• Gio. Nov 30th, 2023

Le AgriCulture: la pluralità di culture e tecniche per coltivare è al centro degli eventi food e travel

Ott 30, 2023 ,
agriculture

Con la rivoluzione industriale si è assistito ad uno sviluppo urbano sempre più crescente. Sempre più persone sono state assorbite dall’impiego delle nuove tecnologie, nel corso dei secoli, e si sono spostate dalle campagne ai centri cittadini e periferici dello sviluppo urbano, allontanandosi e abbandonando, in taluni casi, tradizioni e culture locali, anche nei processi e tecniche di coltivazione dei campi e dando vita anche a forme di spopolamento delle aree interne.

Sempre nel corso dei decenni dell’era moderna, si è assistito quasi ad una inversione del flusso migratorio, con picchi durante la pandemia che hanno riempito le pagine dei giornali con la parola “SouthWorking“.

Dopo aver studiato o essere stati all’estero, giovani e meno giovani, tornano in patria, nelle loro terre d’origine, per mettersi a disposizione dello sviluppo locale. È quello che si può chiamare “AGRICULTURE”, sia leggendolo all’inglese, ossia cultura dell’agricoltura o agricola, sia all’italiana, nella senso di una pluralità di culture e tecniche atte alla coltivazione dei terreni.

L’importanza della coltivazione dei terreni per il sostantamento delle popolazioni è al centro del dibattito socio-politico-culturale negli eventi dell’area food e travel. Cultura enogastronomica e artistica sono attrattori non solo di un turismo per i buon gustai ma anche per flussi di persone curiose di conoscere le antiche tradizioni locali e popolari.

Ecco che gli eventi, i festival, le feste, le kermesse che hanno come protagonista qualsiasi prodotto agricolo diventano un ricco momento di confronto tra gli stakeholder di settore, come ad esempio è avvenuto all’ultima edizione della Bufala Fest allestita a Piazza Municipio a Napoli.

La Campania che promuove e rilancia

Nella Talk Area “Giardino delle Idee”, ha avuto luogo un incontro organizzato da Cia – Agricoltori Italiani della Campania, sul  tema “Prevenzione e gestione del rischio in agricoltura”, nel corso del quale sono intervenuti: il Presidente di Cia – Agricoltori Italiani, Cristiano Fini; il Presidente Cia – Agricoltori Italiani della Campania Raffaele Amore; il prof. Fabian Capitanio, docente presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli; il Direttore Generale Politiche Internazionali e Unione Europea del Masaf dott. Luigi Polizzi; l’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania on. Nicola Caputo. 

Oggi, a Napoli, in occasione di Bufala Fest – ha affermato Federico Caner, Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, nonché coordinatore della Commissione Politiche Agricole della Conferenza Stato – Regioni –  cominciamo noi Assessori regionali all’Agricoltura a confrontarci sul tema della gestione del rischio, tema di cui domani parleremo a Caserta con il Ministro dell’Agricoltura, Sovranità Alimentari e Fortest Francesco Lollobrigida, per cercare una strada che consenta di affrontare al meglio anche le tante altre emergenze.

Sono temi che la commissione agricola della conferenza Stato-Regioni affronta per decidere uniti le strategie, trovando un’intesa con il Governo. Alcune emergenze cambiano di territorio, come la siccità spostata al Nord, mentre il Sud ora affronta la peronospera nei vigneti, tema che nel settentrione è conosciuto e gestito da sempre. In generale ci sono molte esigenze differenti legate al cambiamento climatico che ci devono portare a fare delle riflessioni e, quindi, grandi investimenti unitari”.

La Commissione Politiche Agricole della Conferenza Stato-Regioni – ha aggiunto Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania –  va al di là degli schieramenti e delle logge di appartenenza, siamo una squadra di assessori responsabili. Certo ci sono momenti di litigio come avvenuto sulla distribuzione territoriale della Politica Agricola Comune per il sostegno alle aziende.

Noi, rappresentanti delle Regioni del Sud –  continua Caputo – siamo riusciti a non perdere un euro rispetto alla programmazione precedente, ma questa ripartizione va rimodulata. Presenterò una proposta semplice basata sulle modalità di ripartizione dei fondi tra i paesi europei, nello stesso modo i fondi vanno poi ripartiti all’interno di ogni paese in maniera equa. In agricoltura viviamo infatti anche grandi paradossi, con le Regioni del Sud che pagano ma poi affrontano un approccio non particolarmente costruttivo e giusto anche nella gestione del rischio. Parliamo di dare un contributo di 100 e di ricevere poi 10, questo è un po’ il parametro di riferimento che va cambiato”.

