ancora una volta il loro supporto e le loro infrastrutture per affrontare questo momento, fornendo luoghi sicuri e accoglienti per individui e famiglie quando arrivano negli Stati Uniti e iniziano a ricostruire le loro vite”.

David Miliband, Presidente e CEO dell’International Rescue Committee

fonte: Airbnb

Airbnb e la pandemia

L’esperienza di accoglienza, alla popolazione in difficoltà, si è rinnovata in occasione della pandemia da Sars-Cov-2, ovvero Covid-19 offrendo ai lavoratori in prima linea come medici ed infermieri supporto nell’ospitalità delle loro trasferte.

Con l’iniziativa #Stateacasanostra la community degli host è intervenuta ad offrire alloggi, in maniera gratuita per due mesi, a medici ed infermieri, impegnati in prima linea sul fronte della cure per arginare i contagi e la diffusione del virus. Da Aprile 2020 l’iniziativa airbnb.it/ medicieinfermieri ha consentito a chi presta servizio, anche nella sua consueta sede di lavoro, di trasferirsi momentaneamente per tutelare i propri cari.

Francesca Ferrara

Francesca Ferrara è Newsmaker, Mobile Journalist & Communication Consultant. Uno spirito entusiasta che non perde mai il focus sulle persone.

Per News48 scrive storie dall’Italia e dal mondo che raccontano soluzioni, iniziativa a favore della comunità e esperienze costruttive.

Airbnb e Ucraina

Dal 28 febbraio 2022, alloggi gratuiti a breve termine a 100.000 rifugiati in fuga dall’Ucraina (it.airbnb. org/help-ukraine).

Con il conflitto Russia-Ucraina, si legge sul sito,  su Airbnb.org si sono registrati:

  • più di 1.000 persone iscritte ogni giorno per offrire le loro case ai rifugiati in fuga dall’Ucraina;
  • Dal 14 marzo, più di 36.800 host si sono iscritti per offrire le loro case ai rifugiati;
  • Sono  22.300 i nuovi host iscritti soltanto nelle ultime due settimane (dal 28 febbraio al 14 marzo);

Francia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Slovacchia, Spagna, Romania e Regno Unito, sono i primi paesi più attivi e disponibili a fare rete per i rifugiati ucraini. Airbnb.org ha avviato nuove collaborazioni e partnership con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e il Governo tedesco per mettere in contatto le persone in fuga dall’Ucraina con alloggi gratuiti e di breve durata. Inoltre, sta lavorando per stabilire ulteriori collaborazioni e sta dialogando attivamente con decine di ONG internazionali e regionali che sono impegnate sul campo.

«Lo scorso 28 febbraio i nostri fondatori hanno inviato lettere ai leader di tutta Europa per offrire supporto nell’accoglienza dei rifugiati all’interno dei loro confini. Tramite l’organizzazione no-profit di Airbnb, Airbnb.org, la piattaforma offrirà infatti gratuitamente 100.000 alloggi a breve termine a rifugiati in fuga dall’Ucraina.

I paesi con cui in primis siamo entrati in contatto per questa iniziativa sono stati Polonia, Germania, Ungheria e Romania ma anche l’Italia. Airbnb.org  lavorerà a stretto contatto con i governi per supportare al meglio le specifiche esigenze di ciascun paese, mettendo a disposizione anche alloggi a lungo termine.

Questi alloggi saranno finanziati da Airbnb, dai donatori del Fondo per i Rifugiati della nostra no profit, oltre che dalla generosità degli host e Airbnb.org lavorerà direttamente con associazioni no-profit sul campo, responsabili per la prenotazione e il coordinamento dei soggiorni per gli ospiti rifugiati, indipendentemente da nazionalità, razza, etnia o genere» spiega Giacomo Trovato, Country Manager Italy and South-East Europe at Airbnb, e continua:

«L’iniziativa è stata sin da subito un successo: dal primo marzo, giorno del lancio della landing page per il supporto all’Ucraina sul sito Airbnb.org, sono stati registrati un milione e duecentomila visitatori a livello globale. Per dare una mano non è necessario essere già un host attivo su Airbnb, anzi: 15.000 case sono già state rese disponibili appositamente per l’iniziativa nella sola settimana dal 28 febbraio al 6 marzo, e ad oggi solo in Italia  sono stati offerti 1.500 alloggi.

In termini di donazioni, in sole 48h, tra il 4 e il 5 marzo, Airbnb.org ha ricevuto un milione e duecentomila dollari, provenienti da 14.000 donatori da 72 Paesi.

Questa non è la prima volta in cui Airbnb si impegna per offrire alloggi di emergenza alle persone in difficoltà. Negli ultimi 5 anni insieme ai nostri partner abbiamo dato ospitalità a oltre 54.000 persone rimaste senza casa. Un esempio concreto di questo impegno è stato quello della crisi dei profughi afghani iniziata lo scorso anno. Ad oggi, abbiamo annunciato di aver offerto un alloggio a oltre 21.000 persone per quell’emergenza. Un altro esempio recente è l’iniziativa per ospitare medici e infermieri durante il primo lockdown nel 2020: inizialmente pensata per accogliere il personale ospedaliero in cerca di un alloggio temporaneo in una nuova città per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, ha consentito poi a chi prestava servizio nella sua consueta sede di lavoro di trasferirsi momentaneamente per tutelare i propri cari. L’iniziativa, partita dall’Italia, è diventata poi parte di Airbnb Open Homes ed è stata ampliata a livello internazionale proprio sul modello del progetto pilota italiano, con l’obiettivo di dare ospitalità a 100.000 professionisti impegnati a fronteggiare l’emergenza.

Sempre a sostegno della popolazione ucraina, nelle ultime due settimane, a seguito dell’annuncio da parte di Airbnb dell’azzeramento di tutte le commissioni per i soggiorni in Ucraina, si è verificata una mobilitazione spontanea degli utenti sulla piattaforma, che hanno scelto di sostenere gli host del posto effettuando prenotazioni per soggiorni in casa. Sulla piattaforma sono presenti annunci in tutte le principali città del Paese a partire da Kiev, Odessa e Kharkiv, e, ad oggi, abbiamo visto oltre 434.000 notti prenotate con circa 15 milioni di dollari donati sotto forma di prenotazioni.

Siamo grati alla nostra community per la generosità che dimostra, aprendo le proprie case ai rifugiati oppure attraverso le donazioni alla nostra organizzazione no profit, e siamo orgogliosi di collaborare con diverse realtà a livello internazionale per fronteggiare quella che sta diventando una delle più gravi crisi umanitarie alle quali abbiamo mai assistito. Chiediamo inoltre a chi avesse modo e spazio per ospitare di prendere in considerazione la nostra piattaforma per offrire un alloggio temporaneo a chi fugge dall’Ucraina».

E così che la piattaforma aperta, nel 2007 da Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk oggi continua ad offrire ospitalità in connessione non solo per il viaggio turistico volto al divertimento, alla scoperta di nuovi territori e culture e al relax ma porte aperte, a maggior ragione, al viaggio obbligato da circostanze ostili alla vivibilità dei luoghi d’origine, a supporto di un’esperienza di conforto ed accoglienza nei momenti più critici, attività che ha portato, la piattaforma a connettere gli host dal 2012, raggiungendo le 100.000 persone ospitate in tempi di crisi.

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Francesca Ferrara
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