“Il suicidio è inversamente proporzionale al grado di integrazione dei gruppi sociali di cui l’individuo fa parte”, sosteneva uno dei padri fondatori della sociologia, Emile Durkheim. In effetti è una scelta estrema che molte volte deriva dal non sentirsi accettati e dal non sentirsi amati dagli altri. O soltanto un modo per chiedere attenzione.
Tante volte mi sono occupato delle devianze della rete, analizzando le conseguenze post pandemia. Ho cercato di capire i disagi vissuti dai preadolescenti e dagli adolescenti e le loro fragilità. I recenti casi di cronaca fanno discutere tantissimo l’opinione pubblica, principalmente riguardo ai numerosi suicidi tra i giovani.
Le motivazioni possono essere davvero tante e sempre più spesso sono legate alla rete. Basti pensare al giovanissimo Alessandro di Gragnano, comune in provincia di Napoli, che a soli 13 anni si è tolto la vita. Ha deciso di lanciarsi dal suo appartamento posto al quarto piano. I messaggi sul suo telefono hanno allarmato gli investigatori, poiché le chat sono risultate minacciose e pericolose. Uno dei messaggi è esplicito: “Ucciditi”. Il cyberbullismo risulta essere una piaga della nostra società e tanti ragazzi sono vittime silenziose. Ma può esserci Giovanni che si uccide a causa delle prese in giro legate al suo orientamento sessuale; Maria che non vuole più vivere perché i compagni hanno divulgato un suo video personale; Fabiana che si impicca per la vergogna e si potrebbero elencare tanti altri nomi. Oggi si tende a far diventare le persone numeri e non si considera minimamente il fatto che siano essere umani.
I dati di UNICEF
Secondo il rapporto UNICEF nel mondo quasi 46.000 adolescenti muoiono a causa di suicidio ogni anno – più di uno ogni 11 minuti. Principalmente si tratta di giovani tra i 15 e i 19 anni.
Recentemente, l’agenzia ANSA ha pubblicato i dati diffusi dall’UNICEF in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, rivolta al tema della salute mentale e psicosociale. “Nel mondo 1 adolescente su 7 fra i 10 e i 19 anni soffre di problemi legati alla salute mentale e secondo i dati di un sondaggio il 50% si sente triste, preoccupato, o angosciato“. La pandemia ha aggravato la situazione e ha evidenziato numerose problematiche.
L’UNICEF ha realizzato un’indagine sulla piattaforma digitale indipendente U-Report per individuare il senso di benessere psicosociale e salute mentale fra un campione di adolescenti di età compresa fra i 10 e i 19 anni. I risultati mostrano che su 194 rispondenti: “Il 28% si sente ottimista; il 12% triste; il 14% preoccupato; il 14% angosciato; ed il 10% frustrato. Fra le circostanze che causano apprensione le difficoltà economiche personali o della famiglia (17%), il senso di isolamento (19%), la distanza dalla famiglia e dagli affetti (8%), i litigi e tensioni all’interno della famiglia (7%), emergono come i fattori più preponderanti. Tuttavia, il 41% degli adolescenti afferma di non aver richiesto aiuto a nessuno, il 22% di aver cercato aiuto da coetanei ed amici e l’11% ai familiari. L’11% dichiara di essersi rivolto presso psicologi presenti nelle scuole e nelle comunità ed il 7% presso i servizi sociali e sanitari”.
Le ragioni della mancata richiesta di aiuto sono: “Il 22% afferma di non ritenerlo necessario, il 10% di non sapere a chi rivolgersi, il 10% di temere di richiedere aiuto, e l’8% di avere timore del giudizio negativo degli altri”.
Proviamo a comprendere le ragioni dietro al suicidio
Il suicidio è un tema delicatissimo e il 10 settembre di ogni anno ricorre il World Suicide Prevention Day. Un evento voluto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con la Federazione Mondiale per la salute mentale e all’Associazione Internazionale per la prevenzione al suicidio.
Io ho cercato di comprendere le ragioni del suicidio attraverso la voce di uno dei più grandi sociologi, Émile Durkheim, che in uno dei suoi saggi dal titolo: “Il suicidio” definisce questo gesto: “ogni caso di morte direttamente o indirettamente risultante da un atto positivo o negativo compiuto dalla vittima pienamente consapevole del gesto”.
DurKheim ha delineato tre tipologie di suicidio: suicidio altruistico, suicidio anomico e suicidio egoistico.
Il suicidio altruistico vede la persona sacrificarsi per confermare o proteggere i valori etici del suo gruppo di appartenenza. Mi sacrifico, poiché sto portando avanti un’idea o un mio valore che non mi viene riconosciuto fino in fondo. Durkheim lo ritiene un atto positivo dal punto di vista sociale.
Il suicidio egoistico riguarda quanti avvertono di essere esclusi e che non riescono ad integrarsi nel gruppo. Una lotta interiore tra la voglia di affermarsi e le possibilità concrete di affermazione sociale. Durkheim lo considera un atto negativo dal punto di vista sociale.
Il suicidio anomico (contro le regole) vede l’individuo soffrire all’interno della società. Questo tipo di suicidio viene compiuto da chi vede i suoi desideri repressi da regole autoritarie. Durkheim lo definisce un atto estremo, la cui frequenza cresce in alcuni momenti particolari. Si accentua durante le crisi economiche oppure anche nel momento di benessere economico, mentre dovrebbe diminuire nei periodi in cui ci sono conflitti, guerre o disordini politici.
Ha analizzato gli aspetti patologici della società moderna come: “La diminuzione della coesione sociale, la precarietà indotta da rapidi mutamenti, la mancanza di senso di reciprocità tra gli individui, conflitti pubblici e sociali, crisi economiche”.
Proprio per questo ha indagato gli aspetti della società, studiando il legame tra suicidio e religione, suicidio e relazioni famigliari, suicidio e politica, spiegando ogni singola correlazione. Oggi, a distanza di due anni, analizziamo gli effetti del Covid 19 sui giovani e ci accorgiamo di quanta fragilità ci sia nella vita dei giovani. Non dimentichiamoci che durante la pandemia sono aumentati del 30% i ricoveri per autolesionismo o suicidi e a testimoniarlo sono state fonti autorevoli.
I preadolescenti e gli adolescenti hanno trascorso in rete 5/6 ore e hanno navigato da un sito all’altro senza conoscere i pericoli a cui andavano incontro come la possibilità di imbattersi all’interno di forum di istigazione al suicidio.
Questa grave situazione ci fa comprendere che è necessario intervenire subito per aiutare le nuove generazioni a capire l’importanza e la bellezza della vita. Abbiamo il dovere di rassicurare i nostri figli su quanto sia importante vivere all’interno di una comunità unita e che lotta per recuperare i valori perduti. Cosi come ci suggerisce Papa Francesco: “Scegliamo la vita! La vita è un dono da donare” e gli adulti hanno tanto da regalare ai giovani come la speranza e la fiducia nel futuro.
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