Francesca Ferrara

Francesca Ferrara è Newsmaker, Mobile Journalist & Communication Consultant. Uno spirito entusiasta che non perde mai il focus sulle persone.

Per News48 scrive storie dall’Italia e dal mondo che raccontano soluzioni, iniziativa a favore della comunità e esperienze costruttive.

Condividiamo in pieno la proposta della Regione Campania – ha affermato Raffaele Amore, Presidente di Cia-Agricoltori Italiani della Campania –  nel senso di una regionalizzazione della gestione di almeno una parte dei fondi dedicati alle assicurazioni incentivate e ai fondi mutualistici, soprattutto chiediamo con forza che anche Regione Campania possa dotarsi di un autonomo ente pagatore regionale, in grado anche di concretizzare i controlli sui rilievi in caso di danni a colture, necessari per attivare tutti gli strumenti a disposizione.

E di sicuro è necessario anche, in un contesto di maggiore e migliore divulgazione di tutti gli strumenti della gestione del rischio, semplificare gli aspetti amministrativi e burocratici anche per rendere possibile l’attivazione anche nelle regioni meridionali dei fondi di mutualizzazione che sono complementari allo strumento assicurativo e che hanno anche l’ulteriore valore aggiunto di facilitare l’accesso al credito delle aziende agricole mediante la costituzione del soggetto gestore con bilancio certificato e bancabile”.

Oggi il sistema non funziona – chiosa Cristiano Fini, Presidente Nazionale di Cia – Agricoltori Italiani – larga parte delle produzioni agricole è in difficoltà per i cambiamenti climatici. E il sistema assicurativo resta l’unica via per dare un futuro ed equità alle aziende agricole. Abbiamo aziende agricole non assicurate che perdono tutto, ma altre aziende che possono beneficiarne perché altri in diversi territori hanno avuto danni non risarciti”. A livello europeo stiamo già discutendo della nuova Pac dal 2028, dove si pensa di superare i pagamenti a superfice per orientarli sempre più alla sostenibilità ambientale vero, ma se ne deve fare carico tutta la collettività, non solo l’agricoltore“.

Una precisazione consiste nel considerare i territori anche compresi di aree marine perchè la cultura agricola, che riguarda la coltivazione dei campi di terra ferma ha il suo corrispettivo anche per le aree marine oppure ove vi siano fiumi e laghi, dove vi è sempre la cultura del territorio applicata all’ittica. Anche la cultura ittica rientra nella cultura del territorio ed è leva strategica di sviluppo agro-alimentare.

La Sicilia che piace

L’estate è stata ricca, nelle località turistiche, di eventi a tema occasione di dibattito sugli aspetti economici come ad esempio, il 30 Settembre, la Sagra de “I Sapori del Borgo Marinaro” di Punta Secca, borgo marinaro di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, conosciuta agli italiani per essere uno dei set de “Il Commissario Montalbano”.

Sagre e show cooking diventano occasione di dibattito tra i pubblici, le comunità , i cittadini e gli attori economici del settore con focus la valorizzazione dei prodotti locali come volano di lancio di attrattore turistico.

Pure essendo location di abitazione del “Commissario Montalbano” ha mantenuto il suo status originario di villaggio di pescatori dove il turista approda e si immerge nel tempo lento tra una brace di pesce e un arancino o una scaccia. Un lembo di Sicilia che incarna l’essenza del Mar Mediterraneo.

Ma, spesso, in queste occasioni, al piacere del palato coccolato con le degustazioni, si aggiungono momenti per fare rete sul territorio tra privati ed enti pubblici come Prosvi e il Comune di Comiso e il suo Museo Civico naturale che si mette a disposizione per la promozione del prodotto ittico.

In queste occasioni, non mancano i dedicati alla formazione sul campo: stand per laboratori didattici per approfondire temi sulla cultura della pesca in una zona ricca di pesce azzurro e di polpi.

La valorizzazione del pescato e dei prodotti enogastronomici, e dei suoi cultori: contadini e pescatori, nell’ottica della salvaguardia delle tradizioni e delle culture popolari con uno sguardo all’aspetto economico: un processo di destagionalizzazione non ancora compiuto fino in fondo.

“Valorizzare la nostra pesca e dare lustro ai nostri prodotti, al nostro territorio ha una doppia valenza, specie in un momento in cui la stagione estiva è ormai terminata ma in cui comunque l’intenzione non può che essere quella di prolungare il più possibile gli eventi”.” ha dichiarato in conferenza stampa il sindaco Peppe Dimartino. L’attrattività del territorio è al centro degli interessi dell’assessorato regionale all’Agricoltura nell’ambito della Misura 5.68 Misure a favore della commercializzazione PO FEAMP 2014-2020 – anno 2023.

Due settimane prima sulla Terrazza del Porto Turistico di Marina di Ragusa, altra manifestazione ha avuto luogo ponendo il focus oltre che sull’agricoltura e la pesca anche sulle piccome e medie imprese e le attività artigianali.

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Gesti e Gusti di Sicilia: il mini expo dell’area sud orientale dell’isola

“Gesti e Gusti di Sicilia” tra Regione Siciliana e CNA Sicilia e CNA Agroalimentare Nazionale ha organizzato una due giorni di degustazioni di prodotti tipici locali, laboratori didattici, arene per i talk di confronto con i player di settore e le istituzioni. Un mini expò che mette in risalto la bontà dei territori dell’area sud- orientale.

Un titolo per un evento che racconta come, in Sicilia, dal gesto nasca anche l’arte perchè lo scalpellino per lavorare la pietra è accompagnato dal gesto così come lo è ogni gesto di artigiano o di impresa per modellare il presente e renderlo base solida per un futuro che sappia ricordare le origini e le radice nel passato perchè ogni persona e attore economico, con il suo gesto, dona fermento a tutta la Trinacria.

Ed è con questa visione e con questo approccio che durante la due giorni del 16 e del 17 settembre, di questa prima edizione che si è aderito al bando “Sicilia che piace” e che è stata occasione per l’annuncio del regolamento De.Co. del Comune di Ragusa, che mira a valorizzare e identificare i prodotti tipici locali con le denominazioni comunali.

Il regolamento è stato sollecitato dalla CNA e rappresenta un piccolo pezzetto del mosaico per la promozione delle prelibatezze locali che potrebbe coinvolgere anche i prodotti come la “scaccia ragusana”, la focaccia al pomodoro, lo “sfogghiu”, i ravioli ragusani e la tipica impanata d’agnello pasquale. Da ricordare che nella cultura enogastronimca di un territorio vi è anche quella del vino, dell’olio, dei formaggi e carni e della birra.

“Si realizza con questa due giorni un sogno che coltivavamo nel cassetto da tempo, dedicare uno spazio e del tempo alle attività delle piccole e medie imprese dell’agroalimentare, delle produzioni e delle trasformazioni agricole locali” – spiega Carmelo Caccamo della CNA territoriale di Ragusa. “Made in Sicily” è il commento del Pres. CNA Sicilia, Nello Battiato che sottolinea: “Vogliamo valorizzare la nostra terra”.

La Dieta Mediterranea e il programma “I Love Fruit & Veg From Europe” 

Quando pensiamo alle colture dobbiano anche pensare all’indotto economico associato tra esportazioni e importazioni in tutto il mondo e alle filiere di produzione collegate al “made in Italy agricolo”. L’export italiano di frutta e verdura relativo ai primi 5 mesi del 2023 è stato pari a 2,3 miliardi di euro, segnando una crescita del 9,5% rispetto ai 2,1 miliardi nello stesso periodo del 2022. Sono i dati International Trade Centre evidenziati dal programma “I Love Fruit & Veg From Europe” sostenuto dalle organizzazioni di produttori Agritalia, A.O.A., La Deliziosa, Meridia, Terra Orti e cofinanziato dalla Commissione Europea, che ha l’obiettivo di promuovere, in Italia e all’estero, l’acquisto ed il consumo consapevole di prodotti ortofrutticoli europei di qualità, anche nelle loro versioni biologiche e DOP / IGP, per un’alimentazione più sana e, nel contempo, più sicura e sostenibile.

All’incontro che si è tenuto a Roma sulla Terrazza Monti del The Glam Hotel, hanno partecipato: Michele La Porta, presidente OP Agritalia, Gennaro Velardo, direttore AOA, Sarah Bua, responsabile comunicazione e marketing La Deliziosa, Massimiliano del Core, presidente OP Meridia, Emilio Ferrara, direttore Terra Orti. 

«Uno dei motivi per cui l’export è aumentata – ha spiegato Emilio Ferrara – è perché alla qualità del prodotto italiano si associa chiaramente la percezione che si tratta del prodotto più sicuro d’Europa, ed il prodotto europeo è il più sicuro del mondo».

Il programma “I Love Fruit & Veg From Europe”, che raggiunge la sensibilità di milioni di consumatori in tutta Europa, incentivando il consumo di frutta e verdura anche attraverso una corretta informazione, ha evidenziato i numeri in crescita, sulla scia dell’ottimo trend registratodall’Unione Europea, che è passata da un export di frutta e verdura di 46,51 miliardi di euro nel 2021 a 48,97 miliardi nel 2022 (+5,3%), e che ha visto l’Italia pesare con 5,26 miliardi. 

«Raccontiamo in giro per l’Europa del consumo consapevole dell’ortofrutta – ha ribadito Gennaro Velardo – che considera non solo il prezzo e la qualità di frutta e verdura, ma anche l’impatto ambientale e la salvaguardia della salute, grazie ad un attento lavoro di studio e ricerca da parte dei produttori».

Durante il meeting romano si sono tenute due speciali master class dedicate ai cocktail e ai vini. La prima è stata curata dal bar tender Mirko Lamagna, ideatore della “mixology gourmet”, la miscelazione dei drink con tecniche di alta cucina e di alta pasticceria, che ha servito il cocktail “Love grape” a base di uva ed il “Love prickly pera” con fichi d’India, ideati per il programma “I Love Fruit & Veg From Europe”. La seconda è stata curata dal sommelier Steffen Wagner, che ha illustrato come abbinare sapientemente vini e piatti a base di frutta e verdura. A seguire, il menù-degustazione a cura dello Chef Marco Scarallo; tra i piatti serviti, la Nerano a base di zucchine e l’Amatriciana a base di pomodori. 

II Punto fermo dell’incontro è stato mettere al centro la salute e il benessere dei consumatori che in maniera sempre maggiore apprezzano e sostengono, tramite gli acquisti, la frutta e la verdura di stagione Made in Europe e,in particolare, Made in Italy. 

L’import ed export in Europa e nel resto del mondo

La Germania è il primo paese per export della produzione italiana di frutta e verdura con un valore di 1,61 miliardi, seguita da Francia (477 milioni di euro), Austria (351 milioni di euro), Spagna (233 milioni di euro) e Polonia (218 milioni). Nel dettaglio, il dato dell’export mondiale di ortaggi nel 2022 è stato pari a 50,2 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 46,3 miliardi del 2021. L’Unione Europea pesa per ben il 44,6% dell’export totale in valore di ortaggi (con i Paesi Bassi e Spagna secondo e terzo esportatore al mondo). A livello di singoli paesi, il Messico è il primo esportatore al mondo seguito da Paesi Bassi, Spagna, Cina, Stati Uniti, Canada, Francia e Italia. Altri paesi UE con un export consistente di ortaggi sono il Belgio, la Polonia e la Germania. L’export UE passa dai 17,2 miliardi del 2020 ai 22,3 del 2022.  

L’Italia rappresenta il 3,3% dell’export mondiale di ortaggi, ottavo esportatore mondiale. Riguardo la frutta, l’export mondiale è cresciuto dell’1,7% anche se non omogeneamente a livello di singoli paesi esportatori. Nel mondo, il valore dell’export di frutta nel 2022 è stato pari a 116,5 miliardi di euro. L’Unione Europea pesa per ben il 25,2% dell’export mondiale di frutta e, nel suo complesso, è il maggiore esportatore. L’Italia è il dodicesimo paese per export (3,2%).

Il turismo e l’economia della tavola

Dalla tavola alla cultura del territorio. Così una degustazione diventa esperienza di tradizioni e costumi locali, cultura agroalimentare e marittima, per un turismo non solo enogastronomico ma lento, esperenziale, di benessere per il corpo e la mente.

Slow Tourism, South Tourism, Food Travel passano per la riqualificazione dei territori e l’inversione di marcia sulle destinazioni turistiche tornando a ri-abitare luoghi del passato e seminando nuove colture per nuove culture agroalimentari.

La Campania e la Sicilia sono solo due delle regioni del Mezzogiorno che si stanno muovendo nell’ottica della destagionalizzazione dei flussi turistici, complice anche le temperature più miti anche nella stagione invernale, e nel recupero dei luoghi e tradizioni da tramandare di generazione in generazione affinché si riassorba il fenomeno dello spopolamento delle aree interne.

Francesca Ferrara
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